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Autore Grizzly man
ermejofico

Reg.: 17 Ago 2005
Messaggi: 662
Da: roma (RM)
Inviato: 25-11-2006 15:40  
Ma chi era veramente Timothy Treadwell? Un naturalista fuori dai circuiti accademici? Un utopista che sognava una nuova convivenza fra gli uomini e la natura? Uno sciamano? Un idealista che ha rifiutato di convertire la sua passione e la sua conoscenza in moneta sonante? Oppure, scegliendo un'altra angolazione, ci troviamo di fronte ad uno sbruffone, ad un ciarlatano, ad un inguaribile esibizionista, ad un attore fallito, ad un dilettante carente di etica scientifica (e registica), ad un irresponsabile incapace di valutare le conseguenze delle proprie azioni per sé e per gli altri?
Per Herzog Treadwell, l’uomo degli orsi, ucciso da uno dei suoi amati animali, non è niente di tutto questo. O meglio: è tutto questo ed anche di più.
E’ anzituttol’uomo che ha regalato agli spettatori le più belle immagini sulla vita degli orsi nordamericani che mai si siano viste e si vedranno: dovendolo considerare con l’occhio del cineasta, questo è un merito innegabile.
Ma è anche un uomo incerto, spaesato, alla ricerca di sé stesso, che corre il rischio in prima persona, e, abbagliato dalle proprie visioni, inesorabilmente smarrisce il contatto con gli altri uomini e cade nella paranoia (la scena terribile delle scritte lasciate dai turisti: le immagini rifiutano di lasciarsi decifrare, non se ne trae nulla di chiaro, il sospetto che abbiamo a che fare con un alienato si fa consistente).
E’, alla fin fine, un uomo, i cui veri percorsi mentali (insidiosi quanto il “labirinto degli orsi”) resteranno per sempre sconosciuti ai suoi simili.
Ad Herzog, supremo intagliatore di figure borderline, destinate a perdersi in possenti scenari naturali, non deve essere parso vero di ritrovare, nella realtà, una materializzazione dei suoi contraddittori eroi (Aguirre, Fitzcarraldo, il Senzadita del “Grido di pietra”, per dire solo dei più recenti). Attraverso le interviste ai genitori, ai colleghi, agli amici, il film ricostruisce la tormentata ed irruenta vita del naturalista fino all’incidente fatale. Tenta di ripercorrerne i labirinti mentali, le motivazioni e le ossessioni. Ogni persona che ha avuto a che fare col protagonista viene lasciata parlare liberamente, mentre la camera la ritrae sullo sfondo del proprio ambiente, insieme ai propri strumenti di lavoro (il pilota che accompagnava Treadvell con gli aerei sullo sfondo, il medico nella sala delle autopsie con i suoi macchinari, lo studioso nella sala del museo di storia naturale). Non sono meno a loro agio, questi testimoni, di quanto lo fosse Treadwell nel greto del torrente, accanto ai suoi Grizzly. E se, anziché il rischio, Tredwell stesse cercando, paradossalmente, la sicurezza?
Molte sono le cose che si vedono nel film e tutte di immensa bellezza. Ma ciò che non si vede e che non si sente, nel film, è altrettanto importante. La compagna di Treadwell, perita con lui nell’aggressione, non compare che brevemente in un paio di campi lunghi o in un angolo dell’inquadratura con il viso nascosto dai capelli (se ne intuiscono i lineamenti infantili); la traccia sonora della camera in cui è rimasta la prova dell’ultima lotta disperata dei due contro l’orso non si sente: vediamo il regista di schiena che la ascolta, in cuffia, e poi chiede alla donna che l’ha conservata di spegnere l’apparecchio.

Non esiste una dimensione primordiale, un Eden, in cui l’uomo e la natura possano convivere pacificamente, poeticamente. Esiste forse solo nel cinema, in quella splendida e tuttavia ambiguamente paurosa inquadratura in cui il protagonista, ripreso di spalle, si allontana seguito dalla sua volpe e, appena un po’ più distante, da una coppia di orsi. La musica, dolcissima ed evocativa (l’unica del film), sale dal nulla, a suggerire che ci troviamo in un documentario sulla vita selvaggia, nella testa di Tredwell, esattamente a mille miglia dalla realtà.


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"Che cosa te ne fai di una banca se hai perduto l'amore?"

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 25-11-2006 19:55  
ah un attimo... ma la storia di Timothy Treadwell è reale? occacchio...
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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mescal

Reg.: 22 Lug 2006
Messaggi: 4695
Da: napoli (NA)
Inviato: 25-11-2006 19:56  
quote:
In data 2006-11-25 19:55, sandrix81 scrive:
ah un attimo... ma la storia di Timothy Treadwell è reale? occacchio...



ma scherzi?
le riprese sono le sue...
spero che sto film ci sia a Napoli, comunque.

