TomThom
Reg.: 07 Giu 2007 Messaggi: 2099 Da: Mogliano Veneto (TV)
| Inviato: 13-06-2007 20:52 |
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Spulciando negli archivi filmuppiani cercavo qualche notizia o recensione su questo film, che personalmente reputo una delle vette più alte della filmografia di Wim Wenders.
Non ho trovato molto nel forum, se non qualche spunto di triste infantilismo cinefilo sulla sua sonnolenza, associato a Fino Alla Fine Del Mondo, dello stesso regista tedesco...
Philip, chiamato dall'amico Friedrich, si reca a Lisbona...Fin dalle prime sequenze si nota quella che sarà una costante del film: l'assoluta elegia del viaggio, della cattura dei suoni e dei colori, delle voci, dei canti e di tutto ciò che rende ogni viaggio un'esperienza assolutamente unica.
Philip è un fonico, col suo microfono ruba i suoni, li crea attraverso artifici giocosi, come un bambino.
Friedrich è un regista mezzo matto che vaga per Lisbona cercando ispirazione per un suo documentario muto, per il quale Philip è stato chiamato nella capitale lusitana. Aiuto sonoro. Il mago dell'ascolto, si potrebbe dire...
Philip vaga nei vicoli portoghesi come un cercatore d'oro, col suo microfonone pronto a soffiare un ricordo, qualche traccia che possa essere utile a Friedrich. Ma anche a se stesso.
Si imbatte in un gruppo portoghese, i Madredeus. La magia del fado, di quelle musiche così languenti e malinconiche catturano il cuore di Philip che si innamora di Teresa, la bella e dolce cantante.
Philip dal piede ingessato si immerge in modo assoluto nella realtà che lo circonda e con l'aiuto di un bambino, muto, crea i suoni per Friedrich. Ma forse, in profondità, sono gli stessi suoni del suo cuore, ammaliato dalle atmosfere e dal canto di Teresa.
E Friedrich? Non c'è...Assente.
L'assenza del suono, l'assenza dell'amico...tutto routa intorno a questa pura disarmonia. Il silenzio.
Philip ci ricama sopra, e inciderà un suono speciale proprio per l'assenza del suo amico regista.
Lisbon Story è un grandioso affresco, un documentario su di una città ma anche l'emblema stesso dell'arte, della cinematografia come fusione di immagine e suono, sul come si può vedere anche senza vedere.
L'immaginazione e la fantasia, i richiami a Pessoa e a Fellini, tutto ruota intorno alla dolce malinconia dell'esserci, dello sparire, all'illusione che il togliere dal buio le immagini mute colorandole con un suono possa cambiare ogni cosa, per dirla come Friedrich il fantasma. La dolce assenza...
Wenders afferma che questo è il suo film più "divertente": difficile dargli torto, per chiunque abbia un minimo di dimestichezza con le pellicole dell'autore tedesco...Ma nonostante la leggerezza paventata dall'autore, si colgono dei momenti di grande spessore emotivo e riflessivo, e non è certamente un film "facile", anzi, tutt'altro.
E' un appassionato omaggio al viaggio, che il grande Pessoa aveva interiorizzato nella sua poetica e sul lasciarsi trasportare, semplicemente, languidamente, sulle note e sulle immagini, sul taciturno scorrere dei frames della pellicola e sul grigio sferragliare dei tram.
"Io ascolto senza guardare, e così vedo...".
Tutti dovremmo imparare ed amare tanto di un film come questo, che nella sua onesta semplicità sa regalare emozioni indimenticabili e momenti di malinconia davvero non rifiutabili. Una lezione di cinema applicata alla vita...
Straordinario.
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