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Autore Un uomo qualunque
kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 25-02-2008 00:38  
Trama: Bob Maconel è il classico impiegato oppresso dai suoi colleghi e dai suoi capi, che vive una vita del tutto anonima in una casa con dei pesci e un televisore sempre fuori sintonia. Ridotto ormai alla disperazione più totale e senza speranze, prepara una pistola con sei colpi per fare una strage in ufficio. Ma un suo collega lo precede nell'atto da lui preparato, d'istinto Maconel lo uccide salvando la vita ad altre persone. Diviene un eroe, la vita improvvisamente per lui cambia completamente, ma la sua disperazione di base lo attanaglia comunque anche in un diverso contesto. Riuscirà a sopravvivere a quanto ha inaspettatamente conquistato?

Commento: Christian Slater (visto l'ultima volta in Bobby del 2007) è Bob Maconel, un impiegato con calvizie incipienti, occhialoni e baffetti, perennemente oppresso dal suo capo ufficio, che non viene minimamente considerato da nessuno e che vive in una casa qualunque parlando con dei pesci e con il televisore perennemente fuori sintonia. Medita da tempo una strage collettiva per vendicarsi dei continui sorprusi morali in ufficio, ma il giorno che decide di farla davvero un suo collega lo precede: d'istinto si trova ad ucciderlo e per tutti diviene un eroe. Questa terribile vicenda di mobbing che sfocia nella vendicativa follia viene girata da Frank Cappello (unica prova precedente con Fino alla fine del 1996 con un allora sconosciuto Russell Crowe) con diversi stili, parte dall'onirico (con il dialogo con i pesci, i primi piani sugli occhi della folle preparazione del piano poi non verificatosi), poi si concede alla commedia sentimentale (l'incontro con la splendida Elisha Cuthbert, famosa per essere stata la figlia di Jack Bauer di 24, e la sicurezza economica della scalata sociale), per virare nella tragedia (la fine delle illusioni, testimoniata e iconizzata dal televisore che dopo aver finalmente trasmesso pulito ritorna ad essere fuori sintonia) che chiude il film.
Il problema delle esplosioni di follia a seguito di oppressioni mentali/spirituali o di insoddisfazioni, è stato ampiamente trattato anche in altri film (ricordiamo anche Un giorno di ordinaria follia con Michael Douglas), ma la novità di questo caso è che il protagonista vive la vicenda allo specchio (vede l'altro fare quello che doveva fare lui), ne riceve benefici diventando carnefice dei suoi progetti, realizza dei sogni impossibili smettendo le folli azioni (parlare con i pesci rossi pensando che gli rispondono) e si reintegra nella società con una posizione di singolo inserito e non isolato (con la vicina che dopo 5 anni che vive lì lo considera un nuovo inquilino). E in mezzo una tenera sezione con una storia d'amore dovuta al fatto che una delle vittime, non uccisa e rimasta paralizzata tranne che dal collo in su, si ritrova in carrozzella e lo riempie di un nuovo istinto : quello di avere una ragione precisa di vivere.
Il dramma è mostrato con grande forza (risultato sorretto da un Christian Slater ispirato e volonteroso), ci si mette terribilmente nei panni di questo povero impiegato oppresso e si parteggia per lui, peccato che la presenza della stupenda ma evanescente Elisha Cuthbert, qua in versione mora, su una sedia a rotelle sia del tutto fuori di credibilità. Inferno, paradiso, inferno, il film sembra dirci che non ci sono delle vere possibilità di grandi e improvvisi scalate sociali in un mondo che vive di compromessi (i riferimenti al sesso in ufficio per ricevere promozioni sono continue e totali) per chi stava alle soglie, non si sa gestire il successo e tutto avviene solo per covenienza/conseguenza e non per rispetto, ci si ritrova a dover vivere credendo in chimere perdendo la luce della realtà.
E il salto verso il basso delle origini è a quel punto tremendo, impattante e ormai senza paracadute.
Saltato fuori da dove meno te lo aspetti, questo dramma umano lascia il segno perchè tratteggia le ipocrisie e le disperazioni in maniera chiara, senza giri di parole e colpisce nel segno (bello anche il personaggio interpretato da William H. Macy, il capufficio amante che parla senza peli sulla lingua quando gli conviene e accomodante quando gli conviene) dando un ritratto della disperazione davvero efficace.
Un plauso a Slater per questo personaggio che vive di folli percezioni, ma davvero un pollice verso per aver scelto il casting femminile solo in base alla bellezza (necessaria e funzionale al senso della storia) ma senza guardare minimamente alla bravura.
Senza questa grossa pecca che ne abbassa la qualità, e un centro film poco convincente anche per colpa sua, questo straniante prodotto di bassa distribuzione sarebbe stato non solo una buona alternativa di visione ma anche una valida proposizione completa. Ci sono le emozioni che dona un grande protagonista, una storia straniante e straziata, dei buoni concetti ben iconizati. Direi che le zone di soddisfazioni siano ampiamente presenti.

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