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 25-11-2006 19:59  
che cacchio ne so chi è Treadwell, dopo aver visto L'ignoto spazio profondo ero convintissimo che anche stavolta Herzog avesse fatto un documentario su qualcosa che non esiste...
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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 25-11-2006 20:13  
pensare che ero convinto che avesse girato quasi tutto dal nulla, persino il david letterman show...
sono confuso (resta strabello, eh)...
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olibart

Reg.: 17 Gen 2006
Messaggi: 118
Da: Milano (MI)
Inviato: 25-11-2006 23:57  

Al momento non c'è un solo cinema, in tutta Milano, che proietti il film di Herzog.
Sembra pazzesco, ma è la triste verità: in tutta la rutilante metropoli lo si cercherebbe invano.
D'altronde, se l'ultimo capolavoro di Takeshi Kitano, "Takeshi's'" (datato 2005) deve ancora uscire nelle sale meneghine!...

A proposito di "offerta cinematografica scandalosa"...


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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 29-11-2006 13:46  
Assolvenza dal nero.
Un paesaggio sterminato della penisola dell'Alaska, maestoso quasi quanto e più della Monument Valley di John Ford. Sullo sfondo, le cime più alte dei monti sconfinano oltre il bordo superiore dell'inquadratura.
Due orsi annusano e mangiano l'erba del campo che occupa tutta la metà inferiore del quadro. Non sanno di essere inquadrati, o non ci fanno caso; sono disinvolti, perfettamente integrati nell'ambiente.
Macchina da presa ferma (sul cavalletto), immobile. C'è solo da contemplare la perfezione - o quella che sembra tale - della natura. Un'inquadratura eterna come il mondo e come quell'ambiente, un'inquadratura che dura da sempre, da prima che esistesse il cinema, da prima che esistesse l'uomo.
Compare il titolo in sovrimpressione, e immediatamente compare l'uomo, e con lui i rumori (dei passi nell'erba) e la parola. La perfezione contemplativa dell'ambiente (dell'inquadratura) è rotta; l'irruzione dell'uomo nel quadro è l'irruzione dell'Uomo nella Storia. Timothy Treadwell presenta la sua missione, e subito parla di morte ("I will die", "I can smell death all over my fingers"); il misterioso protagonista presagisce da subito quella che sarà la sua fine (del resto la conosciamo anche noi, non è un mistero che si scopre nel finale) e lo ribadisce in continuazione nell'arco del film, e per Werner Herzog è lo specchio lucido e consapevole della condanna che pesa sul capo dell'Uomo sin da quando questo ha fatto la sua comparsa nel mondo, nella Storia. La Natura l'ha promosso (forse) come specie più adatta(ta), ed è per questo che Herzog definisce la natura "stupida e sbagliata", perché così facendo essa stessa ha firmato la propria autodistruzione, quella (auto-)distruzione che del resto il regista tedesco ci illustrerà nel suo - splendido e imponente - lavoro successivo (seppure arrivato nelle nostre sale un anno fa), L'ignoto spazio profondo, e come ci ha in fondo già illustrato attraverso tutta la sua filmografia.

Che cosa siano - nella visione di Herzog - le oltre 100 ore di filmato girato da Treadwell, ce lo dice il regista stesso dopo pochi minuti, per mettere subito in chiaro quello che sta per mostrarci: "Ho scoperto un film di estasi umane e di cupo disordine interiore". Dopo quaranta minuti, Herzog arriva forse al nocciolo (teorico) della questione, chiarisce almeno in parte il perché del suo interesse per la figura di Treadwell aldilà del suo rapporto con la natura, e lo fa ampliando questo rapporto, da un rapporto a due uomo-natura, a quello a tre, che è la chiave dell'opera, uomo-macchina da presa-natura. La videocamera diventa non solo la sua unica compagna e il suo strumento di esplorazione, ma qualcosa di più, qualcosa con cui, appunto, costruire un rapporto, una confidente, uno specchio, un diario. Uno strumento di ricerca non più tanto nel paesaggio intorno a lui, ma in sé stesso.
Mostrando alcuni dei "ciak" che Treadwell ripeteva diverse volte (spesso fino a quindici volte!), lo descrive come un regista meticoloso, metodico, che metteva nel suo lavoro di documentazione la stessa grinta con cui difendeva gli orsi, le volpi, l'ambiente. Ci spiega che forse neanche Treadwell stesso si rendeva conto di come il suo metodo generasse nelle immagini una strana e misteriosa bellezza, in momenti solo apparentemente vuoti. E non credo sia un caso l'utilizzo della parola "empty" proprio su una di quelle immagini, in un momento in cui Treadwell è fuori campo, nascosto dalla vegetazione.

