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Autore Eagle Eye
kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 22-02-2009 22:46  
Trama: Jerry Shaw è un ragazzo di belle speranze senza particolari sussulti nella vita, dirige una copisteria (il copycabana) e ha un fratello che lavora nell'esercito. Quando il fratello muore in circostanze misteriose investito da un camion, iniziano per lui una serie di peripezie incredibili, in compagnia di una donna in ansia per il figlio in pericolo su un treno. I due sono controllati a distanza in ogni secondo della loro vita e dovunque si trovino, da una voce di donna occulta e misteriosa che vuole condurli in un luogo preciso. Che cosa vuole questa sorta di grande sorella da loro? Quale intento e disegno finale ha il progetto "Eagle Eye"? Come è correlato con esso un bombardamento sbagliato a un funerale islamico che doveva colpire un leader terrorista? Le risposte saranno sconcertanti ...



Recensione: Shia LaBeouf ha messo la barba, il ragazzo d'oro e grande speranza di Hollywood (lo rivedremo tra poco nel capitolo due dei Transformers) in questo Eagle Eye si dedica all'azione pura e cruda, affiancato dall'affascinante bellezza acqua e sapone Michelle Monaghan (Gone Baby Gone ma anche Mission Impossible III, tra gli altri), giustamente adatta come icona di mamma preoccupata del suo lentigginoso bimbo in pericolo su un treno, divorziata da un marito e padre insensibile.
Questo film diretto da D.J.Caruso (pupillo di Badham e alla seconda regia con LaBeouf dopo Disturbia) è un adrenilico action movie di poche pretese, che comincia correndo e finisce con il fiatone dopo peripezie che hanno dell'incredibile. Il numero di pellicole citate è elevato, si va da cose fondanti del cinema come 2001:Odissea nello spazio, ad altre meno nobili come Generazione Proteus, poi si cita il cinema on the road di Due nel mirino (guarda caso di Badham), e quello che viene dalla fantapolitica e dalla contestazione per l'uso improprio delle armi come La guerra di Charlie Wilson. Ma Caruso, intelligentemente, visto le premesse e gli intenti del film, non si sofferma su nessuno di questi punti, cita ma non riflette e non puntualizza, utilizzando un budget di buon livello imprime al tutto un ritmo micidiale, realizzando una corsa sfrenata da vedere nell'ottica di un divertimento accettabile ed intelligente, operazione assolutamente riuscita.
Vedrete cose assolutamente incredibili scorrere sullo schermo (non immaginate quanto! Le vibrazioni del bicchiere che formano la lettura delle parole e anche una gru che falcia un palazzo, stile quella vista in Spiderman 3, fisicamente impossibile ma suggestiva visivamente), ma non sarà un problema accettarle, il gioco è proprio questo, divertirsi sul luna park senza farsi domande.
Scorriamo un attimo anche la trama, che narra di un ragazzo, Jerry (LaBeouf), che gestisce una copisteria (il Copycabana) e di una mamma, Rachel (Michelle Monaghan), che saluta l'adorato figlio piccolo che va a suonare la tromba con la banda della scuola a Washington.
Dopo un preludio che ci parla di un bombardamento americano errato su un funerale islamico, veniamo a sapere che il fratello di Jerry, un militare, è morto in circostanze strane. Subito, ma proprio subito, Jerry si ritrova in fuga in un pazzesco caos, osservato e comandato a distanza (in mille modi, dai cellulari ai cartelloni scorrevoli pubblicitari), dalla voce di donna misteriosa. Anche Rachel è nella stessa situazione, deve trovarsi in fuga con Jerry altrimenti il treno su cui viaggia il figlio verrà fatto deragliare. Il motivo e la logica per cui i due capitano in questo autentico hellzapoppin adrenalinico verrà rivelato solo alla fine, e sarà sconvolgente.
Non cerchiamo logiche di ferro oppure significati particolari, il veicolo che utilizza Caruso è quello della velocità e non della denuncia, con assoluta onestà lo dice subito il regista, riconducendo al citato ampiamente reperibile e chiaro, Eagle eye vuole questo e non altro.
Presente anche un discorso sul fatto che non tutti i musulmani sono dei terroristi (la figura dell'iraniano come il fatto del preludio) ma anche questo concetto è disperso nel mare magnum delle situazioni rocambolesche d'azione.
La scena che è piaciuta di più a chi scrive è quella dell'inseguimento che arriva alle gru, movimentata, grande oltre il limite e piena di botte da orbi e cozzi senza fine tra auto e materiali inerti sulla strada.
L'idea originale era di Spielberg (qui produttore esecutivo, i soldi spesi si vedono tutti), che l'ha presa da Asimov. La voce originale americana che sentite al telefono comandare i due in fuga è quella di Julianne Moore.
Caruso mette nella partita anche un ottimo attore (un po'uscito dalle scene ultimamente) come Billy Bob Thornton e Rosario Dawson (pupilla di Rodriguez), che fanno la parte di due agenti che operano da due parti diverse. Michael Chiklis (la Cosa dei Fantastici Quattro ma anche il granitico Vick Mackie di The Shield) fa il dirigente governativo in crisi perchè il progetto presenta troppi problemi.
In definitiva Eagle Eye rappresenta un divertimento grosso ed esagerato fine a se stesso ma assolutamente accettabile, perchè onesto e con un ritmo pazzesco, da prendere con spensieratezza senza chiedersi nulla per la sua guasconeria a trattare in questo modo cose molte serie, rutilante carrozzone da luna park di sicura presa per passare un pomeriggio senza pretese.

