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Autore Crocevia della Morte
Dubliner


Reg.: 10 Ott 2002
Messaggi: 4489
Da: sanremo (IM)
Inviato: 11-08-2003 13:36  
Continua la programmazione su sky dei film dei Coen e ieri ho visto Miller's Crossing che mi mancava e devo dire che è forse il film che mi è piaciuto di più di quelli che ho visto dei due fratelli (mi manca Arizona Junior e qualcos'altro). Bellissimo omaggio al noir (splendida la fotografia), un gangster movie violento e imperniato di umorismo grottesco secondo il loro stile, interpretato ottimamente (grandissimo Gabriel Byrne), con personaggi cattivi, tutti nessuno escluso. Alcune scene di sparatorie e morti ammazzati fanno davvero ridere, forse anche con un po' troppo autocompiacimento, i dialoghi come al solito sono spassosissimi e forse l'intreccio è anche un po' troppo contorto. La ciclicità della storia, altro elemento ricorrente nei Coen, qui è rappresentata dal bosco, il miller's crossing, il luogo dove i boss facevano ammazzare i nemici. Un bell'otto pieno.
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Io sono grande. E' il cinema che è diventato piccolo.
I miei dvd

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Luke71

Reg.: 06 Ago 2003
Messaggi: 3997
Da: pavia (PV)
Inviato: 11-08-2003 14:36  
Fra i loro film migliori senza dubbio...

o brother where art thou?

non ricordo se partecipò anche Raimi in qualche modo a questo progetto..
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No hay banda,non c'è una banda
è tutto..tutto registrato
No hay banda...eppure
Noi sentiamo una banda

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Dubliner


Reg.: 10 Ott 2002
Messaggi: 4489
Da: sanremo (IM)
Inviato: 11-08-2003 16:52  
Raimi fa un cameo, muore abbattuto a colpi di mitra
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Luke71

Reg.: 06 Ago 2003
Messaggi: 3997
Da: pavia (PV)
Inviato: 11-08-2003 19:10  
ecco appunto mi pareva in quel periodo collaboravano spessissimo assieme...
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Cinefila

Reg.: 07 Mar 2003
Messaggi: 1087
Da: PESCARA (PE)
Inviato: 11-08-2003 22:11  
Joel Coen e Sam Raimi sono ottimi amici...Raimi gli ha addiritura fatto da testimone di nozze!
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Noi siamo gli stranieri
Del mondo intero
Dovunque noi siamo
Noi siamo fuori
O Notre Dame
E noi ti domandiamo
Asilo Asilo

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Superzebe

Reg.: 25 Mag 2002
Messaggi: 3172
Da: Genova (GE)
Inviato: 18-11-2003 22:43  
Finalmente sono riuscito a vederlo anche io approfittando del dvd in edizione speciale. Un buon film, una ottima sceneggiatura ma a parte qualche personaggio il tutto è abbastanza anonimo, non si riconoscono i Coen che amo.
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Take off your shoes, hang up your wings
Stack up the chairs, roll up the rug
Savor the things that sobriety brings
Drain in the last from a jug...

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VromeoV
ex "arancino"

Reg.: 27 Ott 2003
Messaggi: 3288
Da: Napoli (NA)
Inviato: 18-11-2003 22:52  
Il loro miglior film decisamente.
Una storia di mafia e intrecci straordinaria mista alla grande interpretazione di Burns e alla solita magistrale regia dei Coen.
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E quando l'agnello aprì il settimo sigillo, si fece nel cielo un silenzio di circa mezz'ora. E vidi i sette angeli che stavano dinanzi a Dio, e furon loro date sette trombe…

Io amo Ingmar Bergman

Ho solamente una gran voglia di morire..

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Skizotrois

Reg.: 12 Nov 2007
Messaggi: 275
Da: Aosta (AO)
Inviato: 12-11-2007 17:42  
Miller’s crossing (Crocevia della Morte nella traduzione italiana) rappresenta uno di quei film che hanno in qualche modo anticipato le mode post moderne di fine millennio e hanno dato una bella scrollata alle certezze del noir classico. Il film è del 1990 (quindi precede le performance Tarantiniane e post Tarantiniane) ma per impostazione e sviluppo formale è molto vicino al quasi contemporaneo Wild at Heart di David Lynch nella deformazione grottesca dei personaggi e in certe variazioni surreali dello sfondo. In una città imprecisata dell’Est americano (ma in realtà il film è girato a New Orleans) in piena era proibizionistica, si fronteggiano due gang di malavitosi, quella irlandese di Leo (e del suo fidato braccio destro Tom) e quella italiana di John Caspar (e il suo fidato braccio sinistro Dane) che traggono profitto dalle scommesse clandestine,dalle corse truccate e dagli incontri combinati. La storia è naturalmente un pretesto per i due fratellini terribili per frantumare a colpi di mitra tutti gli stereotipi della detective story alla Hammett: omosessualità, ninfomania, sicari imbranati e che portano il parrucchino, anti eroi picchiati dall’inizio alla fine del film, monologhi “etici” di personaggi squallidi, eredi ipernutriti che non hanno un solo millimetro di materia grigia cerebrale, pugili peso massimi che si esibiscono in urli isterici raccapriccianti. In aggiunta un bosco autunnale nel quale sognare la propria morte, sventarla per un assurdo colpo di fortuna e alla fine accorgersi che mutando la posizione degli addendi, il risultato non cambia (insomma siamo un po' tutti morti-viventi). Una sinfonia d’autunno (ben sottolineata dal malinconico tema musicale principale) in cui gli attori di questa assurda pantomima si volatilizzano come fantasmi, bugia dopo bugia, tradimento dopo tradimento, pagliacci dal trucco scolorito, foglie morte.



