Buongiorno, Notte
Un film del genere essenzialmente presenta un solo rischio: essere orribile. Se comunque si evita questa trappola, il risultato sarà sempre mediamente buono, poichè si vanno a toccare le corde della memoria, dell'indignazione o dei sogni perduti. Comunque ci si muove il pubblico resterà colpito. In ogni caso rivedere oggi i filmati d'epoca, a cavallo tra il bianco e nero e il colore, di un periodo vissuto quando ancora ero troppo giovane, lascia in bocca un sapore molto particolare e ci ricorda che forse non è ancora passato abbastanza tempo per avere il dono dell'imperturbabilità documentaristica.

La visione di Bellocchio del rapimento Moro è politicamente distaccata. Non ci troviamo di fronte ad un documento di denuncia, ad una condanna o ad una giustificazione. Abbiamo di fronte a noi i fatti vissuti attraverso gli occhi di Chiara (Maya Sansa / La meglio gioventù), la brigatista/carceriera del "Presidente", come viene costantemente chiamato.
Essenziale nella scelta di Bellocchio è l'umanizzazione dei carcerieri, il parallelo tra le loro vite da reclusi, da soldati (come si considerano), e la necessità di mantenere, soprattutto Chiara, una vita normale sul suo posto di lavoro convivendo con i dubbi che man mano si fanno strada dentro di lei.
Un Moro rassegnato, quello che ci restituisce il film, ormai conscio di essere stato abbandonato e di essere lo strumento con cui lo Stato intende sollevare l'opinione pubblica contro le BR. Un martire annunciato di una classe politica che per mantenere la presa sull'Italia non ha mai fatto sconti a nessuno e non si è mai posta scrupoli. D'altronde lo stesso Moro, reo di aver "aperto a sinistra", ben conosce i meccanismi di cui era manovratore.
Rapitori anche loro prigionieri degli ideali che si trovano comunque costretti a compiere un gesto in cui forse non credevano più, ma che per mantenere "credibilità" devono portare a termine.
Scandalizziamoci, inorridiamo o comunque pensiamo e poi chiediamoci quante differenze ci sono tra i terroristi di ieri e di oggi.

Un'ultima riflessione che esula, ma che certi filmati mi hanno tristemente riportato alla mente. Spesso sono sempre le scorte quelle che pagano il prezzo più alto alle quali facciamo sempre dei bellissimi funerali. Peccato che basti una settimana per scordarci non solo i loro nomi, ma anche la loro esistenza. Persone che per due lire mettono a rischio la vita, spesso indipendentemente dai loro ideali. Mi chiedo alla fine chi siano i veri "martiri".

La chicca:
nella scena della seduta spiritica si scorgono alcune persone del club intente a giocare a carte sullo sfondo. Tra questi lo stesso Bellocchio.

La frase:
"Ognuno deve morire, ma non tutte le morti hanno lo stesso significato."

Valerio Salvi

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