FilmUP.com > Forum > Tutto Cinema - Il finanziamento pubblico nel cinema italiano
  Indice Forum | Registrazione | Modifica profilo e preferenze | Messaggi privati | FAQ | Regolamento | Cerca     |  Entra 

FilmUP Forum Index > Cinema > Tutto Cinema > Il finanziamento pubblico nel cinema italiano   
Autore Il finanziamento pubblico nel cinema italiano
gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 29-05-2005 23:26  
Riporto una parte del pezzo di Report, che Cinemi fortunatamene ha messo a disposizione.
E'lungo, c'è però da leggere.

D - Lei lo sa che il cinema italiano è finanziato dallo Stato?

RAGAZZO No, non lo sapevo, speriamo che migliori..

D - Lei lo sa che il cinema italiano è finanziato dallo Stato?

UOMO Purtroppo sì e che ci nascono anche delle porcherie.

AUTORE Oggi c’è crisi ma negli anni ’60 il nostro cinema occupava in Italia il 75% del mercato. Però era anche l’epoca dei grandi registi e produttori.

PUPI AVATI - Presidente Cinecitta’ Holding Mi ricordo che andavo da Carlo Ponti e Carlo Ponti era uno che tirava fuori il suo libretto d’assegni... Il produttore soprattutto era il centro motore ideativo del progetto. Non dimentichiamoci che alcuni produttori italiani avevano L’ultimo nome, non era quello del registra, tra i titoli di testa.

DINO DE LAURENTIIS Il produttore è l’anima di un film. Senza il produttore un film non si realizza. E’ colui che sceglie la storia, la sceneggiatura, gli attori, il regista, segue tutti fino al marketing.

AUTORE Dino De Laurentis all’inizio degli anni ’70 lascio’ l’Italia per Hollywood. Da noi le cose andavano bene e gli danno del matto. Infatti, era così matto che un anno dopo produsse "Serpico", e poi "I tre giorni del condor", con incassi miliardari.

D - Vede più film stranieri o italiani?

DONNA In generale più stranieri, perché quello italiano ha cominciato ad essere un po’...

DINO DE LAURENTIIS Io vendendo "Guerra e pace" alla Paramount, la obbligavo a comprare anche "La strada". Oggi la legge che ci obbliga a fare tutto in lingua italiana è una legge capestro che non consente di coprire i costi. Quando il ministro Urbani mi dice: "ma ci sono le deroghe"..Ma il fatto stesso che io mi debba rivolgere ad un ufficio delle deroghe significa che io non sono libero di fare quello che voglio. Se io vado dall’ufficio deroghe e dico: "voglio fare un film contro Berlusconi", voi la delega non me la date, e quindi l’ufficio delle deleghe non esiste. Il cinema ha un presupposto fondamentale: deve essere libero, libero, libero.

IN STUDIO MILENA GABANELLI Che è anche il presupposto di tutte le opere artistiche, ma qual è lo Stato democratico che tira fuori dei soldi per fare un film contro il proprio governo? Buonasera, oggi parleremo dei finanziamenti pubblici al cinema: nascono nel ’65, con l’articolo 28, e lo scopo è quello di dare un sostegno all’esordiente di talento coprendo il 90% delle spese, se poi il film incassa questi soldi devono essere restituiti. La legge dice che si può finanziare fino ad un massimo di 20 opere prime. Non c’è mai stato un anno in cui i lavori meritevoli fossero di meno. Poi nel 94 autori e produttori hanno chiesto di allargare il finanziamento anche a film che, secondo una commissione di esperti nominata dal ministro per i beni culturali, sono di interesse culturale nazionale. E qui non c’è più limite di numero. Questo dimostra un grande sostegno e quindi il cinema italiano dovrebbe essere di ottima qualità. Purtroppo, salvo le rare eccezioni, non è così. E la colpa sarà di chi li fa, di chi li sceglie, o, del nostro Bernardo Iovene che se ne è occupato?

D - Lo sai che il cinema italiano è finanziato dallo Stato?

D - Come giudica il criterio di selezione dei film, la composizione delle commissioni?

IDA DI BENEDETTO - Titania Produzioni Un macello!

GIOVANNI VERONESI - Sceneggiatore e regista Si di solito i finanziamenti non li danno a quelli che incassano. Siccome io sono condannato ad incassare con i film. Certi vengono passati alla commissione forse addirittura senza neanche leggere il copione. Penso che Scola abbia sempre preso le sovvenzioni, non perché non se lo meriti ma le ha sempre prese. Muccino, ad esempio, che se le meritava, non le ha prese.

MICHELE PLACIDO Continueremo in questo equivoco che le commissioni saranno sempre politiche, saranno sempre decisive perché clientelari, magari perché qualcuno di sinistra attraverso un amico di destra avrà il suo progetto bello e approvato, non gliene fregherà di essere scandalizzato da certe decisioni

IDA DI BENEDETTO - Titania Produzioni Ci sono questi piccoli poteri all’interno che gestiscono malamente e fanno delle cose terrificanti, abusi di piccolo potere di piccole cose di piccole parrocchiette e quindi passano delle cose indecenti.

LUCA BARBARESCHI Spesso sono fatte delle truffe, sono stati dati soldi in questi anni a film che non sono mai stati fatti.

MICHELE PLACIDO A volte si vedono nelle commissioni dei film imbarazzanti.

ANDREA OCCHIPINTI - Lucky Red E’ molto importante chi sta nelle commissione che valuta questi progetti.

AUTORE Ma con quale criterio si scelgono i commissari? L’onorevole Melandri, per esempio, quando era ministro per i Beni Culturali, come ha scelto i suoi?

D - Quale criterio ha usato?

GIOVANNA MELANDRI - Ex Ministro Beni Culturali Competenza, perché io affidavo a 9 persone competenti di cinema una scelta molto delicata quella di dire a te ti finanzio a te no.

D - Non ha avuto indicazioni dai partiti, non si è preoccupata di rappresentare anche la cultura di destra.

