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Autore SeVeN
Marienbad

Reg.: 17 Set 2004
Messaggi: 15905
Da: Genova (GE)
Inviato: 11-08-2006 21:47  
Non vince il buono infatti.
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Inland Empire non l'ho visto e non mi piace

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crocjesus

Reg.: 14 Ago 2006
Messaggi: 137
Da: napoli (NA)
Inviato: 14-08-2006 11:50  
è tre i miei film preferiti, un thriller che davvero ti lascia attaccato alla poltrona!
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!---------!i'm a superstar!---------!

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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 15-08-2006 09:23  
SPOILER

quote:
In data 2005-10-15 17:08, joey080 scrive:
quote:
In data 2005-10-15 17:06, sgamp2003 scrive:
Ricordo che mentre lo vedevo ho sperato fino all'ultimo che Pitte non si facesse fregare dalla trappola di Spacey, ed invece....





in questo hai ragione





veramente a quel punto ciò che faceva Pitt mi era indifferente. La sua vita era ormai completamente distrutta, cosa vuoi che cambi qualche annetto di prigione? La tensione della scena però era veramente eccezionale.

_________________
Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis.

[ Questo messaggio è stato modificato da: ipergiorg il 15-08-2006 alle 09:24 ]

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Skizotrois

Reg.: 12 Nov 2007
Messaggi: 275
Da: Aosta (AO)
Inviato: 20-11-2007 17:18  
L’Omicidio come Forma d’Arte ovvero Il Linguaggio del corpo



E’ apprezzabile questo tentativo di David Fincher di rivitalizzare il genere del thriller seriale apportando alcune notevoli varianti narrative e scegliendo una forma espressiva molto vicina quella dell’arte contemporanea. La fotografia, la messa in scena, la musica, il montaggio convergono tutte nel medesimo obiettivo: quello di rendere corpi e indizi delle nature morte, imbalsamando i cadaveri secondo dettami di varie opere letterarie (La Divina Commedia, I racconti di Canterbury, Il Paradiso Perduto) e seguendo la linea di sangue dei sette peccati capitali, uno per ogni giorno della settimana (insomma ogni giorno ha letteralmente la sua pena). La figura del killer psicopatico si è alquanto modificata nel corso del tempo e vari film l’hanno trattata: dal pionieristico M Il mostro di Dusseldorf di Lang alla Morte Corre sul fiume di Laughton. Poi è stato Hitchcock a iniziare a rivoluzionare l’argomento con Psycho, inserendo problematiche psicoanalitiche e dissociazioni di personalità e varcando il limite estetico del linguaggio del corpo (famosa la scena della doccia dove il montaggio frenetico e i suoni di violini infernali sono più spaventosi del coltellaccio assassino che viola l’intimità della nudità). Una pietra miliare che determina la svolta definitiva è Blow Up di Michelangelo Antonioni. Anche se il film non parla di serial killer, esso mostra in maniera geniale come l’ingrandimento del particolare possa comportare la perdita del senso reale e l’impossibilità ad arrivare alla soluzione dell’enigma. Negli anni settanta vi è stato un trionfo dell’estetica, con la crudezza dei dettagli e il talento visionario di alcuni registi come Dario Argento e Brian De Palma che indagano la realtà come il David Hemmings di Blow Up. Dopo un momento di pausa in cui sembrava che si fosse arrivati alla saturazione del genere (tra Venerdi 13, Non Aprite quella porta e Halloween), ci ha pensato Jonhatan Demme a sdoganare l’horror thriller fino a portarlo all’Oscar, con il Silenzio degli innocenti (ma il debito con Manhunter di Michael Mann è evidente soprattutto nella immedesimazione dell’investigatore con l’assassino). Negli ultimi anni la evoluzione della cinematografia post moderna utilizzerà il tema del serial killer più per motivi di denuncia sociale (Summer of Sam di Spike Lee), per autoironia cinico-cinefila (la serie di Scream di Wes Craven e in parte Grindhouse di Tarantino), per analisi filosofica sull’impossibilità a decifrare la realtà visibile (Zodiac dello stesso David Fincher, Tesis di Amenabar) o per dichiarato sovvertimento del genere noir (The Black Dahlia di De Palma).


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Skizotrois

Reg.: 12 Nov 2007
Messaggi: 275
Da: Aosta (AO)
Inviato: 20-11-2007 17:21  


Se7en si inserisce dopo Il Silenzio degli Innocenti e ne esalta alcuni aspetti horror e psicoanalitici ma se ne distanzia proprio nella forma della rappresentazione. Prima di tutto la fotografia, cupa, ombrosa, claustrofobica capace di trasformare i luoghi dei delitti in quadri di Francis Bacon, urlanti, deformati. I corpi ci parlano, urlano la loro angoscia deformata, torturata, sodomizzata. Tutto il loro contenuto è riversato fuori come non ne potesse più ad essere compresso all’interno, come non aspettasse altro che essere sviscerato e reso esangue. Il linguaggio di queste opere d’arte imbalsamate nel momento della morte sembra un memento mori che rintocca ad ogni santo (anzi dannato) giorno, un quadro apocalittico di masse di carne in putrefazione.