pubblicata su Cine Zone

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non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
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oronzocana

Reg.: 30 Mag 2004
Messaggi: 6056
Da: camerino (MC)
Inviato: 03-03-2009 09:25  
Bellissimo film, scoppiettante per la dinamicità della regia, ma superiore, geniale addirittura, nel mistificare il made in USA, compreso il falso patriottismo.
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Partecipare ad un'asta, se si ha il Parkinson, può essere una questione molto costosa.
Michael J. Fox
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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 07-03-2009 01:56  
ULISSE CHE SAPEVA TROPPO

È passato un secolo esatto da quando, alla Biograph Company, il primo regista Warren McChutcheon, malato, fu sostituito dal trentatreenne David Wark Griffith. Sin dal primo lavoro, Le avventure di Dolly, e poi nei quasi cinquecento cortometraggi realizzati in cinque anni per la Biograph, Griffith gettò le basi di quello che sarebbe diventato il linguaggio cinematografico, sperimentò le figure di montaggio elaborando i vaghi bozzetti dei primissimi pionieri della settima arte, studiò l’utilizzo dei diversi piani di ripresa, perfezionò praticamente da solo il mezzo evolvendo il cinematografo in cinema, l’invenzione tecnologica in linguaggio. Come un demiurgo aprì all’immagine mobile la strada che avrebbe poi percorso (secondo Ejzenstejn «egli è dio padre, ha tutto creato e tutto inventato») e su cui tutt’ora prosegue il suo cammino.
Il più celebre, tra quelle centinaia di cortometraggi, è probabilmente La villa solitaria, vero e proprio manifesto di un meccanismo di suspense squisitamente cinematografico, il “last minute rescue” (salvataggio all’ultimo minuto), basato sulla figura retorica del montaggio alternato, che si ottiene interponendo blocchi di immagini di due azioni distinte nell’unità spaziale ma coincidenti temporalmente (in questo caso, quella dei soggetti in pericolo e quella dei soccorsi che accorrono, le due azioni che convergono nel salvataggio finale). Neanche a dirlo, il montaggio alternato nasce prima di Griffith, ma è ancora da lui che viene raffinato fino praticamente alla ricetta definitiva che lo rende elemento linguistico fondamentale e caratteristico (differenzia, ad esempio, il linguaggio cinematografico da quello teatrale) ancora oggi.