Grizzly man è l'omaggio di Werner Herzog ad un uomo che, probabilmente senza realizzarlo, è uno dei più grandi registi degli ultimi quindici anni. L'importanza del tema della natura nel cinema di Herzog è da sempre chiara, infatti, ed è per questo che decide di indagare nella figura di un uomo che ha fornito alcune delle immagini più belle e incontaminate di sempre sulla natura: arrivare, se non a svelare, almeno a comprendere in parte le idee e i pensieri di un uomo che amava più il "suo" ambiente che le sue donne.


http://www.positifcinema.com/grizzlyman.htm
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follettina

Reg.: 21 Mar 2004
Messaggi: 18413
Da: pineto (TE)
Inviato: 29-11-2006 22:33  
credo proprio che venerdì mi tocca

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kagemusha

Reg.: 17 Nov 2005
Messaggi: 1135
Da: roma (RM)
Inviato: 06-01-2007 16:20  
Bello questo documentario che non parla ne di orsi e neanche tanto del rapporto fra l'uomo e la natura ma piuttosto indaga a fondo sulle contorsioni della mente umana evidenziate per contrasto dalla semplice linearità della vita degli orsi: mangiare, dormire, riprodursi.


La storia di una grande fuga, la fuga dal mondo degli uomini, la ricerca della solitudine che sfocia nell'egocentrismo più assoluto (il rapporto morboso con la telecamera, l'assenza totale di altri esseri umani nei filmati) e nella paranoia.
La storia forse di una fuga dall'alcool e dalla droga.

La storia di un cineasta come fa notare Sandrix.

La storia di una ricerca ossessiva del pericolo e della morte.

La storia di una grande illusione forse, quella di poter diventare un orso, di essere grande come un orso, di instaurare un rapporto con la natura selvaggia, di proteggerla come un paladino della giustizia divina (proteggerla da chi? da che?una specie che non è a rischio e che vive da sola nella profondità dell'Alaska?).
La storia triste e inquietante di un uomo che ha trovato un senso nella propria vita non nella natura ma dentro se stesso creandosi un personaggio, uno scopo, un'illusione incurante della realtà e della totale indifferenza dei grizzly nei suoi confronti per i quali non è altro che un voyeur e alla fine un pasto.
Una pazzia simile ha forse portato lo sfocato misterioso personaggio di Annie a seguirlo nonostante la paura e a morire con/per lui.

trovare uno scopo, un ruolo, mettere in gioco la propria vita.
L'esistenza contorta dell'uomo e la vita brutale e semplice della natura.

un film inquietante, commovente, misterioso e fertile.

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Hias84

Reg.: 15 Mar 2007
Messaggi: 1262
Da: Serravalle Pistoiese (PT)
Inviato: 21-03-2007 18:40  
Per me è semplicemente bellissimo, quasi (forse) il migliore tra quelli di Herzog, la summa finale e riuscita di tutto un lavoro lungo ormai più di 40 anni (da Herakles, il primo documentario, del 1962). Concordo però anche sull'importanza di un'opera come The Wild Blue Yonder, e vorrei far riflettere sull'incredibile capacità di Herzog di farci apparire, nel caso di Grizzly Man una storia del tutto vera quasi come se fosse inventata (qualcuno, anche qui, c'era cascato... questo è anche perchè, direbbe Herzog, per chi guarda è sempre più difficile "vedere" oggi come oggi) mentre, nel caso dell'altro film che ho citato, una storia inventata quasi come fosse maledettamente vera. Potere alle immagini!!
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Formula della mia felicità: un sì, un no, una linea retta, una meta... (F.W.Nietzsche)

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Hias84

Reg.: 15 Mar 2007
Messaggi: 1262
Da: Serravalle Pistoiese (PT)
Inviato: 23-03-2007 14:16  
P.S.: Ma non c'è nessuno che ha visto Grizzly Man e abbia voglia di parlarne???
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Hias84

Reg.: 15 Mar 2007
Messaggi: 1262
Da: Serravalle Pistoiese (PT)
Inviato: 24-03-2007 11:30  
quote:
In data 2007-03-23 14:16, Hias84 scrive:
P.S.: Ma non c'è nessuno che ha visto Grizzly Man e abbia voglia di parlarne???




Ok, lo prenderò come un "no, non l'abbiamo visto e, anche se l'avessimo visto, non abbiamo voglia di parlarne".
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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 24-03-2007 13:26  
cazzo!mi son dimenticato di nominarlo agli ioma
ciao!

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 24-03-2007 13:36  
E' L'uomo di Aran contemporaneo. Un grande film di finzione fatto credere un documentario.
Comunque un film superbo.
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"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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vietcong

Reg.: 13 Ott 2003
Messaggi: 4111
Da: roma (RM)
Inviato: 24-03-2007 14:31  


anch'io l'ho trovato grande, uno dei migliori film dell'anno. ma sono l'unico cui ha dato fastidio e ad aver trovato troppo didascalica la vfc di herzog, che commmenta tutto e a tratti spiega quello che stiamo vedendo ("in alcuni momenti threadwell lasciava la telecamera accesa, ma forse è proprio da questi che emergono le cose più belle" ecc..)? Penso che un più ambiguo silenzio avrebbe potenziat il percorso del spetattore nel film

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La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili

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