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FilmUP Forum Index > Cinema > Tutto Cinema > "Duel", capolavoro di Spielberg   
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Autore "Duel", capolavoro di Spielberg
eltonjohn

Reg.: 15 Dic 2006
Messaggi: 9472
Da: novafeltria (PS)
Inviato: 15-04-2007 23:16  
Duel è senza dubbio,oltre che uno tra i più belli,il film più asciutto ed economico di Spielberg,peccato che questi si sia poi fatto completamente inghiottire dal sistema Hollywood.
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Riminesi a tutti gli effetti...a'l'imi fata!

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Skualo

Reg.: 01 Mag 2005
Messaggi: 758
Da: Venezia (VE)
Inviato: 15-04-2007 23:35  
Si, ok Sandrix..... ma quella frase con relativo esempio esprime più che altro il mio assoluto distacco verso un tipo di Cinema che si spaccia per quello che in realtà non è.
E non ti nego come il "Cinema Veritè" non sia tra i miei generi preferiti, pur riconoscendone l'indiscusso valore ed il posto che merita.

Ma Spielberg, in "Schindler's List" è spudoratamente di parte: non si accontenta dei classici poteri infiniti dell'istanza narrante, ma tenta di spacciare una sua personale visione della storia (attenzione non dico affatto che sia menzogna!!) come "La Storia". E qui sta il gioco perverso...poichè non viene concesso alcun diritto di replica.
Qui Spielberg prende in giro lo spettatore più disattento ed inerme: ma il fatto di propugnare un tema etico ed un messaggio per lo più universalmente accettati come "giusti" lo pone al riparo (purtroppo) da ogni critica; ed anzi quest'opera viene considerata - per questo, solo per questo! - un "capolavoro".
Mi chiedo quale reazione avrebbe suscitato un'opera strutturata in maniera simile ma permeata invece - che ne so - sull'apologia del nazismo, sempre diretta da mani abilissime. Che me lo chiedo a fare... si sa bene. Facile sfondare una porta aperta e cavalcare l'onda più alta.

(Ora mi prenderò del Nazista da chi non ha capito un emerito cazzo del mio intervento...hehe...già me lo sento )

Ma mi sono infilato io in questa melma di merda.....hehe...

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 15-04-2007 23:46  
ma sì dai, in fondo sapevo che siamo d'accordo, volevo solo fare il pignolo
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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Skualo

Reg.: 01 Mag 2005
Messaggi: 758
Da: Venezia (VE)
Inviato: 16-04-2007 00:17  
quote:
In data 2007-04-15 23:16, eltonjohn scrive:
peccato che questi si sia poi fatto completamente inghiottire dal sistema Hollywood.



Si ma piu' che fattosi inghiottire, si è trasformato in un moderno Crono: la Dreamworks è a tutti gli effetti uno dei pilastri dell'establishment Hollywoodiano. La Dreamworks e' Hollywood contrapposta al cosiddetto cinema d'autore indipendente. Non martire quindi, ma consapevolissimo "mostro" dell'entertainment finalizzato al profitto. Anche se le sue opere mantengono ugualmente una certa autorialità.

Eh, io sono un idealista.....ma chiamalo scemo sto Spielberg!

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dan880

Reg.: 02 Ott 2006
Messaggi: 2948
Da: napoli (NA)
Inviato: 16-04-2007 19:35  
cmq il suo rimane un cinema molto avvincente e ben raccontato.

spielberg un regista divorato da hollywood: un regista come lui è entrato subito nel jet-set delle produzioni grosse che contano proprio perchè ha dimostrato da subito grandi capacità cinematografiche.per questo motivo si è sempre trovato con le spalle coperte, grosse produzioni, budget altissimi.

ma non è di certo(come forse si intende dire)un autore che si è fatto manipolare dalle imposizioni produttive rinunciando ad un cinema personale.

anzi questo succede più oggi nel cinema italiano: dove se non metti nei film cellulari e navigatori satellitari perchè il produttore ci guadagna allora il film non passa.

anche risi e monicelli si trovarono alle spalle grosse produzioni italiane: ma hanno fatto film grandi nella storia del cinema che non risentivano di manipolazioni produttive.

senza contare che già il primo film di spielberg, duel, per quanto ritenuto il più economico e il più spontaneo da lui diretto si appoggiò alla "universal", una major esistente per l'epoca già da un bel pò di anni.

o come anche hitchcock: i suoi film del periodo produttivo "americano" sono cmq tra i migliori da lui realizzati.