La scena simbolo di questo nuovo modo di rappresentare una gangster story nell’America di fine anni 20 è quella in cui il boss irlandese Leo rimane vittima di un agguato tesogli dal mafioso rivale italo americano John Caspar. Le sventagliate di mitra diventano contagiose e in pochi istanti assistiamo ad una tarantella (pre tarantiniana) in cui i personaggi diventano burattini disarticolati e maschere grottesche nella loro improbabilità. Nel cinema classico questa sparatoria avrebbe raggiunto altissimi toni epici e drammatici, in questo caso certi dettagli (le pantofole del boss, la caduta del lampadario, il dito incastrato nel grilletto,le piume del materasso bucherellato, il sigaro) trasportano il film dalle parti della commedia surreale e dell’assurdo.


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Skizotrois

Reg.: 12 Nov 2007
Messaggi: 275
Da: Aosta (AO)
Inviato: 12-11-2007 17:42  
Se ci pensate ci sono certi dialoghi in Pulp Fiction (John Travolta ed Eric Stoltz che parlano di macchine rigate invocando la pena di morte per i vandali mentre si sta effettuando una compravendita di eroina pura, i dialoghi tra Samuel Lee Jackson e John travolta sul massaggio ai piedi della moglie del boss) che ribadiscono questo surreale rovesciamento della morale a proprio uso e consumo. Questo contrasto tra abiezione soggettiva e realtà oggettiva è ben reso visivamente dai fratelli Coehn nello stridore tra lo scuro di un cappello agitato nel vento e i colori soavi nebbiosi autunnali del bosco di Miller’s Crossing fotografati in maniera sublime da Barry Sonnenfeld (futuro regista de La Famiglia Adam's e Men In Black). E anche i movimenti e le acrobazie della macchina da presa sono contenute rispetto ai grandangoli empatici della loro precedente opera, Arizona Junior. Qui abbiamo obiettivi lunghi e una maggiore distanza per illuminare meglio la scena, cappelli calati sul viso a nasconderlo o a rivelarlo come il sistema occultamento/svelamento della verità operato dai personaggi principali. Un film in cui niente è come sembra e in cui nessuno può essere veramente compreso per quello che è, anche perché continua a modificare la propria identità seguendo il corso degli eventi. Un film anche di volute simmetrie, come quando vengono rappresentate le doppie scene del Capo della polizia e del Sindaco al tavolo dei due mafiosi (da destra a sinistra e viceversa) o la doppia incursione della polizia nei locali dei due mafiosi (anche qui il capitano dell’operazione preso in giro da Tom viene ripreso in posizioni diametralmente opposte).



Da ricordare ancora la maiuscola prova degli attori, Turturro e Byrne su tutti soprattutto nella resa dei conti sotto gli alti alberi del Miller’s Crossing, in cui l’attore italo americano comincia a improvvisare e viene seguito magistralmente dalla steady cam. Alla fine vediamo la scena con il teleobiettivo pronti a sussultare per lo sparo, ma i Cohen sanno come padroneggiare la suspance e anche certi buchi di sceneggiatura (i sicari che aspettano Tom in macchina senza accertarsi della presenza del cadavere).


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Skizotrois

Reg.: 12 Nov 2007
Messaggi: 275
Da: Aosta (AO)
Inviato: 12-11-2007 17:43  


Il cinismo dei fratelli Cohen è stemperato dalla ironia e dall’assurdo, il tono sarcastico e quello drammatico si rincorrono e si superano a vicenda per tutta la durata dell’azione. Nel corso della loro lunga carriera i due fratelli riusciranno solo raramente a trovare questo equilibrio magico tra due opposte tendenze. Fargo, L’Uomo che non c’era e in parte The Big Lebowski rappresentano le altre vette artistiche della loro filmografia che nell’ultimo periodo ha invece svoltato verso la commedia pura come in Ladykillers e in Prima ti sposo poi ti rovino. Un discorso a parte merita Barton Fink (che vedrà la luce l’anno dopo Crocevia della Morte e otterrà la Palma d’oro al Festival di Cannes) la cui gestazione si intreccia con quella di Crocevia della Morte con qualche piccolo segnale rivelatore (la scritta Barton’s Arms nella casa di Tom) e che rappresenta la deriva surreale del cinema dei fratelli Cohen, la deformazione disturbante di questo deficit di rappresentazione della realtà visibile che è proprio il fulcro del cinema post moderno.



Nel bosco ci si perde, nel bosco ci si ritrova: alla fine tutte le strade portano al nodo iniziale, il Miller’s Crossing. Abbiamo ritrovato il cappello, riacquistato una seconda possibilità per continuare a vivere ma vediamo il nostro amore fuggire via tra gli alberi, su una macchina fuori luogo e fuori tempo. La tesa calata un po’ più in basso del solito serve a nascondere il dolore. O è anche questa una finzione?

ULTERIORE APPROFONDIMENTO QUI
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"Saremmo voluti rimanere nella spensieratezza della nostra età, ma la vita ci fece crescere in fretta"

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