GIOVANNA MELANDRI - Ex Ministro Beni Culturali Non solo io ho ignorato qualunque pressione che venisse, le pressioni ci sono sempre, basta ignorarle.

D - Se un ministro nomina dei commissari vuol dire che li nomina in quota. Lei in che quota è?

GIAMPIERO BRUNETTA - Docente Storia cinema Univ. Padova, ex Commissario Cinema. Io non sono mai stato in quota di nessuno, spero di essere chiamato per le mie competenze: è tutta una vita che mi occupo di cinema italiano.

GIOVANNA MELANDRI - Ex Ministro Beni Culturali Ora siamo di fronte a quale scenario: uno scenario in cui l’attuale ministro candidamente ha detto a "Il Giornale" che lui ha dovuto comporre la commissione sentendo la pressione dei gruppi parlamentari e delle forze politiche.

D - E’ vero che ha scelto le commissioni in base alla composizione dei partiti?

GIULIANO URBANI - Ministro Beni Culturali Naturalmente il ministro è sempre al vertice di una maggioranza parlamentare e finisce per ricevere segnalazioni, anche dall’opposizione, dal Parlamento in generale e in particolare dai membri delle commissioni parlamentari. Io lo giudico sbagliato, questo.

AUTORE Nella commissione nominata da Urbani c’è anche il professor Farinotti. Urbani ha scelto i suoi commissari in base alle indicazioni dei partiti. Lei di che partito è?

PINO FARINOTTI - Commissione Cinema, Min. Beni Culturali Io non mi sento di, è chiaro che sono configurato in forza a Forza Italia, però il lavoro che faccio lo faccio davvero indipendentemente da questo tipo di definizione che per me non contano nulla. Però siccome devono contare in questo tipo di configurazione, che faccio? Accetto di venire configurato in questo modo.

GIOVANNA MELANDRI - Ex Ministro Beni Culturali Senza offesa per nessuna, che ha insediato una commissione di incompetenti.

PINO FARINOTTI - Commissione Cinema, Min. Beni Culturali Davo per scontato che se lei veniva qua e mi considerasse incompetente. Mi sembra assurdo che devo rispondere a queste cose. Detto in tutta semplicità io sono il più grande esperto di cinema del mondo. Fuori dalla telecamera, questo lo dico a te. Poi credo che la gente un po’ mi conosce visto che sono il critico di Rai Uno. Poi sono consulente per la fiction del consiglio d’amministrazione della Rai, riferisci ad Alberoni e a Cattaneo, credo che dopo tanti anni la competenza sia stata riconosciuta.

GIULIANO URBANI - Ministro Beni Culturali La Melandri è l’ultima a poter parlare. Io ho trovato commissioni molto simili a quelle che poi ho rinnovato ma per una ragione molto semplice: sia io che la Melandri abbiamo dovuto rispettare la legge.

AUTORE E prima della Melandri c’era Veltroni. Lei fu scelto come commissario per la Commissione cinema perché?

ORESTE DE FORNARI - Ex Commissione Cinema Io non lo so per la stima mal riposta che Veltroni nutriva per me. Avrà letto qualche libro

D - Lei è stato scelto come uomo di centro?

ORESTE DE FORNARI - Ex Commissione Cinema No. Sono stato scelto perché gli piacevo come cinefilo, come critico per le cose che ho scritto sul cinema. Veltroni pur essendo un uomo di partito, come è umano essere, ha scelto anche, credo, in base a criteri al di là della politica. Credo. Nel mio caso ne son sicuro.

AUTORE Il criterio usato negli ultimi dieci anni per assegnare i finanziamenti è stato la valutazione della sceneggiatura. Tutti, concordano che da una sceneggiatura, cioè da un copione, è difficile prevedere un buon film.

GIOVANNI VERONESI - Sceneggiatore e regista Vedi ad esempio questa battuta, "Dai così d’istinto" può darsi che non piace a quelli che leggono la sceneggiatura, e boccia il film

ROSSANA RUMM0 - Ex direttore generale Sezione Cinema Spesso ci siamo trovati delle bellissime sceneggiature che poi realizzate in termini cinematografici non hanno funzionato e viceversa. Magari non abbiamo dato sostegno a film invece che dal punto di vista cinematografico e anche culturale hanno funzionato. E’ inevitabilmente arbitrario, non so come dire. Si spera di fare meno errori possibili, però qualche errore si fa.

GIOVANNI C. PROFITA - Direttore generale Sezione Cinema Più volte ho detto ai miei collaboratori che se io fossi stato capace di sapere gli esiti commerciali dei film sulla base di una sceneggiatura mi sarei già trasferito da tempo a Los Angeles.

PUPI AVATI - Direttore Cinecitta’ Holding Ogni anno ci sono 30 film in Italia che non escono e sono tutti film finanziati con denaro pubblico. Ci sono, molto spesso, in corrispondenza con questi 30 film che non escono, 30 società che sono state formate per realizzare questi film e che falliscono alla fine della realizzazione dei film.

AUTORE I finanziamenti sono andati anche a registi famosi, di fama consolidata, Scola, Tinto Brass, Monicelli, Dario Argento. Squitieri, Wertmuller, Antonioni, e lo stesso Pupi Avati

D - Ma anche un regista come lei per fare un film ha bisogno di finanziamenti pubblici?

PUPI AVATI - Direttore Cinecitta’ Holding Quando il prodotto è un po’ più ambizioso culturalmente, un po’ più raffinato, con meno attenzioni nei riguardi dello star system o meno attenzioni nei riguardi del mercato, è evidente che allora si deve ricorrere ad un aiuto da parte dello stato.

AUTORE L’aiuto dello Stato si chiama finanziamento, che vuol dire: ti do dei soldi che tu mi devi restituire. E allora facciamo due conti. Siccome un film costa mediamente attorno ai 7 miliardi di vecchie lire, e al produttore va il 27% del prezzo del biglietto, significa che quel film, per ripianare il finanziamento, deve incassare circa 20 miliardi.

GIOVANNI C. PROFITA - Direttore generale Sezione Cinema Lei va a vedere nella storia degli ultimi dieci anni, quanti film hanno incassato 20-25 miliardi.