è importante quindi quello che il regista costruisce personalmente nel film, produzioni grosse o no.

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eltonjohn

Reg.: 15 Dic 2006
Messaggi: 9472
Da: novafeltria (PS)
Inviato: 16-04-2007 19:43  
quote:
In data 2007-04-16 00:17, Skualo scrive:
quote:
In data 2007-04-15 23:16, eltonjohn scrive:
peccato che questi si sia poi fatto completamente inghiottire dal sistema Hollywood.



Si ma piu' che fattosi inghiottire, si è trasformato in un moderno Crono: la Dreamworks è a tutti gli effetti uno dei pilastri dell'establishment Hollywoodiano. La Dreamworks e' Hollywood contrapposta al cosiddetto cinema d'autore indipendente. Non martire quindi, ma consapevolissimo "mostro" dell'entertainment finalizzato al profitto. Anche se le sue opere mantengono ugualmente una certa autorialità.

Eh, io sono un idealista.....ma chiamalo scemo sto Spielberg!

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[ Questo messaggio è stato modificato da: Skualo il 16-04-2007 alle 00:18 ]


Sti ebrei...per far soldi non li batte nessuno
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howardhugh

Reg.: 24 Mar 2007
Messaggi: 1
Da: rogliano (CS)
Inviato: 17-04-2007 11:54  
Vidi questo film x la prima volta in tv...me ne innamorai subito..ero ancora piccolo d'età ma quel film m'aveva già profondamente colpito...un paio d'anni + tardi (quando mi regalarono il lettore DVD), quando iniziai a comprare i miei primi film, il 1° fu proprio duel...credo sia stato un'innovazione quel film...sicuramente uno dei migliori di spielberg anche perchè è stato fatto con un bassissimo budget... certo, ci sono numerosi errori ( come la scena della cabina in cui erroneamente si vede l'ombra di spielberg con la telecamera ), che fanno della regia non la migliore possibile.

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willis

Reg.: 13 Dic 2006
Messaggi: 119
Da: catania (CT)
Inviato: 17-04-2007 13:51  
si sicuramente uno dei migliori film di spielberg insieme a hook,lo squalo,jurassik park e indiana jones...un vero e propio capolavoro, originale e agghiacciante allo stesso tempo che tiene incollato allo schermo dall'inizio alla fine.

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Skualo

Reg.: 01 Mag 2005
Messaggi: 758
Da: Venezia (VE)
Inviato: 17-04-2007 15:19  
quote:
In data 2007-04-17 11:54, howardhugh scrive:
... certo, ci sono numerosi errori ( come la scena della cabina in cui erroneamente si vede l'ombra di spielberg con la telecamera ), che fanno della regia non la migliore possibile.



Spero tu stia scherzando nell'ultimo giudizio .... specialmente se derivato dalla visione di quell'"errore" non corretto durante la fase di editing.
Altrimenti..... siamo in alto mare.....come Quint e la sua ciurma in "Jaws".

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[ Questo messaggio è stato modificato da: Skualo il 17-04-2007 alle 17:05 ]

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Skualo

Reg.: 01 Mag 2005
Messaggi: 758
Da: Venezia (VE)
Inviato: 17-04-2007 22:49  
quote:
In data 2007-04-16 19:35, dan880 scrive:
spielberg.....non è di certo(come forse si intende dire)un autore che si è fatto manipolare dalle imposizioni produttive rinunciando ad un cinema personale.



Beh, considera che da "Close Encounters of The 3rd Kind" (1977) in poi Spielberg e' de facto il principale Produttore di quasi tutti i suoi films... per cui... manipolazioni ed imposizioni "esterne" prossime allo zero.