Il tema iniziale dei Nine Inch Nailsi (unico momento in cui vediamo il serial killer al lavoro, sui titoli di testa) e quello finale di David Bowie sono la colonna sonora ideale di questa opera di video arte. Ma c’è anche la musica classica con Bach che accompagna Morgan Freeman nell’approfondire la conoscenza del mondo in biblioteca (citazione della scena di Denzel Washington in biblioteca nel film Philadelphia di Demme 1994). Poi ancora un tema caro a Fincher: l’effetto del male del mondo sulle vite di chi indaga. Morgan Freeman si arrende e pensa che l’apatia possa essere la migliore forma di difesa, sceglie il pensionamento anticipato anche se il metronomo che batte incessantemente gli ricorda che il suo tempo sta per scadere. Brad Pitt pensa ancora di potere sfuggire alla sua crisi familiare e professionale cambiando città, traslocando. Si convince che la depressione della mogliettina Palthrow possa volatilizzarsi cambiando cielo, ma è difficile cambiare lo stato delle cose se non si riesce a modificare di un millimetro la propria realtà interiore. Fincher quindi sposta l’attenzione dello spettatore non tanto sui meccanismi del giallo o sulla scoperta del colpevole, ma sulla reazione a catena degli eventi scatenati indagine sui personaggi principali. Ogni scoperta vuole la sua parte di dolore: la sommatoria infinita degli indizi, delle tracce porta inevitabilmente alla follia e all’ossessione. Lo psicopatico assassino dimostra alla fine una tesi inequivocabile: i peccati capitali fanno parte della natura umana e basta poco per trasformare il carnefice in vittima e viceversa. Proprio in Zodiac, l’ultima sua fatica, Fincher riprende questo tema e mostra come l’ossessione della indagine investigativa possa tramutarsi nel corso del tempo nell’impossibilità a decifrare il codice segreto della realtà visibile.



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Skizotrois

Reg.: 12 Nov 2007
Messaggi: 275
Da: Aosta (AO)
Inviato: 20-11-2007 17:22  

Lunga e impervia è la strada che dall’inferno porta alla luce: ma se la luce è quella del deserto elettrico del tragico finale c’è poco da stare allegri. Il male è in metastasi diffusa e si concretizza nei sette peccati capitali: il lunedì la gola, con un grande obeso che si nutre delle zuppe di pomodoro di Andy warhol e che ha due televisori uno sopra l’altro, ricucito come una grottesca opera di body art, in un inferno privato sottolineato dai versi del Paradiso Perduto di Milton. Il Martedì abbiamo l’avarizia, rappresentata dall’avidità di un famoso avvocato costretto a mutilarsi una libbra di carne come nel Mercante di Venezia di Shakespeare. Il Mercoledì la Accidia con un poveretto tenuto in vita in maniera artificiale che ha un estremo sussulto di sopravvivenza. I nostri due investigatori sono naufraghi alla deriva e intanto arriva John Doe (o forse sarebbe meglio chiamarlo Joe Black), zoppo e mefistofelico come nei Soliti Sospetti, ad indicare i suoi delitti come sermoni. La superbia è preferire la morte a una vita da sfregiata mentre la Lussuria è una penetrazione molto cruenta ed emorragica. L’impotenza del giovane poliziotto di fronte all’orrore del mondo si tramuta in una crisi personale in cui si perde di vista il confine tra legale e illegale. Lo stratagemma utilizzato per penetrare dentro l’appartamento del serial killer determina un senso di disagio e la sensazione che la barbarie diabolica della realtà esterna si sta impossessando dell’angelico Brad Pitt allontanandolo dalla strada maestra. Ci vuole poco a trasformare un predicatore schizzato in una vittima della crudeltà delle forze dell’ordine. Se7en sta tutto in questo capovolgimento della realtà e Pitt e Freeman sono perfetti nel disegnare i tormenti interiori di due anime rivoltate sottosopra come guanti, sviscerate e rese esangui.



Alla fine rimangono due peccati capitali: chi è l’invidioso e chi è l’iracondo? L’opera d’arte è compiuta: la soluzione finale racchiusa in una scatola è geniale ed è in linea con il tono disilluso del film, che ti porta a ribaltare la frase di Hemingway al negativo: il mondo non è un bel posto e non vale la pena di lottare per esso.



QUI
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"Saremmo voluti rimanere nella spensieratezza della nostra età, ma la vita ci fece crescere in fretta"

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DavidLucke

Reg.: 13 Ago 2007
Messaggi: 102
Da: PARMA (PR)
Inviato: 23-11-2007 19:24  
bella recensione ho poco da aggiungere,il film è un capolavoro le interpretazioni di Pitt,Freeman e spacey sono eccezionali e la regia di Fincher è sublime


rimane solo una domanda,perchè questo film non ha vinto nessun oscar?

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Moreschi


Reg.: 14 Gen 2006
Messaggi: 2038
Da: Milano (MI)
Inviato: 04-08-2010 12:57  
Nei suoi 120 minuti è perfetto come un orologio svizzero. Intrigo di grande efficacia con finale al di fuori di ogni aspettativa.
La prima parte, comunque, è la migliore: prevale la descrizione dei rapporti umani (un cinema che ricorda in parte quello di C.Eastwood).
Apprezzabili i riferimenti alla letteratura.
Una scena d' azione di inseguimento troppo lunga e spettacolare.
Qualche altra troppo cruda.
8 1/2
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“Tutti i miei film possono essere pensati in bianco e nero, eccetto Sussurri e grida ... ho sempre immaginato il rosso come l'interno dell'anima” (I. Bergman).

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