D - Quanti sono i film che hanno avuto successo?

ANTONIO AUTIERI - Direttore Box Office Sopra i due milioni di euro sono soltanto nove, in dieci anni. Per la precisione, cinque oscillano fra i due e i tre milioni di euro e quattro superano i tre milioni di euro.

AUTORE I campioni d’incasso degli ultimi dieci anni, sono: "Va dove ti porta il Cuore", di Cristina Comencini. "I cento passi", di Marco Tullio Giordana. "Vajont" di Renzo Martinelli, "Prendimi l’anima" di Roberto Faenza L’altra faccia della medaglia sono centinaia di film che hanno incassato pochissimo, o addirittura non sono mai usciti in sala.

ANTONIO AUTIERI - Direttore Box Office "Ti amo Maria", debutto alla regia dell’attore Carlo delle Piane, finanziato con la cifra di 669 mila euro. L’incasso è di soli 6.800 euro. "Cartoni Animati", il regista era Franco Citti, e finanziato con oltre un milione di euro, non è mai uscito al cinema. "Branchie", distribuito all’epoca dalla Cecchi Gori, di Francesco Martinotti finanziato con oltre due milioni di euro, incassò 18 mila euro. "Film", una commedia sul cinema di Laura Belli, con Laura Morante, finanziato con circa un milione di euro, incassò soltanto 11 mila euro. "Honolulu Baby" di Maurizio Nichetti, finanziato con due milioni 800 mila e rotti, incassò soltanto 44 mila euro.

AUTORE Di esempi ce ne sono centinaia, opere di registi famosi o sconosciuti. Tutti, hanno avuto un prestito del quale dovevano restituire obbligatoriamente solo il 30%, e, nei casi delle opere prime, il 10%. Per la quota restante, se il film non incassa scatta il cosiddetto fondo di garanzia, cioè copre lo Stato. In dieci anni sono stati ammessi 352 film per 1173 miliardi di vecchie lire.

ANTONIO AUTIERI - Direttore Box Office La percentuale di rientro da parte del sistema cinema è estremamente bassa, insoddisfacente, da decenni, ed è vicina al 20%.

AUTORE Vuol dire che nell’80% dei casi i soldi non vengono restituiti, e tutto quello che può fare lo stato è di acquisire i diritti, attraverso la banca che ha erogato il finanziamento. Comunque in mezzo a Tanti fallimenti c’è anche qualche successo , ad esempio il film di Calopresti "La parola amore esiste" che ha restituito tutto il prestito. Come pure "I cento passi", di Marco Tullio Giordana.

FABRIZIO MOSCA - Titti Film Il caso dei "Centro passi" è un caso del tutto particolare perché si tratta di un produttore alla sua prima esperienza, questo film si è fatto grazie al finanziamento pubblico. Il film ha incassato più o meno 8 miliardi e grazie a questo successo ho potuto rimborsare immediatamente il prestito allo Stato.

AUTORE Un altro film che finanziato che ha avuto successo è "Il mestiere delle armi" di Ermanno Olmi. I produttori che restituiscono i soldi però si contano sulle dita di una mano. Il resto segue ben altro destino. Per esempio la produzione del film "Rosa Funzeca", di Aurelio Grimaldi ha avuto un finanziamento di quasi tre miliardi di lire.

D - Riuscite a recuperare tutti i soldi?

IDA DI BENEDETTO - Titania Produzioni No, assolutamente. Distribuito dall’Istituto Luce, quindi il solito percorso che fanno i film italiani dove stanno un po’, quando comincia a crescere...perché cresceva: prima era mezza sala poi tre quarti, poi la sala era piena, tanto è vero che degli amici dicevano, "non ho trovato posto". Quando la sala era piena hanno tolto il film, perché ne avevano programmati altri. Ecco il nostro cinema, e le regole del cinema italiano, devono garantire a un autore, perché l’autore si regge sulla tenuta del cinema.

AUTORE Il film, dicevamo, ha ottenuto quasi 3 miliardi di lire; ha incassato 71 mila euro. Anche "Il trasformista", prodotto, girato e interpretato da Luca Barbareschi ha avuto un finanziamento di più di 3 miliardi di lire. Nel 1996 un altro suo film "Ardena" aveva ottenuto 2 miliardi di lire

D - Come sono andati?

LUCA BARBARESCHI Ma i film sono andati male tutti e due, hanno avuto incassi molto esigui, e ahimè purtroppo, mentre altri che non avevano chiesto finanziamenti sono andati meglio. Il problema è di azzeccare il marketing. Forse quello che ho sottovalutato in entrambi i film è che la mia faccia da sola per il cinema non "ha più noleggio". Sono convinto che "Il trasformista", con un altro attore e un altro regista, ma identico, solo cambiando la faccia e la firma, dal punto di vista del marketing, della credibilità del prodotto, avrebbe avuto un ottimo successo. In realtà sui film che non hanno incassato, qualsiasi lira, da qui all’eternità incasserò, per cui lo rivenderò per altri dieci passaggi, vanno al ministero.

AUTORE Ma perché un film con vari miliardi di investimento incassa pochi spiccioli? Di solito si dà la colpa al produttore.

GIOVANNA GAGLIARDO - Commissione Cinema Quando un produttore non ha più interesse ad innamorarsi della storia, a cercare la maniera di realizzarla ma c’è il papà Stato che gli mette in mano la copertura finanziaria, ecco che il produttore si trasforma in un passacarte, in un funzionario, in un impiegato.

AUTORE Sono dei passacarte che però devono far quadrare i conti, visto che le banche verificano come vengono spesi questi miliardi!

ROMANO FRANZA - BNL Sezione Credito cinematografico C’è un controllo o sul set oppure un controllo successivo con la visione di una cassetta registrata.

D - Questo signore che sta facendo?

ROMANO FRANZA - BNL Sezione Credito cinematografico Sta controllando sulla base della sceneggiatura e sul piano di lavorazione se ciò che era previsto è stato realizzato.

D - Se trova delle cose che non vanno?

