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Autore Il Giappone urla: il cinema é vivo!
DemonSeth
ex "Phibes"

Reg.: 27 Feb 2002
Messaggi: 2048
Da: Catania (CT)
Inviato: 18-03-2003 17:03  
Versus (2000) di Ryuhei Kitamura

Prendete uno stagionato film di Bruce Lee, aggiungete 3/4 di Matrix, una manciata di Mission Impossible, un pizzico di Tarantino, un velo di Highlander, zombies di Romero quanto basta, la sempre verde lotta tra bene e male, un frizzante “dark hero”, amalgamate con della fresca ironia nipponica ed innaffiate il tutto con ettolitri di sangue...otterrete “Versus”: 2 ore di sano divertimento.
Il film inizia con schermo nero e scritte in giapponese che recitano così: “Nel nostro mondo esistono 666 portali, nascosti e sconosciuti agli esseri umani, che collegano il nostro mondo ad un’altra dimensione. Da qualche parte in Giappone esiste il portale 444, la foresta della resurrezione”. La trama é tutta qui, due “guerrieri”, che incarnano le forze del male e del bene si danno appuntamento ogni secolo per cercare di aprire questa porta seguendo un rituale.
La storia certo non brilla per originalità, ma riesce a reggere i 118 minuti di pellicola senza mai stentare, grazie ad un’ottima sceneggiatura (scritta dallo stesso regista), mai prevedibile e demenziale al punto giusto.
Ryuhei Kitamura (un promettente trentenne) sforna come sua opera prima un piccolo capolavoro.
La mezzora iniziale é da incorniciare...ritmo indiavolato, montaggio da videoclip “d’autore”, colonna sonora rock...insomma un “noir” sostenuto dalla verve degna del miglior John Woo.
Il film improvvisamente cambia...La foresta della resurrezione, stimolata, dalla presenza delle forze del male, sprigiona la sua energia, rianimando i morti...caso vuole che il terreno di questo bosco sia il cimitero della yakuza. Horror, di quello buono...gli zombi non hanno le caratteristiche romeriane, non mangiano i vivi, bensì gli sparano...he si! Avete capito bene, i defunti sono dei gangster che risorgono dai rispettivi loculi armati fino ai denti, intraprendendo divertenti e convulse sparatorie. Davvero ottimo!
La steady-cam segue a velocità vertiginosa le evoluzioni dei protagonisti, impegnati in una serie infinita di combattimenti, per poi bloccarsi in improvvisi e lunghissimi rallenty. Lo stile di questi combattimenti ricorda molto i manga giapponesi , come Ken il guerriero e Berserk.
La padronanza tecnica di Kitamura é impressionante, 2 ore di film girato esclusivamente in esterni, sempre con la stessa scenografia naturale (la foresta), con solo una decina di attori (tutti eccezionali)...una vicenda raccontata in tempo reale, cioé la durata del film (eccezion fatta per un breve prologo medioevale ed un epilogo post-atomico). Nonostante ciò Kitamura riesce ad incollare lo spettatore alla poltrona (al tappeto nel mio caso), senza essere noioso o pedante...i toni epici sono spesso smorzati dalle gags dei protagonisti (ci sono personaggi davvero assurdi). Il combattimento finale tra bene e male, con le classiche spade da samurai, dura circa 20 minuti...
e si gusta per tutta la sua durata.
Gli effetti speciali (non digitali) sono davvero notevoli...un film di “qualità”. Unica nota negativa che mi sento di apostrofare a questa pellicola é forse lo stile piuttosto ripetitivo dei combattimenti... considerando però, che Versus é il suo primo film, mi sento di concedere questa licenza a Kitamura.
Il film ha vinto nel 2001 il premio come miglior regia al Fantafestival, tra gli applausi e gli schiamazzi di un pubblico in delirio (tra cui il sottoscritto), che ha salutato Versus come il “salvatore” di quell’edizione dell’appuntamento romano. E’ uscito da poco il secondo film di Kitamura, “Alive”...spero il regista giapponese sia riuscito a mantenere le attese che Versus ha inevitabilmente delineato.
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"Capable du meilleur comme du pire, mais pour le pire je suis le meilleur"

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DemonSeth
ex "Phibes"