Il mio discorso invece non riguardava ingerenze "esterne", ma il personalissimo indirizzo di Spielberg (Producer prima che Regista) a sfornare opere da "tutto esaurito al botteghino". Quando hai un'impresa (e che impresa!!) gli intenti principali divengono altri, anche se indubbiamente per lui rimane sempre vivo il "tocco d'autore". Ma il "tocco di Mida" prevale..... (e l'apoteosi di quest'attitudine si è raggiunta - a mio avviso - con "Jurassik Park"
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Jakkma

Reg.: 07 Mag 2003
Messaggi: 1168
Da: Busto Arsizio (VA)
Inviato: 18-04-2007 17:39  
"Duel" è uno dei film più belli che abbia mai visto. Quello che mi ha colpito moltissimo è la trovata geniale di "dare vita" al camion, di non dare volto al conducente (se ne vedono solo gli stivali da cowboy, alla stazione di servizio). Mann è una persona qualsiasi, molto comune, mite, che non si raccapezza sul perché quell'enorme camion ce l'abbia con lui. Però, finché scappa, non riesce a spuntarla: nel momento in cui accetta la sfida, riesce a vincere. Il titolo è estremamente significativo: Mann deve sostenere un duello, non può cercare aiuto da nessuno (il camion gli elimina tutti i possibili alleati, come a dire: non hai capito, si tratta di una sfida a TE, IO E TE!). Mi piace perfino la pubblicità della Q8 ispirata a questo film: io lo consiglio sempre!
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La storia è maestra, ma nessuno impara quasi mai niente. -Marco Travaglio-
L'indipendenza è una bella cosa; purtroppo, non ci sono uomini liberi. -Peter Gomez-

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Richmondo

Reg.: 04 Feb 2008
Messaggi: 2533
Da: Genova (GE)
Inviato: 22-02-2008 15:05  
Ciò che rende il Cinema radicalmente diverso dalla letteratura, è la mancanza di uno spazio vuoto fra inquadratura e inquiadratura che ci fornisca la possibilità di ricostruire una contro narrazione o di elaborare una personale concezione mentale (ed informale) della pellicola che analizziamo. In realtà gli stacchi fra un fotogramma e l'altro, o meglio, fra un'inquadratura e quella che la segue (quando non si è in presenza di un piano sequenza) proporrebbero proprio di entrare nel film e sovvertirne la coerenza logica data dal montaggio. Ma sono assai pochi i registi che permettono un simile lavoro allo spettaore. Normalmente l'immagine è fissata sullo schermo e gli spazi di ragionamento si riducono ai minimi termini, in modo che la rielaborazione mentale possa svolgersi solo ad opera conclusa, con un'inevitabile condizionamento da parte del regista sulla mente di chi osserva il suo operato.
I giri di parole che descrivono questo o quell'avvenimento (piuttosto che il tale personaggio o quel determinato paesaggio) in un libro, invece, sono sì sufficienti a sviluppare il tema che trattano, ma non esauriscono la loro funzione. E' il lettore che deve completare l'opera, immaginando, dando un volto o un aspetto figurativo a ciò che è descritto.
Questo processo mentale è dato dalla riflessione sull'arte. Qualcosa che è possibile solo quando si è in presenza di una vera e propria cattura del tempo (un'immagine ferma, le parole scritte). Il Cinema, però, non cattura il tempo. Lo scolpisce, mentre esso è ancora in movimento. E allora, assunta la tradizionale fruizione del film, è impossibile far viaggiare la propria personale concezione dell'opera alle stesse frequenze dello svolgimento della pellicola. La riflessione avverrà solo ad opera conclusa.
Ci sono molti autori che hanno rivoluzionato il Cinema, tentando di incanalarlo in un percorso alternativo, che ne rallentasse i tempi e che permettesse allo spettatore di ragionare sull'opera, sulla singola inquadratura, nel momento stesso in cui la stava vivendo. Bergman su tutti. Fra i moderni, mi viene in mente Lynch.
Per permettere una tale operazione mentale, in effetti, occorre dilatare i tempi filmici al'inversosimile, privare il film di quel ritmo incalzante che lo caratterizza da sempre (e che da sempre - es.: L'Arrivée d'un train en gare de La Ciotat dei Lumiere - non permette, nel suo fissare l'immagine sullo schermo, di razionalizzare quest'ultima, generando istinti e passioni istantanei, "risolvibili in ragione depurata dai vizi" solo dopo la loro stessa esternazione spontanea), rivelare l'ordine cronologico, che convenzionalmente vuole un'inizio ed una fine, come quel marchingegno peche serve a condizionare la percezione visiva, facilmente disinnescabile con l'aiuto del regista (o del montatore).