ROMANO FRANZA - BNL Sezione Credito cinematografico Il produttore deve tornare al ministero e segnalare la variazione.

D - Questi costi coincidono sempre oppure a volte sono un po’ gonfiati?

ROMANO FRANZA - BNL Sezione Credito cinematografico Generalmente sì. Imbrogli non ce ne sono, assolutamente no.

AUTORE "Assolutamente sì", secondo le voci che circolano nell’ambiente! Alcuni produttori gonfiano i costi per lucrare sul finanziamento!

IDA DE BENEDETTO - Titania Produzioni Se uno la mattina, un signore qualunque capisce come si fa il passamano dice "faccio pure io il produttore. Vado qua, vado la’, m’accocchio un po’ di soldi, c’ho la mia parrocchietta, se mi danno due lire il film deve costare una lira e due" questo è un sistema perverso...

GIULIANO URBANI - Ministro Beni Culturali Qualche volta si presentano budget un po’ faciloni. Si chiedono otto sette sei miliardi e mezzo (vecchie lire) su cose che presumibilmente potrebbero costare molto meno. Ma questo è umano, è il gioco delle parti. Il produttore tende a dire che spenderà tantissimo. Noi che amministriamo soldi che non sono nostri ma del contribuente italiano dobbiamo stare attenti a non buttarli dalla finestra, soprattutto per film che rischiano di avere 100, 200, 300 spettatori in tutto.

PINO FARINOTTI - Commissione Cinema, Min. Beni Culturali Noi su 100 copioni la gran porte è firmata da Mario Rossi, nome ipotetico, che fa la regia, a volte fa il produttore, a volte l’attore e a volte il musicista. Quindi nemmeno Chaplin...

AUTORE Barbareschi ci ha provato! Con il trasformista ha fatto il produttore, il regista e l’attore, la commissione, però, la prima volta gli bocciò la sceneggiatura.

LUCA BARBARESCHI La commissione era di centro-sinistra. Io ho scoperto di essere quasi inviso al potere.

AUTORE Barbareschi, però, con il governo del centro destra ha avuto la direzione del teatro Eliseo a Roma per circa 2 anni. Ma poi ha lasciato.

LUCA BARBARESCHI Mi rifiuto di dirigere un teatro ed essere vessato dalle raccomandazioni dei potenti di turno. Un imposizione: cioè o mangi questa minestra o salti dalla finestra. Prendere attori o compagnie che non ritengo all’altezza che hanno forti sostegni politici..

D - E sono i politici che vengono lì...

LUCA BARBARESCHI Che telefonano, anche in maniera arrogante, battute dette da persone di grande potere "ma che ci vorrà a dire due o tre battutine in televisione, ma che ci vorrà a dire due o tre battutine in teatro.."

AUTORE Per Barbareschi è andata di male in peggio, tornando alle commissioni discusse l’ex sottosegretario del ministero della Cultura, ha il dente avvelenato.

VITTORIO SGARBI Probabilmente sono una consuetudine. Cioè l’idea di finanziare amici o parenti o di utilizzare il danaro pubblico per consentire alla propria amante di affermarsi, che è esattamente quello che io ho denunciato per primo e che si è poi verificato sulle carte e che ha fatto niente di meno il ministro della cultura Urbani che dopo anni di astinenza, sua dal punto di vista sessuale, della sua partner dal punto di vista dei finanziamenti, ha realizzato la quadratura del cerchio: lui ha soddisfatto le sue esigenze sessuali e lei ha avuto i finanziamenti. Mi pare che le due cose, il nesso sia talmente perverso...

IDA DE BENEDETTO - Titania Produzioni Io, a tutt’oggi, ho avuto solo il finanziamento per "Rosa Punzega". "Mineà" ancora non ho preso il finanziamento perché il film non è stato realizzato. Ho presentato una richiesta per il film di Chabrol che mi avrebbero, ancora non ho avuto una dichiarazione ufficiale, dato 930 mila euro, ma fino ad esso non ho preso un euro. Tranne "Rosa Funzeca", basta, niente, questa è la verità.

VITTORIO SGARBI Mi sembra che questa cosa che ho indicato e non per mia invenzione ma attraverso dei documenti che mi sono stati forniti da un parlamentare della maggioranza che è nientemeno Gabriella Carlucci, la quale aveva i documenti con indicazioni di cifre a film che erano stati finanziati dal ministero e prodotti dall’amante del ministro, la quale non prendeva finanziamenti dai tempi di Craxi.

IDA DE BENEDETTO - Titania Produzioni Io sono un’attrice come tale e l’ho dimostrato e lo dimostro, Sono una donna che ha una personalità, non ho mai avuto bisogno di essere protetta, forse sono stata io a proteggere troppo gli altri, non ho bisogno di nessuno. La mia vita privata è la mia vita privata: chi amo, se amo , da quanto tempo amo, sono fatti miei. Chiaro?

GABRIELLA CARLUCCI - Deputato F.I. Commissione Cultura Non c’è nessun altro che in un anno e mezzo...

D - Che cosa vuol dire che in commissione l’hanno favorita?

GABRIELLA CARLUCCI - Deputato F.I. Commissione Cultura Si, ma non solo, scusa, lo scandalo più grave di tutti: fra la prima e la seconda commissione passano almeno sei mesi. Fra l’ICN e la commissione credito passano come minimo sei mesi. A lei le hanno fatto aprire la commissione ad agosto, per farle avere i soldi, anche di questo ci sono testimonianze.

IDA DE BENEDETTO - Titania Produzioni Servacce, cameriere, camerieri, io non vogliono parlare di questo. Se lei è venuto per parlare di questo, ha sbagliato palazzo, quindi...me ne frego chi fa calunnie avrà avuto le sue citazioni, più di questo non posso fare. Sono infamie io ho la mia storia che parla per me, nono sono né una cialtrona da quattro soldi né...sono inattaccabile da questo punto di vista.