Oggi, appunto. Oggi, come mai prima d’ora, e sempre di più, il cinema si nutre principalmente di cinema, di immagine e movimento e di film. Ed ecco che uno dei più acuti tra i giovani registi hollywoodiani, D.J. Caruso, porta alle estreme conseguenze questa tendenza, mettendo in scena un film che rumina cinema, che costruisce la propria azione e il proprio layout lavorando sulla sua materia e i suoi meccanismi, l’immagine e i film, i codici e le convenzioni, le dinamiche, i miti, i personaggi, il movimento.
Caruso integra finalmente ad un livello completo – in cui le parti cioè concorrono tutte, sia singolarmente che sinergicamente, alla formazione di un corpus autonomo e funzionale – la dinamicità frenetica del cinema di oggi con il suo bisogno primario di riferirsi a quello del passato. Eagle eye fa a pezzi lo stereotipo della presunta mancanza di idee ed originalità del cinema odierno facendolo definitivamente vivere non più sulle spalle del gigante (cioè di quello, facilmente affermato e condiviso, del passato) ma di una luce genuinamente propria, scaturita da una più che mai viva riflessione critica su sé stesso e sulla propria natura.
Il film si articola in due tronconi: uno facilmente riconoscibile come remake hitchcockiano non tanto di Intrigo internazionale quanto de L’uomo che sapeva troppo (già a sua volta, cinquanta anni fa, auto-remake); l’altro pressoché altrettanto evidentemente remake di 2001: Odissea nello spazio, dove l’Odissea di Kubrick si scontra con quella omerica nell’accecamento del Ciclope/HAL9000/Aria (che se vogliamo premia l’efficacia pragmatica di Ulisse rispetto ai metodi visivamente accattivanti di Bowman, che mantiene non solo il nome ma anche le azioni del protagonista di 2001; ma non voglio spingermi troppo in là con l’interpretazione).
Si tratta dunque, riducendo ai minimi termini, di un grande montaggio alternato in cui le due distinte azioni sono costituite da due pezzi di storia del cinema (non sarà il mio non-amore per Kubrick a negarne l’importanza e la posizione); due elementi nutritivi trattati da un processo organico elementare, che genera le proprie proteine, la propria forma autonoma finita con cui affrontare altrettanto criticamente i problemi di oggi, il crollo dei miti e delle certezze, la perdità di centro e d’identità. E soprattutto la paranoia dell’uomo moderno per il mondo moderno, l’incubo di essere sempre sotto osservazione, quando invece il film si apre su un’operazione militare in cui la difficoltà consiste nel fatto che «non ci sono informazioni a conferma del fatto che sia davvero un funerale», la polizia non riesce ad identificare la donna che fugge con Shaw, l’auto con cui i due fuggono non è registrata, nessuno sa cosa ci sia nella valigetta, e via discorrendo. Jerry Shaw deve persino chiedere «Posso sapere chi è lei?!» all’agente Morgan che già si è lanciato nell’interrogatorio.
L’uomo di oggi è un Ulisse che sapeva troppo ma che ora sa troppo poco, un naufrago nel mare cosmico del pensiero debole, un cosmonauta alla deriva senza un io né un principio di realtà, affogato nella frenesia di un mondo che ha bisogno di guardare indietro, ma per andare avanti.

«Benvenuti a Eagle eye», dice Aria quando Jerry e Rachel entrano nella sua stanza, quando cioè i due rami dell’azione convergono finalmente nell’unità di spazio. Eagle eye è un last minute rescue in cui a convergere, nel climax verso il salvataggio finale, sono le materie stesse del cinema, della sua storia, e del suo presente.


http://www.positifcinema.com/positif/eagle_eye.html

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"There is a time when the operation of the machine becomes so odious, makes you so sick at heart, that you can't take part..."

[ Questo messaggio è stato modificato da: sandrix81 il 11-03-2009 alle 16:28 ]

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oronzocana

Reg.: 30 Mag 2004
Messaggi: 6056
Da: camerino (MC)
Inviato: 07-03-2009 16:59  
bravo Sandro. Comunque non capisco che bisogno c'è di tirar fuori i remake o presunti tali, chissenfrega. Ottimo invece il cappello sul linguaggio del cinema, che fa capire molto.
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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 10-03-2009 01:21  
quote:
In data 2009-03-07 16:59, oronzocana scrive:
Comunque non capisco che bisogno c'è di tirar fuori i remake o presunti tali, chissenfrega.