Reg.: 27 Feb 2002
Messaggi: 2048
Da: Catania (CT)
Inviato: 24-03-2003 20:31  
Ringu (1998) di Hideo Nakata

Un film “pulito”, forse fin troppo per i miei gusti.
Sapere che questa pellicola giapponese avesse riscosso un così notevole successo negli USA e in parte dell’Europa, aveva fatto scattare, a priori, i miei meccanismi di difesa…forse sarebbe più giusto chiamarli pregiudizi, ma la sostanza delle cose non cambia. Ringu è un prodotto quasi occidentale per fattura. Lo si può evidenziare già dalla linearità e dai luoghi comuni presenti nella trama, ma i dubbi relativi ad una “volontaria ed ammiccante” (mio modesto parere) direzione verso occidente del lavoro di Nakata, vengono fugati proprio dall’aspetto estetico di Ringu. La regia è salda, sicura, accompagna lo spettatore per 80 minuti verso gli inquietanti 30 secondi di apparizione di Sadako, ma lo fa senza metterci dentro l’anima. In Ringu, non si avverte il “peso” delle immagini, inoltre il montaggio mi è apparso in più punti approssimato.
Le centinaia di film horror che ho sezionato analiticamente nel corso degli anni, mi impongono di valutare questo film come un prodotto intrappolato nel limbo della “normalità”. Senza infamia e senza lode. Senza infamia perché presenta sporadici barlumi di originalità, culminati nella materializzazione della figura di Sadako (la cosa migliore del film), senza lode perché la regia, spesso piatta, fa pensare al lavoro di uno dei tanti “mestieranti” sparsi per il pianeta.
Forse sono eccessivamente severo, me ne rendo conto, il film non é affatto male. Credo però sia stato un pò troppo sopravvalutato. Ho letto recensioni che inneggiano al capolavoro, che salutano Nakata come un genio...mmm, rimango perplesso. Ringu é la buona prova di un regista esordiente, che dimostra di sapere cosa significhi dirigere un film, che riesce a mantenere suspance e interesse, senza dover ricorrere a trucchi da baraccone (vedi Zemeckis), ma che certo non mi fa gridare al miracolo.
Che riuscire a dirigere un film decentemente sia ormai diventato sinonimo di “grande regista”?
La questione é semplice. Se prendiamo come punto di riferimento la produzione horror made in USA degli ultimi 10 anni, allora non ci sono dubbi: Ringu é un capolavoro assoluto. Ma se allarghiamo un pò il raggio d’azione, sia nel tempo che nello spazio, allora le quotazioni di questa pellicola iniziano a perdere punti.
La trama, seppur lineare, riesce a districarsi astutamente tra le asperità di un soggetto che tende ad autocomplicarsi , saltando a piè pari le incongruenze che le indagini dei due protagonisti, di volta in volta si trovano ad affrontare. Ma l’ingenuo stratagemma narrativo é perdonabile in quanto, sequel e prequel dovrebbero (?) tappare i buchi presenti nel primo capitolo. I continui flashback in stile retrò, sono esteticamente gradevoli e la loro alternanza con le rovinate immagini video (dal sapore “pirata”), conferisce al film una colllocazione qualitativa fuori dal consueto, o meglio dalla massa.
La cosa che ho apprezzato maggiormente, oltre le dita di Sadako, é stata l’interpretazione del piccolo Yoichi. Quel bambino é davvero un grande attore.
La cosa che meno ho apprezzato, invece, é costituita dalla mia personalissima sensazione che Ringu sia un film che si “sforza” di piacere, cercando di abbracciare i gusti di un pò tutte le tipologie di spettatori. Paradossalmente, la sua ancora di salvezza sta proprio nella nazionalità di questi spettatori.
Sono curioso di vedere il sequel, ma prima credo vedrò il remake hollywoodiano.

