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FilmUP Forum Index > Cinema > Tutto Cinema > Il Gioco di Ripley   
Autore Il Gioco di Ripley
gmgregori

Reg.: 31 Dic 2002
Messaggi: 4790
Da: Milano (MI)
Inviato: 15-05-2004 23:28  
La Cavani porta sulla schermo il personaggio di Tom Ripley, frutto della mente di Patricia Highsmith in un'insolita Italia, priva di stereotipi, ma semplicemente luogo di location per un vizioso personaggio americano che vittima di una semplice battuta fuori luogo, genera un gioco dove a rimetterci c'è solo l'essenza dell'anima di un giovane corniciaio,un inglese trapiantato in Italia e affetto da un'incurabile leucemia.
Un ex complice di Ripley( Jhon Malkhovich) uomo grezzo e viscido chiede che gli venga ucciso un russo della mafia berlinese.
Quale gioco migliore se non quello di giocare con la gia fragile stabilità emotiva del corniciaio?
Nasce insomma una sequela di omicidi piuttosto improbabili, in luoghi d'arte come in normalissimi treni.
Amara storia sul senso dell'omicidio e le sue valenze, il film si permette di ampliare al massimo la fotografia della puttana Italia( come spesso succede) per alzare la media del voto davanti al professore. Se non fosse poi per l'algido Malchovich e la condensa mattutina delle campagne venete, il film non sarebbe altro che un semplice thriller incorniciato.
Nessun dei personaggi necessita di spigazioni particolari perche sembra siano affrontati al limite della suffcienza, tranne Ripley che deve ringraziare il suo attore.
Voto 6+
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la bruttura del vuoto è tanto profonda fin quando, cadendo, non ti accorgi di poterti ripigliare. I ganci fanno male, portano ferite, ma correre e faticare per poi giorie è un obbiettivo per cui vale la pena soffrire.
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IngridB

Reg.: 15 Mag 2004
Messaggi: 56
Da: ROMA (RM)
Inviato: 15-05-2004 23:42  
quote:
In data 2004-05-15 23:28, gmgregori scrive:
La Cavani porta sulla schermo il personaggio di Tom Ripley, frutto della mente di Patricia Highsmith in un'insolita Italia, priva di stereotipi, ma semplicemente luogo di location per un vizioso personaggio americano che vittima di una semplice battuta fuori luogo, genera un gioco dove a rimetterci c'è solo l'essenza dell'anima di un giovane corniciaio,un inglese trapiantato in Italia e affetto da un'incurabile leucemia.
Un ex complice di Ripley( Jhon Malkhovich) uomo grezzo e viscido chiede che gli venga ucciso un russo della mafia berlinese.
Quale gioco migliore se non quello di giocare con la gia fragile stabilità emotiva del corniciaio?
Nasce insomma una sequela di omicidi piuttosto improbabili, in luoghi d'arte come in normalissimi treni.
Amara storia sul senso dell'omicidio e le sue valenze, il film si permette di ampliare al massimo la fotografia della puttana Italia( come spesso succede) per alzare la media del voto davanti al professore. Se non fosse poi per l'algido Malchovich e la condensa mattutina delle campagne venete, il film non sarebbe altro che un semplice thriller incorniciato.
Nessun dei personaggi necessita di spigazioni particolari perche sembra siano affrontati al limite della suffcienza, tranne Ripley che deve ringraziare il suo attore.
Voto 6+



Altro che 6+ --------!!!!!!!!!
Ciao.

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gmgregori

Reg.: 31 Dic 2002
Messaggi: 4790
Da: Milano (MI)
Inviato: 16-05-2004 08:06  
Ringrazio Ingrid per la plendida discussione.
Concedetemelo.
Il film ha il merito di non avere nessuna sbavatura narrativa e di avere dei fuori pista degni nota come l'evidente importanza della musica e della memoria storica per la strumentistica, le musiche di Ennio Morriconone e come ho gia detto precedentemente un'ammaliante location che parla da sola. Talvolta, questi "strumenti"narrativi entrano direttamente nei film alzandone indubbiamentela media. Una strategia che per altri non ha funzionato.
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la bruttura del vuoto è tanto profonda fin quando, cadendo, non ti accorgi di poterti ripigliare. I ganci fanno male, portano ferite, ma correre e faticare per poi giorie è un obbiettivo per cui vale la pena soffrire.
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aralis

Reg.: 18 Ott 2003
Messaggi: 3151
Da: bolzano (BZ)
Inviato: 16-05-2004 14:02  
Il film mette in risalto l’ambiguità della natura umana, con le tentazioni che l’irretiscono e la fatica dell’essere sempre in equilibrio tra il bianco e il nero. Tom Ripley, arricchito dopo aver messo a segno un grosso colpo, si diverte a manipolare vite umane, e la sua vittima diventa un malato terminale che viene invischiato in un gioco di sangue ed omicidi. La vittima è interpretata da un attore, Dougray Scott, che al ruolo non mi è sembrato per niente adatto. Tutto il film mi è parso un tantino banale e piatto, a tratti anche noioso. Bella la colonna sonora di Morricone.
Ricordo di aver visto, qualche anno fa, a Berlino, un vecchio film in tedesco molto simile , ambientato in Germania. Se rammento bene si intitolava "Der amerikanisce Freund".


[ Questo messaggio è stato modificato da: aralis il 16-05-2004 alle 14:02 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 16-05-2004 14:45  
quote:
In data 2004-05-16 14:02, aralis scrive:
Ricordo di aver visto, qualche anno fa, a Berlino, un vecchio film in tedesco molto simile , ambientato in Germania. Se rammento bene si intitolava "Der amerikanisce Freund".




Confesso, fuor di polemica se possibile, che sentir parlare in questo modo di uno dei più importanti e migliori film europei degli ultimi, più che moderni, trenta anni, mi fa una certa impressione. Si tratta de L'Amico Americano(1977) di Wim Wenders, superbamente interpretato da Bruno Ganz e Dennis Hopper con la partecipazione straordinaria di Samuel Fuller e Nicolas Ray, due massimi registi della grande stagione cinematografica americana che fu. Il film è tratto dall'omonimo romanzo di P. Highsmith, lo stesso a cui si ispira il pessimo film della Cavani, che a mio avviso merita al massimo un 4- -, e che si avvale della peggiore partitura mai composta dal grande Morricone.

Il Gioco di Ripley è tutto sopra le righe: interpretazioni, regia, musiche, impianto narrativo e figurativo. C'è tanta pretesa di vuoto calligrafismo per un risultato d'irritante ed indigesta noia. Nascerebbe spontaneo un confronto con L'Amico americano, ma manco vale la pena provarci...
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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LothLaurel

Reg.: 25 Feb 2004
Messaggi: 1261
Da: Scafati (SA)
Inviato: 16-05-2004 15:37  
Il gioco di Ripley è un film piatto, il cui unico merito è di mostrare la cattiveria umana, senza ammantarla di altri fini se non quello di essere semplicemente cattiveria. Malkovich è maestro nel salvare la pellicola, d'altra parte è la sua specialità.
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Clive Owen mi fa sbroccare!!!!!!!!!!!!
E smettetela di dire che sono un uomo!

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 16-05-2004 16:41  
Stavolta anche Malcovich mi è sembrato troppo sopra le righe, nel tentativo di salvare l'insalvabile.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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aralis

Reg.: 18 Ott 2003
Messaggi: 3151
Da: bolzano (BZ)
Inviato: 16-05-2004 17:44  
quote:
In data 2004-05-16 14:45, AlZayd scrive:
quote:
In data 2004-05-16 14:02, aralis scrive:
Ricordo di aver visto, qualche anno fa, a Berlino, un vecchio film in tedesco molto simile , ambientato in Germania. Se rammento bene si intitolava "Der amerikanisce Freund".




Confesso, fuor di polemica se possibile, che sentir parlare in questo modo di uno dei più importanti e migliori film europei degli ultimi, più che moderni, trenta anni, mi fa una certa impressione.





Embè? Mica ho scritto che faceva schifo o altro. Ricordavo semplicemente di averlo
visto, in lingua tedesca senza sottotitoli,
cosa che per me, qualche anno fa, era abbastanza di difficile comprensione. Quindi non ho potuto certamente cogliere, ammesso che comunque ne fossi in grado, tutte le sfumature che hai colto tu. Non è che tutti possono essere degli intenditori, e non vedo che polemica ci dovrebbe essere.

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 16-05-2004 18:43  
Concordo con Ayzard, il film l'ho trovato un esercizio volto alla ricerca di un esasperato estestismo.
Un film freddo e banale, e al cui confronto il precedente americano, forse già migliore per sceneggiatura, sembra un capolavoro.
Mi dispiace poi, visto che il produttore esecutivo, Guido DeLaurentiis, è il padre di uno dei miei migliori amici.
_________________
Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 16-05-2004 22:03  
quote:
In data 2004-05-16 17:44, aralis scrive:
quote:
In data 2004-05-16 14:45, AlZayd scrive:
quote:
In data 2004-05-16 14:02, aralis scrive:
Ricordo di aver visto, qualche anno fa, a Berlino, un vecchio film in tedesco molto simile , ambientato in Germania. Se rammento bene si intitolava "Der amerikanisce Freund".




Confesso, fuor di polemica se possibile, che sentir parlare in questo modo di uno dei più importanti e migliori film europei degli ultimi, più che moderni, trenta anni, mi fa una certa impressione.





Embè? Mica ho scritto che faceva schifo o altro. Ricordavo semplicemente di averlo
visto, in lingua tedesca senza sottotitoli,
cosa che per me, qualche anno fa, era abbastanza di difficile comprensione. Quindi non ho potuto certamente cogliere, ammesso che comunque ne fossi in grado, tutte le sfumature che hai colto tu. Non è che tutti possono essere degli intenditori, e non vedo che polemica ci dovrebbe essere.



Ma no, non mi riferivo a sfumature colte o non colte, nel senso di afferrare... E poi L'Amico Americano di Wenders è un film essenzialmente dell'immagine e del "colore" (rosso)che non può non rimanere impresso nello spettatore, nonostante non si siano comprese tutte le(inutili)parole. Un film fondamentale ed inprenscindibile, da vedere e rivedere, per chi ama il cinema europeo moderno. Ne sento parlare come di un vecchio film in tedesco.., quasi come una cosa trascurabile, ed i miei padiglioni auricolari si drizzano subitamente ...
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 16-05-2004 22:08  
quote:
In data 2004-05-16 18:43, gatsby scrive:
Concordo con Ayzard, il film l'ho trovato un esercizio volto alla ricerca di un esasperato estestismo.
Un film freddo e banale, e al cui confronto il precedente americano, forse già migliore per sceneggiatura, sembra un capolavoro.
Mi dispiace poi, visto che il produttore esecutivo, Guido DeLaurentiis, è il padre di uno dei miei migliori amici.




Se nonostante questo l'amicizia regge, dev'essere amicia vera e disinteressata...
_________________
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aralis

Reg.: 18 Ott 2003
Messaggi: 3151
Da: bolzano (BZ)
Inviato: 17-05-2004 08:36  
quote:
In data 2004-05-16 22:03, AlZayd scrive:

E poi L'Amico Americano di Wenders è un film essenzialmente dell'immagine e del "colore" (rosso)che non può non rimanere impresso nello spettatore, nonostante non si siano comprese tutte le(inutili)parole. Un film fondamentale ed inprenscindibile, da vedere e rivedere, per chi ama il cinema europeo moderno. Ne sento parlare come di un vecchio film in tedesco.., quasi come una cosa trascurabile, ed i miei padiglioni auricolari si drizzano subitamente ...




Sì, tu hai le tue ragioni, ma io, a Berlino, ci sono stata due mesi, a 19anni, in pieno inverno. Al cinema ci entravamo dopo aver visitato qualche parte della città, più che altro per riscaldarci; e non è che prestavo proprio tanta attenzione al film che davano, a parte il problema della mia scarsa comprensione dei dialoghi. Quando ho visto Il gioco di Ripley mi sono ricordata che ne avevo visto uno con più
o meno la stessa trama, si vede che un pochino mi era rimasto impresso, in quel periodo ne ho visti tanti, praticamente uno quasi ogni sera, di cui non ricordo proprio niente. Lungi da me voler fare confronti tra i due film, e per me un film degli anni 70 è un "vecchio film”.

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 17-05-2004 10:08  
quote:
[i]

per me un film degli anni 70 è un "vecchio film”.



e come il vino, sono i migliori!

p.s. L'Amico Americano è ucito in DVD, prezzo sui 17/18 euro.

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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" L. Bunuel

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 17-05-2004 alle 10:14 ]

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