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Autore La vita che vorrei
Pythoniana

Reg.: 06 Lug 2004
Messaggi: 1257
Da: Gorizia (GO)
Inviato: 04-10-2004 11:27  
*** OCCHIO AGLI SPOILERZ! ***

Stefano e Laura si conoscono sul set di La vita che vorrei, storia d’amore in costume ambientata nell’800: lui è un attore affermato ma a rischio di crisi sentimentale e professionale, lei è una quasi esordiente insicura ed emotiva. Dopo un’iniziale diffidenza da parte di lui, i due si avvicinano, spinti da una reciproca attrazione, ed iniziano un rapporto che troverà continui riflessi nella storia d’amore che si trovano a dover interpretare sullo schermo. Il rapporto di Stefano con la collega Chiara, amica-ex che prova ancora qualcosa per lui, e soprattutto quello di Laura con il suo pigmalione Raffaele, interessato frequentatore del sottobosco cinematografico, minano la relazione tra i protagonisti, fino alla temporanea assenza dal set di Stefano, impegnato in un’altra produzione, che sembra sancire l’irreversibilità della crisi. Ma il rapporto tra i due è destinato a non finire con l’ultimo ciak del film.

Fare del metacinema è sempre esercizio pericoloso, non foss’altro perché implica il confronto tra vari modelli precedenti e consolidati (ed in questo senso l’esempio classico è Effetto notte di Truffaut che, premetto, non ho visto). Piccioni, sicuramente conscio del rischio, non cerca soluzioni ardite per evitarlo, ma rimane viceversa attaccato ad una trama lineare e semplice, come semplici e facilmente identificabili sono i personaggi (alcuni al limite della macchietta: il ruffiano Raffaele, l’attorucolo alla caccia di una scrittura) e le citazioni che semina qua e là nella pellicola: la casa di produzione del film nel film si chiama Camelia, e la pellicola in cui i due personaggi si trovano a recitare è chiaramente un adattamento della Signora delle camelie. Ad accentuare ironicamente il carattere melodrammatico del film “protagonista” ci sono poi le locandine di Catene e Tormento di Matarazzo, che arredano il camerino di Laura. Ma se lo stesso carattere melodrammatico viene evitato da Piccioni, il regista non riesce ad evitare le secche di una sceneggiatura troppo legata ai rimandi tra finzione e realtà: Laura interpreta il personaggio di una mantenuta, una donna di dubbia moralità, e questa finisce con l’essere l’accusa che le rivolge Stefano, infastidito da quell’emotività che la porta a concedere e concedersi troppo agli altri; viceversa lui è un uomo freddo, quasi anaffettivo, ed il suo rapporto con lei è da leggere anche nell’ottica dell’attrazione-contrasto verso un carattere opposto al suo ma che almeno in parte egli invidia. Dulcis in fundo, Chiara, rivale di Laura nella realtà, sul set interpreta la moglie del protagonista ed involontaria agente dell’avvicinamento tra lui e l’amante. Anche il finale del film nel film, con il protagonista che si allontana piangente dalla casa in cui l’amata è spirata tra le sue braccia, può risultare prevedibile (chiaro rimando a quando Stefano, ad inizio film, diceva di odiare gli attori che piangono); ma se è quindi vero che Piccioni non dice nulla di nuovo o di particolarmente originale, bisogna dargli atto di dirlo dice bene, grazie anche alla buona prova dei due protagonisti, già insieme e diretti dallo stesso regista in Luce dei miei occhi ed ormai confermati come interpreti di vaglia. Oltretutto, a dispetto di un sottofinale riconciliatorio sulla cui opportunità si potrebbe discutere ( ma a questo punto, dopo i dubbi su Mare dentro, Le conseguenze dell’amore e vari altri, comincia ad essere chiaro che quello dei finali è un mio problema), fa piacere anche vedere Lo Cascio al di fuori del consueto cliché di personaggio completamente positivo. Insomma, se si è disposti a lasciarsi andare al piacere delle narrazione, ecco un film che non cambierà la vita a nessuno ma nemmeno farà rimpiangere i soldi del biglietto (o sì? boh, io non ho speso una lira… ).
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"Riempi il tuo cranio di vino prima che si riempia di terra, disse Kayam." Nazim Hikmet

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Leonardo

Reg.: 26 Mar 2002
Messaggi: 2398
Da: Capri (NA)
Inviato: 08-10-2004 00:18  
La continua altalena tra la finzione cinematografica e la realtà è il punto di forza e insieme il punto debole dell'ultimo film di Piccioni.
Tanto più godibili risultano le sequenze ambientate sul set di un improbabile "Violetta story" (tutti, o quasi, riusciti i"dietro le quinte" da quelli ironici a quelli con doppia lettura drammatico-sentimentale) tanto più noiosa e scontata appare la vera relazione intrapresa dai due attori.
Seppure interessante era il confronto di una donna emotiva e aperta agli altri che appare superficiale e opportunista ad un uomo fin troppo freddo e arido.
e tuttavia troppe scene superflue, troppe lunghe scene (quella finale in ospedale è quasi insopportabile) troppo lungo il film.