GABRIELLA CARLUCCI - Deputato F.I. Commissione Cultura Ci sono venti persone della maggioranza che sanno quello che sto dicendo. Ci siamo andati a leggere le carte perché poi hai le audizioni, devi fare le domande quindi devi sapere di cosa stai parlando. Già solo controllare i tempi che passano fra l’ICN e il credito ci ha fatto capire quanto tempo passa e come per lei, invece, è passato un mese.

AUTORE Sono dichiarazioni fuori onda e per questo chiediamo scusa all’onorevole Carlucci.. Ma guardiamo le carte: i progetti della Ida di Benedetto sono stati approvati durante il governo Berlusconi e quindi con il ministro Urbani, ma la commissione che aveva scelto i film era ancora quella insediata dal ministro Melandri, rimasta in carica fino a luglio 2002. Eccetto per un solo film, "Damigella d’onore", prodotto dalla Titania, società della Di Benedetto, effettivamente approvato il 4 agosto 2003.

AUTORE C’è addirittura si è aperta la commissione il 4 agosto per far passare questa "Damigella d’onore", un film di Chabrol.

GIOVANNI C. PROFITA - Direttore generale Sezione Cinema Non so neanche a cosa si riferisca, non ricordo di una commissione fatta ad agosto anche se io quest’anno sono andato in vacanza soltanto una settimana con la mia famiglia, probabilmente quel film è stato approvato come sempre insieme a tanti altri film..

AUTORE Non proprio tanti. Il 4 agosto ne sono stati approvati tre, ma solo la Titania ha avuto il finanziamento 2 mesi dopo, anzi a dire il vero ce n’è un altro, della Tangram film, approvato a settembre e finanziato a ottobre!

D - Mi riferivo a lei, se avrà favorito qualche film...

GIULIANO URBANI - Ministro Beni Culturali Io sicuramente no, questo posso dirglielo con certezza.

D - Non ha influenzato direttamente la commissione su scelte di qualche film

GIULIANO URBANI - Ministro Beni Culturali Guardi la commissione può testimoniarle che io primo non ho parlato mai con la commissione nel suo insieme; i commissari quasi tutti non li ho mai visti, quindi fisicamente non li ho mai incontrati. Ma questo è un dovere, non lo considero una cosa stravagante perché il ministro non deve intromettersi in queste cose. A parte il fatto che sarebbe anche un reato ma sarebbe una mostruosità.

D - Le polemiche di Sgarbi sono solo polemiche.

GIULIANO URBANI - Ministro Beni Culturali La prego la prego la prego...

LUCA BARBARESCHI E’ un paese con una democrazia inesistente perché è un paese dove ancora la gestione del potere è vissuta come un momento di arroganza assoluta e il delirio. Vorrei fare una legge che preveda che solo chi dimostra d aver fatto uso di droghe, abbia fatto l’amore in gioventù, cioè che abbia fatto tutto quando era giusto farlo abbia un luogo di potere perché nel 90% dei casi non appena hanno il potere perdono la testa per le donne, per la droga..

AUTORE Insomma l’ambiente è creativo anche nelle polemiche, per non parlare delle bugie, le più spudorate! Per esempio succede che per avere un finanziamento significativo, alcuni produttori indicano nel copione attori famosi a loro Insaputa.

MICHELE PLACIDO Mi hanno detto che questa cosa è legale, che uno possa fare il nome degli attori. Mi hanno detto che mi hanno messo in un film ero diventato Marco Polo. Che posso dire, a me fa piacere che il regista abbia pensato a me però io certo non l’ho autorizzato. Se poi la legge lo autorizza a fare certi nomi, vuol dire che è legale. Eravamo la coppia io e Fabrizio Bentivoglio. Fabrizio ancora di più era caduto dalle nuvole. Sono giochi strani. Ha chiesto otto miliardi? Glieli daranno pure ma gli attori non siamo noi.

AUTORE "Dante" lo avete finanziato voi no? Otto miliardi con Michele Placido che non ne sapeva niente.

D - Ha influito la presenza di Placido sulla vostra decisione?

PINO FARINOTTI - Esperto Commissione cinema (min. Beni Culturali) Si, si ha certamente influito come quella mi pare di Bentivoglio. E’ chiaro che se non dovessero esserci loro la produzione dovrà sostituirli con nomi adeguati ai loro.

AUTORE La società in questione si chiama Pac, e il produttore è di tutto rispetto: ha alle spalle centinaia di film conosciutissimi, prodotti con soldi propri e li esporta in tutto il mondo. Ed è la prima volta che fa richiesta di soldi pubblici.

MARIO BREGNI - Pac Produzioni Noi siamo autorizzati a mettere i nomi e poi.. è prassi è normalità che si mettano i nomi..

AUTORE Non siete una produzione che si basa sui finanziamenti pubblici...

MARIO BREGNI - Pac Produzioni Non li abbiamo mai chiesti.

MICHELE PLACIDO Ste’ cose, questa benedetta commissione ditelo che c’è questa legge così io al prossimo film faccio "Vita e morte di Giulio Cesare" con Robert De Niro, Dustin Hoffman e mi danno una quarantina di miliardi poi dico sai Bob non può...alla fine l’importante e che me ne restano una decina di miliardi da gestire.

IN STUDIO MILENA GABANELLI Io non vorrei fare il commissario! Ma è evidente che qualcosa non funziona se molti film finanziati dallo Stato non incassano, non restituiscono il prestito e svaniscono nel nulla. Sarà perché sono brutti? Alcuni dicono che non si può sapere perché se non vengono distribuiti la gente non li può vedere. Altri rispondono che la distribuzione c’è, ma se il film non incassa dopo 3 giorni va in cantina. Ma la grande distribuzione, quella che conta, però sarebbe nelle mani di Rai e Mediaset da cui bisogna transitare per coprire i costi vendendo i diritti Tv. Inoltre: se il mercato può sostenere 20 film e ne vengono sovvenzionati 100 , è inevitabile che gli altri 80 abbiano un brutto destino. Peccato per quelli belli, e anche per quelli brutti perché sono dei soldi buttati via!