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Deeproad

Reg.: 08 Lug 2002
Messaggi: 25368
Da: Capocity (CA)
Inviato: 25-03-2003 09:12  
In linea di massima sono d'accordo. Anche secondo me è stato un film molto sopravvalutato, rispetto a tanti classici dell'horror. Tuttavia, come tu stesso hai sottolineato, il suo punto di forza è proprio il fatto che ultimamente sembra quasi che non si riesca più a centrare un buon film horror, semplice ma efficace. Si punta molto sugli effetti speciali, ma a livello di trama, purtroppo, poca sostanza. Ringu, secondo me, serve anche a ricordare come dovrebbe essere un buon film horror, anche se, a mio parere, gli americani non hanno saputo cogliere tale insegnamento, visto che hanno riadattato "The ring" secondo le ultime tendenze e cioè: trama incasinata, ma di bell'aspetto. Comunque, a giugno la Dynamic dovrebbe pubblicare la trilogia giapponese... sono anch'io curioso di vedere il seguito, ma più ancora il prequel (Ringu 0), per sapere finalmente qualcosa di più sulla misteriosa Sadako. Staremo a vedere...
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Kikujiro

Reg.: 06 Ott 2002
Messaggi: 19
Da: Roma (RM)
Inviato: 25-03-2003 19:28  
Su Versus completamente d'accordo, un gioiello.
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Vegeth

Reg.: 26 Gen 2003
Messaggi: 431
Da: Monopoli (BA)
Inviato: 25-03-2003 20:15  
Nessuno ha visto "Ju-On The grudge" di Shimuzu Takashi? A me è piaciuto molto, ma non essendo abituato al cinema nipponico (è il primo film che vedo) volevo conoscere il parere di altri, magari più avvezzi a questo genere. Devo dire che è un film molto particolare, con ritmi e montaggio strani. Però ho letto da qualche parte che è una scopiazzatura di altri film giapponesi. Poi da quando ho scoperto che Raimi farà un remake americano, mi sono interessato ancora di più a questa pellicola...
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Quanto t'ho amato e quanto t'amo non lo sai non l'ho mai detto e non te lo dirò mai. Nell'amor le parole non contano, conta la musica.

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 25-03-2003 23:46  
Oh finalmente posso parlare anch'io, e smettere di essere lettore passivo, poichè The Ringu l'ho visto anch'io, seppure un anno fa. e ridrovrei controllare i miei ricordi.
Il film di Nakata è vero non è un film sorprendente. si sviluppa su un preciso binario riconducibile tutto a scelte calibrate e classiche. Inquadrature molto fisse articolate attraverso una costruzione abbastanza normale e lineare. ma questo non annulla però un possibile piacere e una certa voglia di riconoscergli dei meriti. Il film poi non è di certo un Horror e a volte scivola narrativamente e anche visivamente in alcune sacche abbastanza lente e macchinose, forse noiose. Eppure non posso fare a meno di riconoscere a The Ringu una certa qualità e una certa compostezza che si allunga e si protrae oltre al testo unico del film per arrivare a toccare i fili di una precisa concezione, interamente idelistica, che si base su scelte ferree e precise di intendere e di fare cinema... In questo senso più ampio forse allora The ringu potrebbe trovare una collocazione più adeguata.
Poi si sa, si è sempre saputo, che cercare di tracciare un confine tra semplici esecutori e veri autori, quando il film è un film incatenato al classicismo, è difficoltoso. Sembra quasi che assegnarsi a regole classiche e già utilizzate in tantissimi altri campi dell'audiovisivo sia come ammettere di essere incapaci nello sfuggire da una griglia. Il confine è molto labile, bisogna forse cercare di capire quanto e come e dove la regia e la narrazione e un loro schematismo proponitivo si intrecciano e sviluppano...
resta comunque, questo bisogna ammetterlo, un film freddo e contratto. Probabilmente poco ricco di trovate e di invenzioni ed è per questo che ancora di più ci troviamo in difficoltà nel giudicarlo in maniera empatica, riconoscendogli tutti i crismi di film di autore e non solo esecutore.... Comunque non bisogna dimenticare che nel secondo capitolo la regia e le trovate visive si fanno più elaborate e sofisticate e quindi in questo senso si potrebbe vedere la saga di The ringu come un'evoluzione stilistica di un regista nel suo avvicinarsi ad un genere, ad un tema e ad una storia ma anche ad un modo di articolare la rappresentazione visiva...