beh ma è una dimensione non poco rilevante e non poco marcata. a tutti i livelli, dal remake vero e proprio (l'inizio "esotico", il coinvolgimento dei due col rapimento del bambino, l'attentato/concerto/nota e blabla), all'omaggio più o meno diretto e più o meno esplicito (i facchini col cappello rosso della stazione di chicago, da intrigo internazionale come l'attentato in pieno deserto; ma anche l'inquadratura dall'interno del frigorifero quando lei vi ritrova dentro le chiavi all'inizio - non so se ti ricordi quel passo del Cinema secondo Hitchcock in cui il sommo panzone dice proprio, non ricordo a proposito di cosa nè le parole precise, "è come far vedere un personaggio che apre il frigorifero mettendo la macchina da presa al posto della parete interna del frigo, sono cose che non mi interessano"), fino alla minima citazione (il Segretario di stato a un certo punto dice "voglio rapporti ogni ora dal generale McKenna", un personaggio che non c'è nel film se non in quella frase, e che si chiama proprio come stewart ne l'uomo che sapeva troppo).
e questo pensando solo a Hitchcock.
ma del resto mi concentro su hitchcock perché Caruso è l'hitchcock di oggi. fa cinema come oggi probabilmente lo farebbe hitch.

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[ Questo messaggio è stato modificato da: sandrix81 il 10-03-2009 alle 01:24 ]

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oronzocana

Reg.: 30 Mag 2004
Messaggi: 6056
Da: camerino (MC)
Inviato: 10-03-2009 09:35  
quote:
In data 2009-03-10 01:21, sandrix81 scrive:
quote:
In data 2009-03-07 16:59, oronzocana scrive:
Comunque non capisco che bisogno c'è di tirar fuori i remake o presunti tali, chissenfrega.

beh ma è una dimensione non poco rilevante e non poco marcata. a tutti i livelli, dal remake vero e proprio (l'inizio "esotico", il coinvolgimento dei due col rapimento del bambino, l'attentato/concerto/nota e blabla), all'omaggio più o meno diretto e più o meno esplicito (i facchini col cappello rosso della stazione di chicago, da intrigo internazionale come l'attentato in pieno deserto; ma anche l'inquadratura dall'interno del frigorifero quando lei vi ritrova dentro le chiavi all'inizio - non so se ti ricordi quel passo del Cinema secondo Hitchcock in cui il sommo panzone dice proprio, non ricordo a proposito di cosa nè le parole precise, "è come far vedere un personaggio che apre il frigorifero mettendo la macchina da presa al posto della parete interna del frigo, sono cose che non mi interessano"), fino alla minima citazione (il Segretario di stato a un certo punto dice "voglio rapporti ogni ora dal generale McKenna", un personaggio che non c'è nel film se non in quella frase, e che si chiama proprio come stewart ne l'uomo che sapeva troppo).
e questo pensando solo a Hitchcock.
ma del resto mi concentro su hitchcock perché Caruso è l'hitchcock di oggi. fa cinema come oggi probabilmente lo farebbe hitch.

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[ Questo messaggio è stato modificato da: sandrix81 il 10-03-2009 alle 01:24 ]



Beh... però (quasi)ogni regista ha i suoi punti di riferimento, (quasi) ogni film rincorre qualcosa di passato metabolizzandolo al fine di renderlo utile, non limitandosi ad un semplice citazionismo posticcio.
Elencare le citazioni sa di mero esercizio di stile (poi uno per ricordarsele dovrebbe vedere il film con un taccuino, cosa utile tra l'altro, ma per impressionare idee) che rischia di non far parlare del film. O di far dire qualcosa che ha a che fare esclusivamente con il cinema come linguaggio.
Mi viene in mente Truffaut quando, in Effetto Notte, "dice" che il regista è uno a cui fanno domande. Allora chi (prova a) scrive(re) di cinema (tanto questo facciamo... diciamolo senza mettere le mani avanti con "è opinione personale", "non sono un critico", ecc.) dovrebbe provare a capire come si è risposto a quelle domande: ciò che viene detto e come viene detto, insieme.

Poi quello che tu dici mi trova d'accordo, volevo solo dire che molto spesso si pensa a cavillare su questioni extra-filmiche. Era un inciso, il mio, generalizzante.
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sandrix81

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Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 10-03-2009 13:20  
quote:
In data 2009-03-10 09:35, oronzocana scrive:
Elencare le citazioni sa di mero esercizio di stile

Poi quello che tu dici mi trova d'accordo, volevo solo dire che molto spesso si pensa a cavillare su questioni extra-filmiche. Era un inciso, il mio, generalizzante.

ah ok, sul discorso generale siamo assolutamente d'accordo. infatti di citazioni ne avevo segnate parecchie ma poi le ho evitate, proprio per non fare come nensiboi quando parla dei film di eastwood che parla di tutto tranne che del film in questione.
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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