ALESSANDRO USAI - Direttore generale Cinecitta’ Holding Ci sono tanti film che sono usciti in una sala per due giorni per avere comunque il visto "è uscito in sala" dove, nei casi più estremi, alla proiezione c’era l’autore e qualche amico e parente.

AUTORE Il film di Maselli, per esempio con 2 miliardi e mezzo di finanziamento statale ha incassato poco più di 9 milioni di lire. Parliamone...

D - Lei rifiuta proprio questo canone di rigidità...

CITTO MASELLI - Anac Non è che io rifiuto il parametro degli incassi. E’ uno dei parametri. Va garantito a ogni film italiano l’uscita nelle dodici città capozona e nei cinema legati alle città capozona.

D - E oggi questo non avviene?

CITTO MASELLI - Anac Ma non avviene! Le ho spiegato che avviene solo per il 25-30% dei 100 film che vengono prodotti all’anno.

D - Gli altri come vengono distribuiti. Escono solo a Milano e a Roma?

CITTO MASELLI -Anac Ma quando va bene.Escono solo a Frosinone o ad Abbiate Grasso..

AUTORE In sostanza per Maselli i film non incassano - non perché sono brutti - ma perché sono distribuiti male. La colpa sarebbe delle due grandi piovre: Medusa, che è Fininvest, e Rai Cinema.

GIAMPAOLOLETTA- Amministratore delegato Medusa E’ vero che ci sono sostanzialmente due soggetti televisivi e quindi due sbocchi televisivi finali e provenendo la maggior parte dei proventi di un film dalle vendite televisive è chiaro che il produttore o il distributore che riesce ad avere un rapporto con Rai o Mediaset parte avvantaggiato.

D - Come si regolano allora i concorrenti? La Lucky Red ad esempio è la casa di distribuzione di Andrea Occhipinti.

ANDREA OCCHIPINTI - Lucky Red Fanno un po’ un pacchetto completo: comprano i diritti televisivi, finanziano il film e al produttore fa comodo e poi magari fanno anche la distribuzione e fanno anche l’home video. Questa situazione esiste in Italia ed è un’anomalia rispetto ad altri paesi. E’ più dura per me trovare film italiani. Distribuire cinema italiano buono per me è più difficile.

AUTORE La Filmauro di Aurelio De Laurentiis , dopo Medusa, è la seconda casa di distribuzione nazionale.

AURELIO DE LAURENTIIS -- Filmauro Se i film sono giusti e non sono noiosi per il pubblico, il pubblico li premia. Non è che lei deve predeterminare che un film è commerciale o no. Tutti i film devono essere commerciali nel senso che devono essere o riusciti e se non sono riusciti per quale motivo dovrebbero incassare dei soldi?

GIANCARLO LEONE - Rai Cinema Se su 30 società di distribuzione in Italia, il film non trova un distributore, il problema è il film, non certo del distributore.

AUTORE Allora questi film, prima di tutto, non si dovrebbe finanziarli!. Ad ogni modo c’è un cinema che usa poco i soldi pubblici, ed è un cinema di qualità che funziona. La Cattleya, per esempio, ha prodotto un viaggio chiamato Amore, di Michele Placido; il più bel giorno della mia vita, di Cristina Comencini; "Io non ho paura", di Gabriele Salvatores, "Caterina va in città" di Paolo Virzì. E i soldi li trova sul mercato, cioè dalle tv.

RICCARDO TOZZI - Cattleya Sia un produttore come Procacci che un produttore come Tilde Corsi che noi stessi, senza Medusa prima e senza Rai Cinema dopo non saremmo qui a fare questo discorso.

AUTORE Non c’è un problema di monopolio o duopolio...

RICCARDO TOZZI - Cattleya Ma quando ce ne sono due uno deve auspicare che ne arrivi un terzo e un quarto cosa che adesso comincia a succedere con gli americani e non che se ne levi di mezzo uno o tutti e due perché quella è la strada per suicidarsi.

AUTORE La Fandango è di Domenico Procacci, ha prodotto i film di successo di Gabriele Muccino, film fatti senza finanziamenti pubblici, perché furono bocciati dalla vecchia commissione, , ha prodotto i film di Ligabue, il film di Crialese, "Respiro", "L’imbalsamatore" di Matteo Garrone. Procacci, che è considerato da tutti un vero produttore di cinema di qualità, usa poco i finanziamenti pubblici, co-produce e distribuisce con medusa, ed è di sinistra.

DOMENICO PROCACCI - Fandango Medusa è completamente disinteressata al contenuto politico dei film che produce o distribuisce. E’ interessata al business, a mantenere la sua posizione nel mercato italiano, di fatto finisce per lavorare con quasi tutti autori di sinistra altrimenti farebbe due film all’anno, non riuscirebbe a manere questa sua posizione di forza, credo. Non ho mai avuto un problema di censura politica sui contenuti. Sul discorso preoccupazione rispetto alla politica, penso siano molto più preoccupati in Rai, per esempio.

D - Un film contro Berlusconi lo produrrebbe?

GIAMPAOLO LETTA - Amministratore delegato Medusa Mah, un film contro Berlusconi potrebbe, probabilmente, nemmeno avere successo in sala. Non lo produrremmo semplicemente perché forse facendo una valutazione commerciale potrebbe non avere alla fine avere un appeal cinematografico, Ci sono alcune tematiche che al cinema non funzionano e credo onestamente che un film su Berlusconi non funzionerebbe. Comunque non lo produrremmo.

AUTORE Allora, la situazione cinematografica in Italia è questa: ogni anno escono in media 400 film nuovi , 100 sono di nazionalità italiana. Di questi 100 film solo 20 riescono ad incassare, cioè quelli del così detto nuovo cinema e i film di natale.

MICHELE LO FOCO - Consigliere di amministrazione Cinecitta’ Holding Tutto il resto è perdita, film che non incassano in Italia, all’estero, non si sa perché, non sono validi per l’home video, non vengono acquistati dalla televisione per cui è prodotto che rimane inutilizzato. Cioè è prodotto inutile, non è prodotto culturale, non si vede e non si sente.