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"Io è un altro"

[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 25-03-2003 alle 23:56 ]

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DemonSeth
ex "Phibes"

Reg.: 27 Feb 2002
Messaggi: 2048
Da: Catania (CT)
Inviato: 26-03-2003 12:39  
Mattia, sono totalmente in sintonia con te. Credo che Nakata avesse già in mente il sequel, mentre ancora stava girando il primo capitolo...dunque questa atmosfera "lineare e semplice" suppongo sia stata "ricercata".
Ieri ho visto il remake (interverrò nel topic consono), stasera conto di vedere il sequel. Ho visto Ringu 2 volte, proprio per non farmi sfuggire nulla...

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cico140976

Reg.: 17 Lug 2003
Messaggi: 12
Da: Milano (MI)
Inviato: 18-07-2003 14:22  
quote:
In data 2003-03-25 20:15, Vegeth scrive:
Nessuno ha visto "Ju-On The grudge" di Shimuzu Takashi? A me è piaciuto molto, ma non essendo abituato al cinema nipponico (è il primo film che vedo) volevo conoscere il parere di altri, magari più avvezzi a questo genere. Devo dire che è un film molto particolare, con ritmi e montaggio strani. Però ho letto da qualche parte che è una scopiazzatura di altri film giapponesi. Poi da quando ho scoperto che Raimi farà un remake americano, mi sono interessato ancora di più a questa pellicola...





Ciao Vegeth,
io l'ho visto. E devo dire che visto alla sera, in penombra, mi ha fatto un effetto che nemmeno film come l'esorcista sono stati in grado di fare. Semplicemente terrificante.

Aggiungo che questo " sparare " contro RINGU mi sembra un po' il classico atteggiamento di superiorità e snobismo che mi lascia perplesso. RINGU è un capolavoro, come THE RING peraltro. E bollare film o remake americani con " è la solita americanata " ( perdonatemi la ripetizione ) e quelli giapponesi con sinonimo di confusione, mi sembra tale e quale come dire Italiani = pizza, mafia e mandolino....

Saluti a tutti

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Ciao!

[ Questo messaggio è stato modificato da: cico140976 il 18-07-2003 alle 14:22 ]

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Dubliner


Reg.: 10 Ott 2002
Messaggi: 4489
Da: sanremo (IM)
Inviato: 10-09-2003 12:44  
Anch'io ho visto The Ring nipponico qualche sera fa e vorrei semplicemente fare un rapido paragone con la versione americana, che nell'apposito topic avevo criticato.
Non sono particolarmnete appassionata di horror e ho una conoscenza molto scarsa sull'argomento quindi il mio è un parere piuttosto neutro perché la mia ignoranza mi impedisce di fare riferimenti ad altre pellicole.
Detto questo ho trovato Ringu un buon film, narrato con semplicità e senza troppi fronzoli (che invece abbondano nella versione americana), lungi dall'essere un capolavoro ma che riesce a focalizzare l'attenzione in un crescendo di eventi che sfocia nella bellissima scena finale, dove con le poche parole della protagonista si riescono a capire (o almeno si cominciano a capire visto che è una trilogia) gli eventi narrati durante tutto il film. L'arrivo di Sadako che esce dal televisore è realizzata molto bene e le unghie come il modo di camminare la rendono davvero inquietante.
Il film di Verbinski riesce a capovolgere completamente lo stato d'animo dello spettatore rispetto alla versione giapponese, creando un senso di insoddisfazione. In Ringu si ha l'impressione di non assistere ad un film horror fino alla scena finale, e quindi l'attesa ha il giusto sfogo nella risoluzione degli eventi, mentre The Ring vuole subito creare spavento tramite immagini e musiche, lasciando un vuoto enorme proprio nel finale. Il paragone fra le due bambine poi è impietoso (in The Ring Samara fa quasi ridere).
Nella versione americana la trama è meno lineare, espediente mal riuscito perché invece di far aumentare la curiosità per i capitoli successivi è un pasticcio irrisolto di eventi che lascia delusi (almeno questo è l'effetto che ha fatto a me).
Vedendo entrambi i film si ha proprio l'impressione che abbiano voluto fare una copia quasi identica ma con tanto budjet, aggiungendo un pizzico di scene spaventose in più qua e là, ma riuscendo solo a farne una brutta copia.
Parere da profana.
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Io sono grande. E' il cinema che è diventato piccolo.
I miei dvd

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denisuccia

Reg.: 14 Apr 2002
Messaggi: 16972
Da: sanremo (IM)
Inviato: 10-09-2003 20:56  
quote:
In data 2003-09-10 12:44, Dubliner scrive:
Il paragone fra le due bambine poi è impietoso (in The Ring Samara fa quasi ridere).