Bene, dopo questa lunga (ma doverosa) pemessa, credo si possa affermare che la critica (e una piccola parte di pubblico) apprezzi(no) maggiormente quelle opere rivoluzionarie a cui abbiamo accennato, in cui, anche se non sempre a parità di buoni risultati, si sia cercato di rallentare il ritmo del film (o di convertirne gli ordini sintattici) per permetterne una compenetrazione nella percezione immediata dello spettatore. Insomma, vengono maggiormente apprezzati quei (rari) films che riescono sì a trasportare chi li guarda nella loro dimensione parallela, ma anche e soprattutto a far sì che l'immagine non si impressioni nel cervello dello spattore, così come fa sulla pellicola, bensì rimanga quasi trasparente, passibile di modifiche in quel processo cerebrale che non è la passiva assunzione di un'idea (per quanto sia impossibile evitare, anche nei casi di maggior "permessivismo" nei confronti delle platee, un'imposizione pura di immagini), ma la rielaborazione mentale della stessa. Permane quella netta cesura fra Cinema e letteratura, in quest'ambito, è vero. Rimane, nella lunga galleria del "pro", anche quella serie di "contro" in campo cinematografico, per cui, pur con tutte le buone volontà, la letteratura lascerà più ampi margini di immaginazione, mentre il Cinema vivrà più di se stesso, senza il bisogno di elargire contentini allo spettatore. E ciò che il regista voleva rappresentare, rappresenterà, senza vie di mezzo.
Però si può dire che, effettivamente, la riflessione sull'immagine stia prendendo campo, specialmente dopo l'avvento del DVD, in cui la fruizione del cinema si rivaluta in un rapporto artista/spettatore che non è più lo stesso grerachico gioco sadomasochista.

Bene, che c'entra Duel (1971) di S. Spielberg con queste argomentazioni?
Nella panoramica delle opere moderne, in cui i tempi dilatati ed i ritmi lenti sembrano non trovare più spazio sugli schermi mondiali, quest'opera prima del cineasta americano forse più famoso nel globo si pone come inizio di una convenzione artistica che verrà adottata da molti registi, forse anche con più d'un fraintendimento.
Il fatto che Duel abbia iniziato quel processo di sgretolamento del superfluo nel Cinema - se per "Cinema" s'intende la pura rappresentazione per immagini di una realtà filtrata attraverso il "cineocchio" (volendo parafrasare Vertov) del regista - non significa che la colpa di ogni banalizzazione nella Settima arte oggi, quel ricercare l'azione fine a se stessa, sia attribuibile a Steven Spielberg. Perché secondo me è proprio il contario.

Nell'analisi che stiamo operando, occorre tenere bene a mente le considerazioni svolte in apertura di questo post. Perché è intorno ad esse che il valore di questo film fa perno.

Anzituto riportiamo alla mente la trama di Duel : un tranquillo commesso viaggiatore americano si imbatte, durante un viaggio in auto per lavoro, in un'autocisterna che fa di tutto per ammazzarlo. Dal momento dell'incontro con il camion in poi, un'escalation di tensione goicata abilmente sui nervi porterà lo spettatore ad essere schiacciato dagli eventi in ascesa fino a giungere al climax, calandosi negli occhi del protagonista e vivendo la sua tragedia in prima persona. Finale mozzafiato.

