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Autore Non aver paura
Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 29-04-2005 21:29  
Se c’è una cosa che impressiona in negativo nel cinema italiano recente, al di là della scarsezza di fondi o del poco coraggio e monocordia di un filone narrativo ormai stereotipato, è la disarmante pochezza d’idee.
“Non aver paura” presenta già un titolo che non apre ai migliori auspici, con il suo ammiccamento al già noto “Non avere paura” di Salvatores. Angelo Longoni (in collaborazione con Massimo Sgorbani per quanto riguarda lo script) cerca di dare vita ad un’operazione innovativa, che sviluppi, facendoli intrecciare, parallelamente il filone del dramma familiare e quello del thriller all’italiana.
Il mix che ne esce non aiuta sicuramente ad approfondire e a compiere nessuno dei due, dando vita ad una sceneggiatura che finisce per affrontare superficialmente una storia che forse qualcosa in più avrebbe avuto da dire.
La ripercussione del contrasto fra i genitori, una Laura Morante che mostra un nevrotismo alla “Ricordati di me” e Alessio Boni, sul ragazzino protagonista viene esemplificata tramite l’espediente dell’”amico immaginario”. Il didascalismo e la linearità caratteriale che ne consegue giocoforza sui personaggi aiuta a consolidarsi l’immagine di un film che avanza pretese di analisi introspettiva e profondità di messa in scena, senza esaurire nessuna delle due. C’è, sotto sotto, la sibillina intenzione di incollare allo schermo il pubblico tramite l’espediente narrativo dell’aumento graduale della tensione, intenzione che viene vanificata da un uso eccessivamente ridondante e pompato della colonna sonora, che alla lunga ottiene l’effetto opposto.
Una maggiore umiltà e semplicità di script, ma anche di successiva direzione dei personaggi e tipologia d’inquadratura non sarebbe guastata. Si ricercano snodi narrativi ad effetto, ricadendo a tratti quasi nel ridicolo nel tentativo palese di forzare la mano alla realtà.
Ci si rammarica un po’ di come ultimamente il cinema nostrano sia costantemente alla ricerca della grande storia mancata, del grande climax fallito. E non guasterebbe di sicuro, almeno tentativamente, un approccio più minimalista.

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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

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8ghtBall

Reg.: 04 Feb 2004
Messaggi: 6807
Da: Cesena (FO)
Inviato: 29-04-2005 21:32  
peccato.
E ancora peccato.
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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 02-05-2005 17:07  
Non aver paura è un film “falso”. Normalmente prima di un film c’è un’idea, una motivazione, un “perché. Dietro vi possiamo trovare la voglia di soddisfare un certo e particolare appetito del pubblico (il cosiddetto cinema commerciale), la volontà di lanciare un messaggio sociale o la semplice intenzione di raccontare una storia che appare interessante. Che si centri o no l’obiettivo, l’importante è che il rapporto col pubblico sia coerente e sincero. Non è questo il caso di Non aver paura, un film che si giustifica illudendo di voler parlare della sofferenza di chi, bambino, sta vivendo il divorzio dei propri genitori, ma che per l’esiguità della materia prima trovata (strano a dirsi per un tema così profondo e attuale) si aggrappa al thriller fino a perdersi nelle forzature (possibile che una pistola dopo 30 anni sia ancora carica?tenere lontano dai bambini significa il cassetto delle posate?) di una metafora più imposta che suggerita: la violenza psicologica non può che sfociare, di risposta, in quella fisica.
Non aver paura è un film “falso” perché fa di tutto per allontanarsi da quei canoni riconosciuti come pilastri della fiction televisiva (dove ogni personaggio racconta l’azione che sta per compier, invece che farla e basta) cui la regia sembra ispirarsi e gli attori con i loro inflazionati volti ricordare e mette accanto ad ognuno dei rabbiosi genitori due vaporosi personaggi simmetrici (un’amante per il papà e una collega per la mamma) perché fungano unicamente da confessori. Così nessuno parlerà davvero da solo esplicitando a parole ciò che pensa e vive interiormente, ma potrà rivolgersi a qualcuno che non farà però altro che “si” o “no” con il capo.
Non aver paura è un film “falso” perché per dire ciò che alla fine ci rimane bastava mezz’ora, perché se per creare suspance basta alzare un po’ il volume della colonna sonora, far sdoppiare un bambino alla Gollum e tagliare dall’inquadratura il viso di un presunto psicopatico allora si ha poca stima dell’emotività dello spettatore, perché, se proprio non dobbiamo aver paura, allora ce lo si dica chiaro e tondo che rimaniamo tranquillamente a casa a sorbirci l’ultimo film in due puntate prodotto da raiuno.

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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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