Oltretutto c'è da chiedersi come mai The Ring abbia più scene "forti" (si possono, poi, chiamare forti?) ma la protagonista, Samara, ha il volto di una bimba a dire il vero parecchio graziosa.
Non c'è collegamento tra le due cose.
Ti fanno credere che a causa sua succedano fatti orrendi e morti spaventose e ti fanno credere che lei stessa spaventi fino alla morte le persone (con quei bei faccini verdi) per poi fartela guardare in faccia... e farti provare quasi pena per lei.
Mi sembra piuttosta assurda questa cosa!
O meglio, in The ring sono state create più scene "spaventose" (oh, non trovo l'aggettivo...) per attirare la gente, probabilmente...
A me, The Ring, fa un pò ridere...
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L'improvviso rossore sulle guance di Thérèse, identificato immediatamente come il segno dell'Amore, quando io avevo sperato in una innocente tubercolosi.

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Deeproad

Reg.: 08 Lug 2002
Messaggi: 25368
Da: Capocity (CA)
Inviato: 10-09-2003 21:16  
quote:
In data 2003-09-10 20:56, denisuccia scrive:
Oltretutto c'è da chiedersi come mai The Ring abbia più scene "forti" (si possono, poi, chiamare forti?) ma la protagonista, Samara, ha il volto di una bimba a dire il vero parecchio graziosa.
Non c'è collegamento tra le due cose.
Ti fanno credere che a causa sua succedano fatti orrendi e morti spaventose e ti fanno credere che lei stessa spaventi fino alla morte le persone (con quei bei faccini verdi) per poi fartela guardare in faccia... e farti provare quasi pena per lei.



Però non sono completamente d'accordo. Voglio dire, è stata una scelta. Quella di contrapporre Samara viva, dal viso grazioso e pulito, forse troppo, a Samara TV version, dal viso comunque spaventoso. Nel complesso è venuto fuori un personaggio decisamente meno inquietante rispetto all'originale, ma è stata comunque una scelta ben precisa, con un suo significato. Secondo me.
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lilja4ever
ex "natalie73"

Reg.: 23 Ago 2003
Messaggi: 1872
Da: este (PD)
Inviato: 10-09-2003 22:26  
voi ci siete mai stati a udine?
link

l'anno prossimo ci faccio una capatina...


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pkdick

Reg.: 11 Set 2002
Messaggi: 20557
Da: Mercogliano (AV)
Inviato: 11-09-2003 08:54  
quote:
In data 2003-09-10 12:44, Dubliner scrive:
Il film di Verbinski riesce a capovolgere completamente lo stato d'animo dello spettatore rispetto alla versione giapponese, creando un senso di insoddisfazione. In Ringu si ha l'impressione di non assistere ad un film horror fino alla scena finale, e quindi l'attesa ha il giusto sfogo nella risoluzione degli eventi, mentre The Ring vuole subito creare spavento tramite immagini e musiche, lasciando un vuoto enorme proprio nel finale. Il paragone fra le due bambine poi è impietoso (in The Ring Samara fa quasi ridere).
Nella versione americana la trama è meno lineare, espediente mal riuscito perché invece di far aumentare la curiosità per i capitoli successivi è un pasticcio irrisolto di eventi che lascia delusi (almeno questo è l'effetto che ha fatto a me).
Vedendo entrambi i film si ha proprio l'impressione che abbiano voluto fare una copia quasi identica ma con tanto budjet, aggiungendo un pizzico di scene spaventose in più qua e là, ma riuscendo solo a farne una brutta copia.
Parere da profana.



condivido appieno il parere sul film di Verbinski. Spero di poter vedere anche la versione originale, per fare gli opportuni confronti.
_________________
Quattro galìne dodicimila

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DemonSeth
ex "Phibes"

Reg.: 27 Feb 2002
Messaggi: 2048
Da: Catania (CT)
Inviato: 25-11-2003 15:44  
Poiché mi avvisarono che in questa sezione regnano moderatori severissimi (tra cui una moderatora spietata), onde evitare il proliferarsi di topics doppioni e contribuire allo sconsiderato ramificarsi del forum…ho ripreso un mio vecchio topic per aggiungere un film(?!) che ho visto ieri notte.