AUTORE Una cosa che non si può dire, è che lo stato non sostenga il cinema, infatti oltre alla produzione da’ alla scuola nazionale di cinema 21 miliardi all’anno. Il presidente della scuola è un uomo di cultura, Francesco Alberoni, che è anche nel consiglio di amministrazione di Cinecittà, Insieme a Marcello Veneziani, ambedue sono anche consiglieri della Rai. Sempre lo stato dà a Cinecittà circa 40 miliardi di lire ogni anno per promuovere il cinema italiano. Presidente di Cinecittà Holding è il maestro Pupi Avati.

PUPI AVATI - Presidente Cinecitta’ Holding Io ho messo al servizio del cinema italiano la mia esperienza. Probabilmente i frutti saranno modesti. Probabilmente non sarò all’altezza dei miei compiti, probabilmente sì, vediamo.

AUTORE Vediamo! Intanto a festival, rassegne, associazioni culturali vanno altri 30 miliardi di lire, in totale il Fondo unico per lo spettacolo stanzia per il cinema circa 90 milioni di euro all’anno. Di questi solo la metà vanno alla produzione e sono quelli che dovrebbero essere restituiti.

AURELIO DE LAURENTIS - Filmauro I finanziamenti non possono mai essere automatici e finiscono per forza con lo stabilire delle clientele. Ogni volta che noi parliamo di finanziamenti che devono essere restituiti ci andiamo ad incasinare oltre misura. Sarebbe molto opportuno invece prendere coscienza e dire come posso portare al cinema migliaia di miliardi.

AUTORE Lo sa che il cinema italiano è finanziato dallo Stato. Cosa ne pensa?

SPETTATORE Mi sembra una cosa giusta. Bisogna vedere se poi questi finanziamenti vanno ai film giusti. Bei film

SPETTATORE 2 Il cinema in genere deve essere finanziato. Il cinema d’autore è cinema per pochi.

SPETTATORE 3 Certi film, tipo questo che ho visto adesso "Totò Sapore" meritano di essere finanziati.

GIANCARLO LEONE - Rai Cinema Il mercato italiano non è in grado di assorbire un numero così elevato di film. Noi stiamo distribuendo, tra italiani e americani, lo stesso numero di film che si distribuiscono in America, con l’unica differenza, non da poco, che in Italia abbiamo poco più di tre mila schermi sui quali proiettare i nostri film in America ce n’è 15 volte tanto.

AUTORE Nel 2003 la commissione cinema ha approvato 69 film di interesse culturale nazionale più 40 opere prime. Per il mercato i italiano sono troppi.

GIOVANNA GAGLIARDO - Commissione cinema Io sono fra quei due o tre commissari che erano fortemente contrari al passaggio di troppi film, ho votato contro molti di questi progetti che sono passati. Sono stata messa spesso in minoranza.

PINO FARINOTTI - Esperto Commissione cinema (min. Beni Culturali) Noi abbiamo cercato di ripristinare i generi e con i generi lo spettacolo. Non so, l’avventura.

AUTORE Con chiunque parlo, attore, regista, mi dicono passano delle cose indecenti, delle porcherie..

GIOVANNA GAGLIARDO - Commissione cinema Io lo penso..

D - Allora dov’è il problema?

GIOVANNA GAGLIARDO - Commissione cinema Si vede che a loro son piaciuti questi brutti film

D - Avete approvato tantissimi progetti...

GIOVANNI C. PROFITA - Direttore generale Sezione Cinema Mi consente di rispondere serenamente. Abbiamo parlato in termini quantitativi, visto che le interessano, poi i numeri sono le cose che più contano ma salivano centinaia di progetti, la commissione valuta e in buona coscienza li approva se ritiene di approvarli.

IN STUDIO MILENA GABANELLI A gennaio la normativa sui finanziamenti al cinema è cambiata, ma il punto rimane invariato: non c’è un limite, e la commissione se vuole, può approvare tutti i copioni che arrivano al ministero! nel nel 2003 ricordiamo, sono stati approvati , oltre alle opere prime, 69 film di interesse nazionale. adesso i soldi per finanziarli non ci sono ma urbani assicura che da qualche parte salteranno fuori. la commissione che li ha approvati è quella che si è insediata con il nuovo governo e quella vecchia, che aveva iniziato a ridurre il numero, è stata liquidata prima della scadenza del mandato, come prevede la legge dello spoils system, ma, dicono, senza stretta di mano.

PADRE VIRGILIO FANTUZZI - Civiltà Cattolica ex Commissione cinema Eravamo in otto più la presidente: siamo stati trattati tutti e nove a pesci in faccia.

GIULIANO URBANI - Ministro Beni Culturali Questa dei pesci in faccia mi sembra un’enormità. Non so da chi possano essere stati trattati male per la semplice ragione che in virtù di quella legge si è cambiata la commissione. Perché in uno stato civile quando si cambiano i governanti, gli amministratori, è giusto sostituire l’uno all’altro almeno con il sorriso sulle labbra.

PADRE VIRGILIO FANTUZZI - Civilta’ Cattolica ex Commissione cinema Callisto Cosich mi ha detto addirittura che gli hanno chiesto di restituire i copioni che lui aveva già letto, sui quali aveva formati i suoi giudizi, gli hanno detto "i tuoi giudizi tieniteli per te che a noi non interessa" ma siccome poi erano a corto di copioni "per cortesia restituiscici il copione".

AUTORE Nel gennaio 2004 Urbani la modifica: tra le novità c’è il ritorno della pubblicità nei film e l’introduzione del reference system. Cioè può spirare ad avere denari pubblici per un film di interesse nazionale colui che è referenziato.

PADRE VIRGILIO FANTUZZI - Civiltà Cattolica ex Commissione cinema Perché non abbiamo soldi per tutti, e favorire quelli che alle spalle hanno una carriera, non solo successi di pubblico ma anche successi di qualità: premi, riconoscimenti della critica, e così via.

