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Autore Le valige di Tulse Luper
spider86

Reg.: 30 Lug 2003
Messaggi: 347
Da: torino (TO)
Inviato: 26-01-2004 00:25  
Qualcuno ha visto l'ultimo film di Greenaway? Appena ho tempo lo andrò a vedere e posterò qualcosa.
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hpdagon

Reg.: 12 Lug 2002
Messaggi: 150
Da: Cerreto Guidi (FI)
Inviato: 26-01-2004 16:01  
...DEVO andare a vederlo...
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"..è la prova più difficile della sua sua lunga e straordinaria vita, e la affronta e la vive con quella stessa intima serenità e abbandono fiducioso nelle mani di Dio con cui ha sempre vissuto, lavorato, sofferto, gioito"

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hpdagon

Reg.: 12 Lug 2002
Messaggi: 150
Da: Cerreto Guidi (FI)
Inviato: 31-01-2004 08:31  
...riporto alcune parti d'una recensione...(repubblica)

"Greenaway ci aveva abituati al suo intellettualismo, ma in questa che si annuncia come la prima parte di una trilogia supera se stesso. Le valigie di Tulse Luper vuol essere una supermetafora sull'uomo del Novecento. Ma non c'è una storia, un racconto vero. C'è un tripudio di virtuosismi, una festa antinaturalista di artifici, di voci sovrapposte, di immagini moltiplicate, ogni genere di citazioni, di accumulo parossistico di informazioni, personaggi, oggetti e macchinerie.

Elegante e colto? Certo. Intelligente? Può darsi. Cinema? Ma mi faccia il piacere. C'era e c'è un ben protetto partito salottiero che usurpando la bandiera del cinema d'autore - che non è sinonimo di minoritarismo - ha sponsorizzato queste masturbazioni seminando danni gravissimi negli ultimi decenni. Ma il cinema è un'altra cosa."

...purtroppo non riesco a trovarlo, quindi non posso dire la mia...i miei pochi conoscenti che sono andati a vederlo l'hanno invece apprezzato, questione di gusti, come al solito...



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"..è la prova più difficile della sua sua lunga e straordinaria vita, e la affronta e la vive con quella stessa intima serenità e abbandono fiducioso nelle mani di Dio con cui ha sempre vissuto, lavorato, sofferto, gioito"

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hpdagon

Reg.: 12 Lug 2002
Messaggi: 150
Da: Cerreto Guidi (FI)
Inviato: 01-02-2004 12:07  
...è una vergogna, non è da nessuna parte!
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"..è la prova più difficile della sua sua lunga e straordinaria vita, e la affronta e la vive con quella stessa intima serenità e abbandono fiducioso nelle mani di Dio con cui ha sempre vissuto, lavorato, sofferto, gioito"

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spider86

Reg.: 30 Lug 2003
Messaggi: 347
Da: torino (TO)
Inviato: 01-02-2004 23:13  
Qui lo danno in un solo cinema...
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EtaBeta

Reg.: 11 Nov 2003
Messaggi: 1493
Da: Roma (RM)
Inviato: 02-02-2004 12:03  
quote:
In data 2004-02-02 12:01, EtaBeta scrive:
Credimi hpdagon, c'è un motivo per cui non lo trovi da nessuna parte: si tratta della più grande delusione cinematografica della mia vita, adoro Greenaway ma il critico di repubblica ha perfettamente ragione: totalmente autoreferenziale, si è messo allo specchio e si è detto "come sono bello, come sono bravo", una vera pena.



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"ci sedemmo dalla parte del torto poichè tutti gli altri posti erano occupati" B.Brecht

"una giornata senza sorriso è una giornata persa" C.Chaplin

You better let somebody love you
before it's too late

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DonVito
ex "quentin83"

Reg.: 14 Gen 2004
Messaggi: 11488
Da: torino (TO)
Inviato: 02-02-2004 12:08  
quote:
In data 2004-02-01 23:13, spider86 scrive:
Qui lo danno in un solo cinema...


dove lo danno da noi?
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Regista: "Digli che mi chieda qualsiasi altra cosa, ma questo é un favore che non posso fare"
Tom Hagen: "Lui non chiede un secondo favore se gli si rifiuta il primo, capisci?"

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hpdagon

Reg.: 12 Lug 2002
Messaggi: 150
Da: Cerreto Guidi (FI)
Inviato: 02-02-2004 13:19  
quote:
In data 2004-02-02 12:03, EtaBeta scrive:
quote:
In data 2004-02-02 12:01, EtaBeta scrive:
Credimi hpdagon, c'è un motivo per cui non lo trovi da nessuna parte: si tratta della più grande delusione cinematografica della mia vita, adoro Greenaway ma il critico di repubblica ha perfettamente ragione: totalmente autoreferenziale, si è messo allo specchio e si è detto "come sono bello, come sono bravo", una vera pena.







...di Greenaway ho visto soltanto il Dante e sono rimasto assolutamente affascinato dalle soluzioni visive, la simbologia...fantastico! ma non posso definirmi "appassionato", non ho visto quasi niente...cmq, se possibile, andrò a vederlo...tanto ormai vado a vedere qualsiasi cosa! ti dirò...per ora tanto non è in programmazione da nessuna parte, se non in un cinema a Firenze...
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"..è la prova più difficile della sua sua lunga e straordinaria vita, e la affronta e la vive con quella stessa intima serenità e abbandono fiducioso nelle mani di Dio con cui ha sempre vissuto, lavorato, sofferto, gioito"

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hpdagon

Reg.: 12 Lug 2002
Messaggi: 150
Da: Cerreto Guidi (FI)
Inviato: 02-02-2004 13:22  
...caspita, ho retto al finale de "Il Cartaio"...e forse non avendo visto niente dei film precedenti, non resterò completamente deluso...forse...
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"..è la prova più difficile della sua sua lunga e straordinaria vita, e la affronta e la vive con quella stessa intima serenità e abbandono fiducioso nelle mani di Dio con cui ha sempre vissuto, lavorato, sofferto, gioito"

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spider86

Reg.: 30 Lug 2003
Messaggi: 347
Da: torino (TO)
Inviato: 02-02-2004 19:11  
quote:
In data 2004-02-02 12:08, quentin83 scrive:
quote:
In data 2004-02-01 23:13, spider86 scrive:
Qui lo danno in un solo cinema...


dove lo danno da noi?



All'Empire di p.zza Vittorio.
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spider86

Reg.: 30 Lug 2003
Messaggi: 347
Da: torino (TO)
Inviato: 02-02-2004 19:13  
quote:
In data 2004-02-02 13:19, hpdagon scrive:
quote:
In data 2004-02-02 12:03, EtaBeta scrive:
quote:
In data 2004-02-02 12:01, EtaBeta scrive:
Credimi hpdagon, c'è un motivo per cui non lo trovi da nessuna parte: si tratta della più grande delusione cinematografica della mia vita, adoro Greenaway ma il critico di repubblica ha perfettamente ragione: totalmente autoreferenziale, si è messo allo specchio e si è detto "come sono bello, come sono bravo", una vera pena.







...di Greenaway ho visto soltanto il Dante e sono rimasto assolutamente affascinato dalle soluzioni visive, la simbologia...fantastico! ma non posso definirmi "appassionato", non ho visto quasi niente...cmq, se possibile, andrò a vederlo...tanto ormai vado a vedere qualsiasi cosa! ti dirò...per ora tanto non è in programmazione da nessuna parte, se non in un cinema a Firenze...



I Racconti del Cuscino è bellissimo!
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hpdagon

Reg.: 12 Lug 2002
Messaggi: 150
Da: Cerreto Guidi (FI)
Inviato: 02-02-2004 20:20  
...provvederò al più presto a vederlo...! poi ti dirò...
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"..è la prova più difficile della sua sua lunga e straordinaria vita, e la affronta e la vive con quella stessa intima serenità e abbandono fiducioso nelle mani di Dio con cui ha sempre vissuto, lavorato, sofferto, gioito"

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 03-02-2004 16:45  
Lo vidi a Roma, l'estate scorsa, durante la rassegna "Massenzio cinema", in prima nazionale.

Come "destrutturare" il cinema senza mezze misure, mediante un impianto figurativo e narrativo del tutto stupefacente e fortemente creativo.

Nel film, l'immagine regna sovrana. Immagine "pittorica" che si fa filmica e viceversa. Questo il senso di una poetica dalla quale è inutile aspettarsi l'emozione "primitiva". Occorre, si rende necessaria da parte dello spettatore una corrispondenza intellettuale ben "strutturata". In The Tulse Luper vi sono molti richiami alla pittura di Veermer. L'ho visto in originale con sottotitolatura elettronica (piuttosto lontana dalla schermo) e per poter meglio leggere mi sono perso molte immagini; per potrer meglio guardare, mi sono sfuggite alcune (inutili) "parole". Data inoltre la sua complessità, dovrò rivederlo. A mio avviso è di per se un film da rivedere più volte. Qualcuno parla di un'opera non facile ma "generosa"... Concordo, è talmente pregna di emozioni, che per forza di cosa occorreva "raggerarle", affinchè il tutto non risultasse già visto e già detto. Metacinema, postmodernismo?
Può darsi. Scavando in profondità, credo sia tuttavia possibile trovare più di un antico e prezioso monile, nelle 99 valigie di Tulse Luper... Si, perchè quel film è anche arte antica, classica, iper-strutturata, fluida nelle immagini in continuo divenire, alternarsi, sovrapporsi, frantumarsi, così come è sempre stato nella storia dell'arte con le sue salvifiche commistioni e sodalizi tra generi. Per poter meglio guardare oltre, povate ad osservare prima le architetture e le pitture barocche e di maniera di San Luigi dei Francesi in Roma e poi posate lo sguardo - fattosi nel frattempo più carezzevole e meno distratto - sulle tele del Caravaggio ivi conservate. Questo il senso filmico-artistico di Greenaway: un "centro" artistico miracoloso ed essenziale da cogliere all'interno di una confezione sfavillante e trascurabile.



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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 07-02-2004 21:40  
Faceva un caldo terribile nel grande cortile dell'ex mattatoio di Roma. Il pavimento scottava ancora, in quella serata di agosto, alle 21 della sera! Ahi.., che terribili 21 della sera! …
Le mura, incudini del sole, irradiavano tutto il calore assorbito durante il giorno e l'umidità toglieva il respiro. Non c’era un filino di vento che portasse un po’ di refrigerio. L’arsura si faceva sentire,la fame pure… (non avevo fatto in tempo a consumare neppure una frugale cenetta ed i panini e le birre costavano troppo nel limitrofo “baretto” veltoniano, popolar-democratico…. Il pubblico sembrava spaesato e sofferente: sagome scure che si stagliavano contro il languido ed estraniante controluce che ci impediva di guardare in faccia il “prossimo nostro da amare come noi stessi”… Per non parlare degli scomodi e rustici sedili, “propedeutici” al mal di schiena… Insomma, tutto tramava contro la possibilità di poter assistere al meglio alla proiezione dell’ultimo, attesissimo film di Peter Greenaway, annunciato come di non facile fruizione... Gesù!
Ciò nonostante - e nonostante l’infelice posizionamento dei sottotitoli elettronici collocati molto al di sotto dello schermo, in modo da rendere quanto mai problematica e faticosa la lettura del “parlato” e la visione delle immagini in un solo colpo d’occhio - portai a casa un felice ricordo del film. I dialoghi e le voci fuori campo (che raccontano le vicende di Tulse),incalzavano sovrapponendosi in maniera concitata e priva di tempi morti; le immagini multiple, composte e dis-composte in rapida successione, si sovrapponevano senza posa. Il tutto era ben amalgamato da un base musicale, da suoni e rumori più che efficaci e funzionali. Assistevo ad un’”orgia” visiva e sonora molto elegante e vivace, che mostrava dei punti d’equilibrio affatto miracolosi, perfettamente controllati, dosati, infine “ingentiliti - nonostante il sarcasmo e il grottesco che vi regnavano sovrani e salvifici - da un regista che probabilmente ha iniziato a scrivere un nuovo capitolo sul grande libro della storia del cinema(a dire il vero eravamo nel 1982 quando firmò un capolavoro innovativo intitolato I Misteri del giardino di Compton House). Ora sembrerebbe proprio che qualche critico stia gridando allo scandalo per tali “artefizi et soffestichezze”.., rivendicando un improbabile “rigore” laddove invero egli di solito suole “contrattare i suoi scartafazzi col pizzicaruolo, che in queste passate e future settimane saranno eccellentissima triaca per le sardelle, tonina, arringhe et caviale”…
Ma non è forse vero che nelle varie forme e generi della moderna comunicazione di massa siamo subissati da un surplus di suoni e d’immagini? Non è forse vero che mentre siamo in casa a parlare con la (il) consorte ed il (i) pargolo(i), con genitori ed amici, c’è sempre un televisore o uno stereo a farci “compagnia”, a spargere suoni ed immagini che si sovrappongono alle nostre voci e ai nostri pensieri? Non è forse vero che mentre osserviamo un’opera d’arte dietro l’altra, in rapida sequenza, nei musei, nelle chiese e nei palazzi, vi sia spesso della musica e/o delle proiezioni di diapositive, oppure una “tavola rotonda” con i suoi blateramenti.., tutte cose che in ultima analisi finiscono spesso per incasinare di più il nostro orecchio e il nostro sguardo, pur avendo il nobile fine di aiutare la nostra immaginazione ad immaginare meglio.., finanche ciò che sarebbe opportuno immaginare in altri contesti? Non è forse vero che amiamo cibarci di immagini e di suoni a profusione, a casa, al lavoro, in macchina, in gita, perfino al cesso? Non è forse vero che in questa epoca i cui gli svariati e sofisticati mezzi di comunicazione globale delle moderne tecnologie contribuiscono a creare un po’ in tutti noi quel tanto di delirio d’onnipotenza e di inestinguibile appetito di fruizione d’arte vera o presunta tale, oramai incapaci di fare un po’ di silenzio e di buio per prestare orecchio ed occhio anche ai nostri suoni e alle nostre immagini interiori, abbandonando, una volta tanto, certi processi imitativi della mente che si rifà a modelli pre-cotti e già digeriti? Non è forse vero che il cinema, essenzialmente arte dell’immagine, si avvalga delle musiche, dei suoni e delle parole, a volte in maniera convulsa ed impropria, fino a mistificare, adulterare il suo carattere originario? Non è forse vero che tutte le arti ricorrono a tali forme di commistione, a volte in maniera originale e creativa, altre volte finendo per tradire una mancanza di idee e di carattere? Forse Greenaway col suo ultimo film voleva ricordarci tutto questo ed elevare a luminosa sintesi e simbolo paradigmatici e meta-significanti le attuali forme e modi di prosaica comunicazione di massa. Se così fosse, la sua ironia sarebbe davvero feroce…
Ma queste mie menate saranno il frutto di speculazioni e suggestioni personali, forse del tutto sfocate rispetto al terreno d’indagine… Sicuramente lo scopo di Greenaway è ben altro, dove le intenzioni sono ben più “criptiche”, alte e nobili di una mera speculazione psico-socio-culturale qualsiasi… Tuttavia, poiché il suo film è pura arte che se ne frega delle nostre povere beghe “mondane” ed esistenziali, dove la sua estetica, le sue “forme” ed il suo linguaggio appaino sublimi ed inattaccabili, al sicuro e al di sopra di ogni speculazione, pettegolezzo, pre-giudizio e pre-concetto, allora, io mi concedo il dubbio lusso di fare la figura del citrullo felice ed avanzare delle ipotesi che in ultima analisi finiscono almeno per farmi riflettere. Cosa che consiglierei di fare ad una certa critica che ama creare cortine di fumo intorno allo spettatore, a tutto vantaggio del cinema alimentare e più “rassicurante” che premia in termini di consensi e di conto in banca…

L’ho rivisto l’altro giorno, in edizione doppiata in italiano (di solito preferisco la versione in lingua originale, ma mi è servito per concentrarmi meglio sulle immagini; la prossima sarà di nuovo in inglese, magari in DVD, per recuperare quelle deliziose ed ironiche “cadenze”– non frasi, non parole inutili… - tipicamente anglosassoni), in una calda ed accogliente sala, seduto su una comoda poltrona, mangiato, bevuto e sbarbato, col vestito delle grandi occasioni.., e mentre scorrevano i titoli di coda, mi son detto: “ma questo film è un cazzo di capolavoro assoluto!”
Ed allora ho iniziato a riflettere sulla pessima accoglienza che gli è stata riservata da quasi tutta la critica “istituzionale” nostrana, così codina ed asservita al “sistema” da trovare il coraggio di magnificare bellamente i vari ed improbabili Signori degli Anelli e Master & Commander, perdendo di vista le ragioni più profonde del cinema d’arte che diventa anche intelligente intrattenimento. Tutto si può dire su Tulse Luper Suitcases, meno che sia un film elegante e raffinato ma un inutile esercizio di stile, se non di peggio. C’è da dire inoltre che Greenaway non intende in alcun modo provocare, o scandalizzare, o stupire lo spettatore, né catturarlo con colpi bassi sotto la cintura… Queste cose lasciamole fare a registi cialtroni come Las Von Trier, il quale, soprattutto nelle ultime opere, cerca di nascondere le proprie carenze espressive, formali e contenutistiche, con la (falsa) provocazione elevata a sistema; con un sentimentalismo patetico, bigotto e ricattatorio mascherato da sberleffo iconoclastico; mediante una poetica del dolore sado-masochistica della più bella e retriva acqua cattolicistica, recuperata fuori tempo massimo tra le frattaglie del cinema che fu e che seppe semmai rappresentarla in modo ben più efficace e sincero. Improponibile al riguardo ogni paragone con il suo illustre connazionale C.T. Dreyer, o con Bergman, o con Bunuel, o con Lynch, come qualcuno seguita ad ipotizzare.

Greenaway è un regista rigoroso, intellettualmente libero, originale e capacissimo di esercitare un perfetto controllo sulla sua materia filmica tutt’altro che basata su un improbabile dogmatismo di copertura che poi viene puntualmente disatteso. Egli esige dal suo pubblico una buona corrispondenza ideale ed intellettuale e tuttavia scevra da ogni forma di vuoto e vacuo narcisismo auto-compiaciuto ed auto-referenziale, ricambiandolo con opere totlmente prive di facili concessioni e di cadute di gusto. Almeno fino ad ora. Egli non crede in un cinema che sia ancora in grado di raccontare le storie come si è sempre fatto; crede invece in uno schermo che funga da galleria d’arte, da sala da concerto, da piattaforme per la danza, da espositore di fotografie, da luogo delle architetture… (lo riconosce perfino Bruno Fornara nella sua ambigua e triste recensione apparsa su Film-TV). Non c’è arte in grado di contenere meglio del cinema questa straordinaria commistione di forme e di espressioni dell’ingegno umano. Quindi, quale migliore occasione per sviluppare una possibilità così ghiotta ed intrigante? Si può essere d’accordo o meno, ed io lo sono, sebbene mi senta ancora molto legato al tipo di narrazione “tradizionale”, classica, moderna o post-moderna, tuttavia mi chiedo ancora: non è forse vero che il cinema abbia sempre cercato di convivere con le altre arti, traendo da queste ispirazione e linfa vitale ai fini di un maggior arricchimento espressivo e della sua stessa evoluzione? Ecco.., Greenaway raccoglie questa eredità, questa idea di sintesi artistica totalizzante, appena abbozzata e non ancora perfezionata, portando il tutto alle estreme conseguenze, fino in fondo, con grande coraggio e genio, deciso a percorrere una strada maestra – una delle tante possibili - che aiuti il cinema ad uscire dalle secche della sua prigionia. Chi ama Greenaway non può fare a meno di riconoscere che questa sua ultima opera riassuma ed assommi in se tutti i caratteri delle precedenti opere portandoli ad espressione perfetta e spero non ancora definitiva. Chi invece non lo apprezza, lo dica pure. Ma non dica nulla di male a proposito dell’“estetica”, del linguaggio e dei contenuti(contenuti come cifra estetica e stilistica, non come narrazione, plot, racconto, elementi come sempre accessori nella settima arte) assolutamente inappuntabili, come sempre, nell’ultimo capolavoro di G. Tutto questo fino a prova contraria che sia più convincente e meglio argomentata del solito. Buon per loro che trovino inoltre “fredda” la poetica di Tulse Luper; va da se che la freddezza non è sinonimo di inutilità o di “fine a se stesso”. Il troppo freddo comunque conserva; l’eccessivo caldo finisce per corrompere ogni materia…

Per ora chiudo qui, sperando che qualcuno di voi che abbia visto il film posti qualche riflessione per un proficuo confronto. Suvvia dunque, più in fretta se vi piace.., chè le idee e le sorprese filmiche non finiscono mai di soerprenderci e non sono mai toppe. Come le geniali immagini di Tulse Luper con le sue 99 valigie a seguito, piene di storia, di cultura, di humanitas e di poesia.


[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 07-02-2004 alle 21:51 ]

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 07-02-2004 alle 22:03 ]

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lemona

Reg.: 07 Gen 2002
Messaggi: 819
Da: ferrara (FE)
Inviato: 08-02-2004 01:52  
quote:
In data 2004-01-31 08:31, hpdagon scrive:
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"Greenaway ci aveva abituati al suo intellettualismo, ma in questa che si annuncia come la prima parte di una trilogia supera se stesso. Le valigie di Tulse Luper vuol essere una supermetafora sull'uomo del Novecento. Ma non c'è una storia, un racconto vero. C'è un tripudio di virtuosismi, una festa antinaturalista di artifici, di voci sovrapposte, di immagini moltiplicate, ogni genere di citazioni, di accumulo parossistico di informazioni, personaggi, oggetti e macchinerie.

Elegante e colto? Certo. Intelligente? Può darsi. Cinema? Ma mi faccia il piacere. C'era e c'è un ben protetto partito salottiero che usurpando la bandiera del cinema d'autore - che non è sinonimo di minoritarismo - ha sponsorizzato queste masturbazioni seminando danni gravissimi negli ultimi decenni. Ma il cinema è un'altra cosa."

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non ce ne frega niente delle recensioni di repubblica io l'ho visto e non ho bisogno delle tue recensioni i giornali li leggo anch'io .
film moplto intellettuale bisogna avere essere preparati e sapere cosa ci si aspetta

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