Bene. Consapevole che la strutura del film si presta ad un'analisi ancor più approfondita (e all'occorrezza, sarà intressante, esaurite le considerazioni più generali, operare una disamina dettagliata di qualche sequenza particolare di quest'opera) di quella che si sta mettendo in atto, le prime considerzioni da farsi riguardano proprio il rapporto fra il Cinema e lo spettatore che Spielberg pone qui in opera.
Come ho sottolineato nella descizione per grandi linee della trama, il regista gioca molto sulla soggettiva (e a ben vedere questo film si apre proprio con una lunghissima soggettiva, in cui i tempi filmici e di ripresa sono molto più lunghi di quelli che troveremo poi durante le scene d'insegumento) e sulla possibilità di calare lo spettatore dietro gli occhi del protagonista (tenendo bene a mente il fatto che Duel - girato a soli 25 anni dal regista ed in totale economia di mezzi tecnici, vanta pochissimi attori sul set: oltre a poche altre comparse, l'unico volto che rimane impresso è proprio quello di Dennis Weaver, che riesce a reggere la scena in modo magistrale).
Duel è un film di azione pura. Di nervi a fior di pelle. Come tale, non può prescindere dal ritmo alto, che il regista sottolinea con l'uso di un montaggio serrato, che lascia pochi spazi non solo all'immaginazione, ma anche al recepimento stesso dell'immagine particolare. Ciò che a tutti gli effetti si presenta sllo schermo nelle sequenze d'inseguimento, è il movimento non solo di ciò che è raffigurato, ma della pellicola stessa, del film. E' un film in movimento, complice il fatto che è girato on the road. Richiamando le considerazioni fatte in apertura del post, converrà affermare che la riflessione sull'immagine è qui totalmente negata. In più di un'occasione, in questo senso, mi è capitato di scrivere che Duel ha paradigmato gran parte dle cinema attuale. Perché nel suo impianto trhiling particolare, ritroviamo davvero molte altre opere. Effettivamente il novanta per cento del Cinema dagli anni Settanta ad oggi, pretende tempi veloci, ritmi forsennati. Mancanza di ragionamento.
Ma in questo senso l'azione senza riflessione di Duel , a mio avviso, è stata totalmente fraintesa.
Dando per buona la chiave di lettura che Spielberg abbia voluto davvero calare lo spettatore a trecentosessanta gradi nell'opera, ponendolo nella testa del protagonista, non sarebbe forzato asserire che il suo carattere dinamico e cinetico sia la negazione totale della razionalità come espediente per non impegnare eccessivamente il Cinema moderno? Molti potrebbero pensare che questo film voglia rompere col passato in maniera netta, negando la possibilità di porsi in un continuum con l'opera di quei temerari che hanno fortemente sentito la necessità di rendere la Settima arte un po' meno arbitrariamente immediata (Tarkovskij, per esempio), lavorando sui tempi filmici in maniera più blanda e facendo dell'azione un optional, relativo all'immagine profilmica, studiata al dettaglio per significare molto di più del semplice movimento dei corpi.
E invece la mancanza di riflessione che si ravvisa in Duel , secondo me, modella sì gran parte del Cinema attuale, ma lo fa in maniera del tutto metaforica, con valenza simbolica ed indegna di sottovalutazione.
Spielberg nega quella compenetrazione dell'immagine nel tessuto dei ricordi dello spettatore. Sbatte sullo schermo una serie in(de)finita di inquadrature che si ripetono nella loro violenza formale. Ma in verità non nega di formulare pensieri sul suo film. Perché i tempi per farlo sono presenti. Duel si apre con una soggettiva che, dall'auto del protagonista, osserva la città caotica uscire dallo schermo e portarsi - seppur con l'inganno del suono diegetico di un'autoradio che distoglie l'attenzione dello spettatore - fuori dalla mente. La città è un ricordo. La vita inquadrata è un ricordo. Ora si viaggia. Finalmente il regista ci mostra il volto del protagonista e ci dà la possiblità di guardare noi stessi nel film. Questo è riflettre, in pochi minuti di film!
Poi comincia l'azione. E le inquadrture lunghe (quasi inclini al piano sequenza) dell'inizio diventano acqua passata. Non c'è più tempo per pensare. La vita è una meccanica lotta fra ragione e movimento (come ci suggerì Dreyer in Pagine dal libro di Satana ).
Il montaggio si stringe attorno ala nostra capacità di abituarci all'idea di essere nel film. Noi così come Weaver, non ci capiamo più nulla e quell'astrazione dalla città caotica, che all'apparenza ci dava il sollievo della solitudine e della possibilità di ragionare, ci nega ora ogni possibilità di pensiero.