CITTO MASELLI - regista Noi abbiamo a che fare con il cinema con un’industria di prototipi, che non è un’industria normale, vuol dire che ogni film fa storia a se. Quindi tentare di imporre regole, giudizi, riferimenti, reference system, che devono giudicare la validità di un produttore, quanti film hai fatto finora, quanti premi hai avuto, quanti incassi, c’hai guai con le banche: tutti parametri che non servono per valutare se un film sarà un buon film.

AUTORE In sostanza i soldi li avrà solo chi ha avuto alle spalle dei successi, Inoltre la percentuale del finanziamento scende dal 90 al 50 % e viene concessa solo dopo aver dimostrato di avere già l’altro 50. Impresa complicata se non impossibile per un produttore indipendente!

GABRIELLA CARLUCCI - Deputato F.I. Commissione Cultura Il produttore che nell’idea di Urbani un 50 % glielo garantisce lo stato, l’altro 50% deve reperire nel mercato, il mercato di fatto è la prevendita, il diritto televisivo. Il diritto televisivo oggi è gestito, in questo regime di duopolio, da Rai e Mediaset, quindi sono loro, Rai e Mediaset che stabiliscono che questo film avrà o non avrà, che cosa però, anche e soprattutto, il passaggio televisivo. Quindi il cinema diventa di fatto lo è subordinato alla televisione, con questa logica.

D - Però attualmente se non ti rivolgi a Rai o Mediaset finanziamenti non ne trovi.

PADRE VIRGILIO FANTUZZI - Civilta’ Cattolica ex Commissione cinema Attualmente...era così. Ma già nella legge ci sono anche opportunità era finanziarsi, si chiama con questa espressione inglese "product placement" cosa succedeva, ancora oggi, succede che mentre un film francese può presentare un protagonista con l’orologio di marca al polso e in qualche modo fare pubblicità, e ricevere quindi un finanziamento, il cinema italiano questo non poteva farlo.

AUTORE Ma il cinema italiano non ha lo stesso numero di spettatori della televisione, di conseguenza la pubblicità rende poco, la situazione, di fatto, è quella che viene denunciata dalla stessa coalizione di governo.

GABRIELLA CARLUCCI - Deputato F.I. Commissione Cultura Di fatto il produttore non trova l’altro 50% e peggio ancora poiché deve trovare il 50 % è subordinato alla scelta della televisione, o si rivolge a loro o niente. E’ difficile che un piccolo o medio produttore si metta sul mercato...sicuramente non trova porte aperte né da Rai né da Mediaset.

AUTORE E precisiamo che tra Rai e Medusa, che è Fininvest, a fare la parte del leone, nel cinema è Medusa.

TITTI DE SIMONE - Deputato Rifondazione C.omunista Commissione Cultura. Sicuramente la legge del ministro è di quanti, pochi ma grandi potenze produttrici, distributrici ed esercizi del mondo del cinema, trovano da questa legge la possibilità di vedere consolidato il loro sostanziale monopolio.

AUTORE Insomma il finanziamento pubblico sarà orientato a soccorrere i vincitori, quelli che incassano, che però ricevono già, dallo stato, contributi a Fondo perduto, sono soldi calcolati in base agli incassi al botteghino e non sono bruscolini. Per esempio un film che ha incassato 10 miliardi riceve un premio di 2 miliardi e 250 milioni di lire.

GIOVANNI C. PROFITA - Direttore generale Sezione Cinema Nel 2002 abbiamo erogato, sotto forma di contributi automatici agli incassi, più di 20 milioni di euro. Di questi, quasi 4 milioni sono andati a "Così è la vita".

AUTORE "Così è la vita" è uno dei film di Aldo, Giovanni e Giacomo, ha incassato tanti soldi, e quindi lo stato regala alla produzione che è Medusa, quasi 4 milioni di euro, che sono circa 8 miliardi di vecchie lire, a scendere altri milioni di euro li riceve la Fandango e poi tanti altri film della Filmauro di Aurelio de Laurentis. Anche i registi vengono premiati con una Piccola percentuale, leggiamo solo quelle a due cifre: 56.000 euro a Neri Parenti, 19.000 euro a Vincenzo Salemme, 34.000 e 17.000 euro ai fratelli Vanzina agli altri vanno pochi spiccioli. A vincere sono i film di Natale. E allora la domanda è: lo Stato finanzia l’arte o l’industria?

AURELIO DE LAURENTIIS in realtà ci sono soltanto dei film che piacciono e dei film che non piacciono. Dei film che vengono visti e dei film che non vengono visti, prescindendo dalla loro artisticità o dalla loro commercialità.

AUTORE Per cui andrebbero tutti finanziati...

AURELIO DE LAURENTIIS Se noi vogliamo rilanciare un industria noi ci dobbiamo preoccupare di fare meno film ma molto più competitivi.

IN STUDIO MILENA GABANELLI Una riduzione del numero non è prevista, e per dare impulso alla competitività la nuova normativa prevede un contributo pubblico del 50% solo se hai trovato anche l’altro 50 %, che in genere viene dalla Tv, quindi vuol dire film Tv compatibili, e solo a chi dimostra di avere una storia di successo alle spalle. Si passa da un’epoca in cui si dava soldi a caso ad un’altra in cui si danno solo a chi garantisce l’incasso. In pratica è un aiuto all’industria, siccome lo si fa con la Fiat e la Parmalat perché non al cinema? Ma allora leviamo i contributi automatici ai film di cassetta, che solo nel 2002 sono stati di 20 milioni di euro! Magari dirottandoli sulla selezione più seria e una distribuzione e promozione all’estero più adeguata dei film degli esordienti che non avrebbero mai una possibilità.

_________________
Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

  Visualizza il profilo di gatsby  Invia un messaggio privato a gatsby  Vai al sito web di gatsby    Rispondi riportando il messaggio originario
  
0.138405 seconds.






© 1999-2020 FilmUP.com S.r.l. Tutti i diritti riservati
FilmUP.com S.r.l. non è responsabile ad alcun titolo dei contenuti dei siti linkati, pubblicati o recensiti.
Testata giornalistica registrata al Tribunale di Cagliari n.30 del 12/09/2001.
Le nostre Newsletter
Seguici su: