Dubliner
Reg.: 10 Ott 2002 Messaggi: 4489 Da: sanremo (IM)
| Inviato: 09-01-2004 10:34 |
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Quando le immagini valgono più di mille parole. Questo film è un bellissimo esempio di come con pochi dialoghi si riescano a trasmettere sentimenti che sarebbero difficilmente esprimibili in altra maniera.
Sono i silenzi, le parole che non riescono a uscire e il dolore tenuto dentro per tanto tempo, accumulato giorno dopo giorno senza darlo a vedere che i Dardenne sanno rappresentare bene nel loro "il Figlio", storia di un uomo che lavora come carpentiere in un centro che si occupa di recuperare ragazzi appena usciti dal riformatorio ed introdurli nel mondo del lavoro. E proprio l'ultimo arrivato di questi adolescenti è colui che uccise il figlio del protagonista.
Tutto ciò lo si scopre a poco a poco, con la macchina da presa che segue ogni movimento del falegname e non ci permette di togliergli gli occhi di dosso. Osserviamo le azioni di tutti i giorni, quelle che tutti facciamo andando al lavoro, tornando a casa in macchina la sera.
E piano piano scopriamo il dolore di uomo silenzioso e solitario, scopriamo che non è più sposato con la madre di suo figlio, e scopriamo anche, insieme a lui, che il nuovo ragazzo è l'assassino del suo bambino.
Col passare del tempo Olivier comincia ad aver meno paura del ragazzo e mano a mano che i due prendono confidenza l'uno con l'altro ci si domanda se ci sarà vendetta, se il dolore del protagonista verrà esorcizzato attraverso un atto punitivo. Il finale è insieme toccante e spiazzante, e ci porta a riflettere su temi universali come la perdita di persone care, della convivenza con il dolore e del modo di esorcizzarlo e sopratutto del perdono.
Gli attori hanno facce normali, personaggi comuni ed estremamente naturali. Non ci sono musiche, non ci sono molti dialoghi ma solo rappresentazione pura e semplice di una vita comune nella quale ci si può davvero riconoscere.
_________________ Io sono grande. E' il cinema che è diventato piccolo.
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