Una Ceccarelli (che io davvero detesto! una rara raccomandata) discreta nella recitazione ma piuttosto fuori parte (dovrebbe essere l'attrice che vince il ruolo di un personaggio descritto come bellissima donna di fine ottocento laddove non c'è in lei nè la bellezza e nemmeno la classe della dama di fine ottocento. Vederla indossare a un ballo un abito rosso quasi identico a quello della Pfeiffer in "l'età dell'innocenza" è praticamente un autogol!)

LoCascio sempre bravo. Di certo l'attore italiano più sobrio e espressivo che abbiamo. Un ruolo complesso, non da "prova d'attore" ma pieno di sfumature.

Anche io comunque non rimpiango affatto i soldi spesi (io li ho spesi!) perchè il film nel complesso offre un bello spettacolo senza troppe pretese e per questo più apprezzabile.

IOMA Consideration
migliore film italiano
Salvatore LoCascio migliore attore (per ora ma dubito che arriverà a Gennaio)


[ Questo messaggio è stato modificato da: Leonardo il 08-10-2004 alle 00:22 ]

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scimmiato

Reg.: 06 Ott 2004
Messaggi: 13
Da: Milano (MI)
Inviato: 08-10-2004 12:49  

Mi ci metto pure io, tra quelli che hanno pagato il biglietto (7.50 cazzo, ripeto, CAZZO, oltretutto per un multiplex...) e soprattutto tra gli indecisi.
L'impressione è quella di un cinema ancora troppo cucito addosso agli attori, e per il sottoscritto non si tratta di una soluzione gradita...
Lo Cascio è effettivamente un attore coi controcoglioni, sfoggia in questa circostanza un paio di espressioni inedite tra l'altro, ma a mio avviso è utilizzato in maniera eccessiva, occupa ogni angolo della storia e la salva facendolo con grande mestiere, soprattutto tenendo conto del ruolo non proprio abituale.
Lei è antipatica nella sua assenza ma ha il grande pregio di essere la copia di Moana Pozzi, tanto fisicamente quanto nella voce, e sarà sicuramente lei ad interpretarla prossimamente... fidatevi.
Non male la "trovata" degli insulti telefonici, non male nemmeno la fotografia in alcune sequenze, anche se un film poi non si gira mica in quel modo...
La domanda (ri)nasce spontanea:
dove sta andando il cinema italiano?
Anzi, sta andando?
A me è sembrato un po troppo fermo su se stesso, preoccupato soprattutto di non apparire qualcos'altro invece di essere qualcuno.
E perchè in questi cazzo di film c'hanno tutti una barca di soldi?
Forse perchè i biglietti del cinema costano così tanto?
Piccola nota polemica.
...

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but then I look around
and I remember
that I am alone... forevermore.
Morrissey

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VIPERFRITZ

Reg.: 14 Apr 2005
Messaggi: 103
Da: Forli (FO)
Inviato: 22-02-2006 09:52  
Mi aggiungo a quelli che lo hanno visto gratis (fortunatamente!).
Fortunatamente non tanto perchè sia un brutto film.
Nel complesso non lo è.
Magari è un pò diesel, ci mette un pò ad ingranare, ma quando nella seconda parte le trame sentimentali cominciano a diventare dense e significative, con gli sguardi e le mezze parole che da sole pesano più di macigni sulle esistenze dei due protagonisti...beh, allora tanto di cappello, soprattutto ovviamente a Lo Cascio.

Solo che il film è davvero inaspettatamente lungo e non sempre capace di tenere lì con la testa...perciò ecco perchè quel "fortuna" di cui sopra!!
Me lo sono fatto registrare da sky, così ho potuto spezzettarlo in 3 parti...

Altrimenti al cinema sarebbe stato uno di quei film in cui troppe volte lo sguardo sarebbe sfuggito sull'orologio!

Imho: 7-
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Se C'è Qualcosa Che E' Immorale E' La Banalità

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