Down to Hell (1996) di Ryuhei Kitamura

Premessa fondamentale: non è un film!
1996, il buon Kitamura (aitante 27enne) procura una cinepresa super8, convoca 5 amici e con la scusa di fare una passeggiata tra i boschi nipponici, ne approfitta per girare questo medio-metraggio di 45 minuti.
Osservando le prime sequenze di Down to hell, esclamo tra me e me: “He he he, questo giapponesino non spreca il suo tempo per nascondere la propria passione per Raimi”.
In effetti il cammino iniziale dei due presenta parecchi punti in comune. In primo luogo la predisposizione per le locations forestali, poi la realizzazione di un “esperimento” antecedente il tuffo in quel profondo e (a volte) oscuro oceano cinematografico, identificato con le riprese di un vero film, infine l’amore e la naturale tendenza per la violenza ed il sangue, preferendo l’uso (anche per motivi economici) di effetti non-digitali.
Raimi nel 1978 girò “Within the Woods” una vera e propria prova generale, impropriamente additata come prequel, di quel capolavoro che, 4 anni dopo, verrà presentato con il titolo di “Evil Dead”. Si verificano i movimenti di macchina, le soggettive, le riprese in esterni, alcuni degli effetti speciali “fatti in casa”, se ne saggia l’efficacia, si ipotizzano le probabili conseguenze (per alcuni irreversibili) delle scene nelle menti degli spettatori…ma soprattutto ci si diverte…facendo cinema.
Raimi fece questo, Kitamura (lungi da me ogni minimo paragone) ricalca, 15 anni dopo e neanche tanto velatamente, le orme del regista del Michigan.
Un gruppo di 4 ragazzi ha come “simpatico” hobby, quello di rapire dei coetanei, portarli in un bosco isolato e dar loro la caccia con lo scopo di ucciderli…durante una battuta di caccia, però la preda…decide di vendicarsi…dopo essere stata uccisa.
Storia lineare, essenziale, niente spiegazioni o delucidazioni varie. Ciò che accade, accade solo perché deve accadere. La sceneggiatura è un flebile pretesto per sciogliere alcuni dubbi sul montaggio di determinate sequenze, per testare la validità del connubio musica-immagini, per determinare la quantità di sangue che deve zampillare da una ferita, senza risultare eccessivamente comica.
Questo corto, in fin dei conti, è tutto qua. Carenza di mezzi, effetti artigianali, recitazione precaria…ma indispensabile per indicare una direzione al regista giapponese. Le basi tecniche ci sono, le idee anche. Idee che verranno rielaborate e utilizzate per il suo primo “vero” film e cioè quel piccolo capolavoro di action-horror che è “versus” (conosciuto, infatti, anche come “down to hell 2”) di cui parlai a suo tempo. Le citazioni sono evidenti, dalle riprese del bosco alla Raimi, all’estetica degli zombi di natura Fulciana (i giapponesi lo amano) fino allo stile action di John Woo. Un finale negativo e privo di speranza, incornicia questo esercizio di stile senza pretese. In sintesi, un prodotto divertente, rapido, essenziale e godibile…naturalmente se siete pervertiti e depravati, come il sottoscritto, ed amate un certo genere di cinema.

Ho visto (e devo ancora vedere) parecchie pellicole asiatiche, molte delle quali giapponesi…per cui, tornerò presto.

PS Per i pochi adepti che sono rimasti: sono riuscito a recuperare, grazie ad un mio carissimo amico romano (lode a te Hermano) due pietre miliari del cinema vampirico che mi mancavano…dunque a breve scadenza scriverò la quarta puntata della storia del cinema vampirico.



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[ Questo messaggio è stato modificato da: DemonSeth il 25-11-2003 alle 15:50 ]

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GionUein

Reg.: 20 Mag 2003
Messaggi: 4779
Da: taranto (TA)
Inviato: 25-11-2003 15:53  
Un mio amico mi aveva passato VERSUS un po di tempo fa, ma non gli avevo mai prestato troppa attenzione( credevo fosse la biografia di Versace ).

Stimolato dal Demone mi ripropongo di vederlo a breve.

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U N I T A C I N E F I L A

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