Le ruote del camion. Il volante dell'auto. La strada. Un'angolatura diversa. Di nuovo il Camion. Di nuovo l'auto. Metri di asfalto che scorono verso la mdp. Non facciamo nemmeno in tempo a capire perché siamo qui. Cerchiamo il volto dell'autista dell'autocisterna, ma non lo troviamo. Perché l'irrazionalità non ha un volto. E mentre proviamo a pensare sul perché di quest'incubo, la violenza della nostra esperienza ci ha già sbattuto davanti agli occhi altre cinque inquadrature mozzafiato. E dimentichaimo tutto. Fino al prossimo autogrill.

Così, alternando lunghe squenze di conflitto filmico a pause asettiche che permettano di pensare, Spielberg sottolinea la possible doppia valenza del Cinema: l'azione che uccide la mente e la staticità che permette di riflettere. E sfrutta entrambe le componenti per narrare molto di più di un inseguimento in auto (e concedendo, involontariamnte, a R. Cohen - uno fra i tanti - di fraintendere le sue teorie).
Così il suo movimento ipnotico sfrutta la tensione dell'immediatezza e della profondità della soggettiva per sviscerare ogni possibile istinto, ogni recondita passione e per atterrire lo spettatore, senza fornirgli la possibilità di considerare la sua esistenza, ma solo ponendolo di fronte alle minacce del Mondo, davanti al muso metallico e terrificante di quel mostro meccanico che lo opprime (spesso inquadrato attraverso lo specchietto retrovisore dell'auto, come a sottolineare, nei momenti di panico più intenso, che non c'è neppure il tempo di girarsi per vedere in faccia il proprio nemico), come il treno che avanzava verso l'obiettivo che i fratelli Lumiere avevano filmato si impone sulla ragione degli spettatori. La razionalità viene negata. Ed anche se si sa che tutto è finto, tutto è ricostruito...tant'è, balziamo sulla sedie.

Ma Spielberg ci offre ancora la possibilità di interrogarci sul perché di tutto questo, senza concederci la risposta. Perché quelle pause di riflessione ci sono, ma non bastano a placare le nostre ansie.
Ma quel conflitto fra movimento e ragione avrà mai un vincitore?

SPOILER

Nell'ultimo girotondo di nervi, di trhilling torturatore e di negazione del pensiero, l'inquadratura di Weaver seduto sul ciglio di un burrone (il baratro della vita, cui lo stress del Mondo moderno ci ha inevitabilmente condotto) ci suggerisce che quel momento in cui occorre tirare le fila della nostra vita, per meditare su noi stessi, prima o poi arriva, nel trionfo amaro della ragione sul movimento. Ma giunge sempre quando ormai è troppo tardi.



Già pubblicato qui .

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L'amico Fritz diceva che un film che ha bisogno di essere commentato, non è un buon film . Forse, nella sua somma chiaroveggenza, gli erano apparsi in sogno i miei post.

[ Questo messaggio è stato modificato da: Richmondo il 22-02-2008 alle 15:13 ]

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dan880

Reg.: 02 Ott 2006
Messaggi: 2948
Da: napoli (NA)
Inviato: 22-02-2008 15:56  
un film che mi è piaciuto molto: non è tanto la situazione in se a spaventare (cioè la sfida su strada che diviene un incubo), quanto il fatto che non si capisce perchè questo folle e ignoto camionista decide (dopo un semplice sorpasso doppio) di iniziare a sfidare un automobilista pacifico in un duello mortale di velocità, portandolo a una esasperazione e senso di persecuzione (quando ad esempio mann, dopo essersi riposato per un'ora, si ritrova più in la l'autocisterna che è rimasta ferma ad aspettarlo per altrettanti 60 minuti).

ed è naturalmente emblematico il simbolismo metaforico che spielberg vuole attribuire alla figura dell'autocisterna.

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jedifan

Reg.: 15 Feb 2008
Messaggi: 806
Da: milano (MI)
Inviato: 12-06-2008 15:04  
Sarò uno dei pochi ma ho trovato questo film davvero brutto, uno dei peggiori di Spielberg.
_________________

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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 15-06-2008 14:10  
che meraviglia!un esempio da tenere sempre presente da chi vuol girare qualcosa ma non ha mezzi.una macchina,un camion e una cinepresa,e ne esce uno dei film più angoscianti di sempre,al livello di the hitcher,per la sua banalità e ineluttabilità.impossibile non amarlo,almeno per persone quantomeno normali
ciao!

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