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Autore Shooting Palermo
DeadSwan

Reg.: 05 Apr 2008
Messaggi: 1478
Da: Desda (es)
Inviato: 25-10-2008 18:20  
Ieri sera sono andato alla premiere di questo film, proiettato alla presenza del regista Wim Wenders.

Premettendo che non ho capito esattamente ogni dettaglio, ho il vago sospetto che sia una mezza cagata. Un film sulla morte, sulla fotografia, sulla morte connessa alla fotografia e viceversa, su Palermo, su Düsseldorf ecc., strapieno di simbolismi, onirismi, surrealismi ed altri "ismi" assortiti. Ma il mio e' solo un sospetto. In effetti toglierei il 'mezza'.
Non che non abbia i suoi perche'. La storia, quella di un fotografo perseguitato (letteralmente) dalla morte, e' affascinante, e se vogliamo pure ben sviluppata. E qualche parola positiva la spenderei pure sulla realizzazione, che quando non si perde in virtuosismi per accentuare il senso 'onirico' di certe scene (ma glielo hanno spiegato a Wenders che uno dei trucchi del surrealismo e' presentare in maniera piana e chiara cio' che e' assurdo?) e' decisamente di ottima fattura e in interessante dialogo con l'arte fotografica. Solo che ero troppo impegnato a decifrare contorti discorsi (in tedesco) sul senso dell'immagine, la superficie, la profondita', vivere la propria vita e vivere per la morte, per apprezzare il lavoro fatto da Wenders sulle immagini.
La colonna sonora e' perfetta, da questo punto di vista Wenders da una pista a tutti. Quando e' partito De Andre' mentre il protagonista vagava per i vicoli di Palermo vecchia, e' stata poesia pura.
Wenders fa una lunga introduzione ambientata a Düsseldorf, che spiega in un'ora quello che si poteva capire in venti minuti, dopodiche' trasferisce il suo protagonista e le sue angosce a Palermo, e tra un incontro illuminante ed un altro, un sogno angosciante ed un altro, un incontro con la morte arciera ed un altro, mira a tirare via un'altra ora. Nel frattempo ci viene regalato un interessante giro turistico attraverso Palermo, una lezione di storia dell'arte sull'affresco "Il trionfo della morte", e abbastanza riflessioni didascaliche da capire dove vuole andare a parare il film. Cosa che si era capito prima ancora di lasciare la Germania, grazie all'incontro con un curioso pastore heideggeriano (ehi! L'ho capita adesso! Il pastore dell'essere! Wenders sei un coglione [in senso buono]!), che pascolando le sue pecore vestito in giacca e cravatta dice la battuta chiave: "Bisogna fare ogni cosa come se fosse l'ultima volta che la facciamo". Insomma, abbracciare la morte. Letteralmente.
Me la spiegate cosi', la cosa, ed anche se la scena e' abbastanza buffa sta bene. Ma i sogni? I simbolismi pseudopsicanalitici? L'apparizione del fantasma di Lou Reed che offre al protagonista le parole di "Some kinda Love"? Le continue visioni di scheletri?
Vabbe'.
Il protagonista, il fotografo famoso ed insoddisfatto Finn, e' incarnato da Campino, presentato con grande enfasi prima della proiezione, come se fosse chissa' quale celebrita' la cui presenza in un film di Wenders fosse un evento. Al che ho pensato: "Campino, ah, Campino!... E chi cazzo e'?!?". A farla breve, e' il cantante dei Toten Hosen, gruppo piuttosto famoso qui in Germania. Coprotagonista, nella parte palermitana, e' Giovanna Mezzogiorno, doppiata in tedesco (e doppiata anche quando parla in italiano). Al che devo sottolineare come, secondo Wenders, sia facile trovare persone con un tedesco fluente e perfetto a Palermo. Passi per la Mezzogiorno (ma magari due battute di dialogo, del tipo "Come sai cosi' bene il tedesco?" "Ho la bisnonna di Bolzano", perche' sapete, un paio di corsi al Goethe Institut non bastano a fare una esegesi filosofica di un affesco...), ma pure un medico che in italiano ha un accento dialettale strettissimo, parla tedesco come se fosse nativo di Hannover.
Poi c'e Dennis Hopper, nel ruolo di una morte piagnucolosa che vorrebbe tanto essere amata, o almeno apprezzata. La sequenza finale non ho capito se era fintamente ingenua, veramente ingenua o semplicemente idiota. Hopper somigliava molto a Pirandello da vecchio, chissa' se e' un caso.

Dopo la proiezione c'e' stato il momento delle domande, ma sara' che Wenders era scazzato, sara' che le domande erano stupide, non se ne e' ricavato molto. L'unica cosa che ho appreso e' che nel film c'e' una apparizione di Letizia Battaglia, famosa fotografa nota per le sue foto di morti di mafia (l'unico collegamento non artificioso tra i temi del film, la fotografia, la morte, e Palermo).
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Dresda, Sassonia, Germania
Se non riesci ad uscire dal tunnel, almeno arredalo

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