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Autore "EL ABRAZO PARTIDO" di Daniel Burman
Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 01-06-2004 18:13  
Ariel, è un ragazzo di famiglia ebreo/polacca che vive in Argentina in seguito all’emigrazione dei nonni per scampare all’Olocausto. Oltre ad essersi instaurato in una galleria commerciale in un sobborgo di Buenos Aires con sua madre e suo fratello, è in continua ricerca di suo padre, che emigrato in Palestina per oscuri motivi, sembra non averlo mai visto.
Daniel Burman, dopo il folcloristico “Aspettando il Messia”, si cimenta con “El abrazo partido” in una commedia dialogica, attenta e sapiente. Con personaggi quasi Almodòvariani, il film, sa come coinvolgere e come raccontare, con ottime interpretazioni e deliziosi dialoghi, non annoia ma nemmeno appassiona. Fatto di inquadrature mosse e di eccentrici stereotipi, “El abrazo partido”, ha ottenuto due Orsi d’Argento, rispettivamente quello del Gran Premio della Giuria e quello per il miglior attore a Daniel Hendler, che se fosse ad Hollywood sarebbe già un divo.

Nelle sale da venerdì 28 maggio e non menzionato da nessuna rivista, questo è un film che merita tutt'altro trattamento... voi che ne dite?
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La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie

René Descartes

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 01-06-2004 18:21  
Spero di vederlo prossimamente, ultimamente il cinema argentino non mi ha affatto deluso.
Appena ho tempo e opportunità lo vado a vedere.
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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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misaki84

Reg.: 29 Lug 2003
Messaggi: 2189
Da: Montecchio Maggiore (VI)
Inviato: 01-06-2004 19:25  
Presentato in concorso all’ultimo festival di Berlino dove ha vinto l’Orso d’Argento Gran Premio della Giuria per il Miglior Film e L’Orso d’Argento per il Miglior Attore (Daniel Hendler), El abrazo partido racconta i tormenti di Ariel, un giovane ebreo argentino di origine polacca.
Ariel è afflitto da un conflitto interiore che lo obbliga continuamente a porsi delle domande sulla sua famiglia, sulla sua appartenenza, sui suoi amori e sulle persone che lo circondano; ma, in realtà, ciò che cerca è la propria identità, un’identità distrutta dalla mancanza di Elias, suo padre, che è partito per combattere in Israele quando il figlio era ancora in fasce.
Il regista gioca sulla conflittualità: da una parte il rifiuto per l’identità ebraica e l’odio per il padre assente, dall’altra la continua ricerca delle sue origini e del suo passato. La fuga in Europa che Ariel aveva progettato non si conclude perché sente che dalla sua identità non può fuggire; le domande che si pone trovano risposta tra i documenti della sinagoga e, nonostante l’ostilità che prova verso il padre, Ariel continua a rivedere quel video nel quale Elias compare fugacemente come fugacemente è apparso nella vita di suo figlio. Elias diviene quasi un figura leggendaria della quale si raccontano le gesta e alla quale Ariel si appella, inconsapevolmente, quasi con spirito religioso.
Ma tutto torna perché Ariel è suo padre, perché suo padre rappresenta lui e la sua identità ed il finale, scontato ma emozionante, suggella questa consapevolezza.
La vicenda di Ariel si intreccia con le storie dei commercianti di diverse nazionalità de ‘la galerìa’, un centro commerciale di Buenos Aires che è una sorta una fantasmagoria di personaggi e rappresenta il mondo con le sue diverse realtà ed identità. Particolari e molto belle le figure dei commercianti che, ognuno a suo modo, cercano di interpretare la vita per fuggire dalla consuetudine e dalle difficoltà dell’Argentina d’oggi.
Molto piacevole, in questo film, è il tono leggero con il quale si affronta un problema tanto importante grazie ad una sceneggiatura che gioca molto sull’ironia e sulla caricatura; lo stesso Ariel appare spessissimo menefreghista e sarcastico ma, attraverso un’ ottima interpretazione da parte di Hendle, non ci fai mai dimenticare l’ambivalenza che lo caratterizza .
Particolare la regia di Daniel Burman che ci fornisce sia il punto di vista interno di uno dei personaggi (di solito Ariel), sia la sensazione di essere anche noi nella galera, di essere uno spettatore diretto di ciò che succede grazie ad inquadrature sempre in movimento ed, a volte, quasi frenetiche.
Bella la prova anche degli attori non protagonisti, su tutti quella di Adriana Aizemberg (la madre di Ariel), che riescono a presentarci bene il particolare che caratterizza ogni personaggio nella sua specificità e nella sua semplicità.
Momenti intensi e commoventi, toni leggeri e dialoghi acuti rendono questo film una bella sorpresa oltre che una bella opportunità per scoprire la cinematografia argentina e il film d’autore.
Delizioso.


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lemona

Reg.: 07 Gen 2002
Messaggi: 819
Da: ferrara (FE)
Inviato: 02-06-2004 01:44  
una buffonata, sporca imitazione dei film di woody allen, troppo logorroico. se si premia l'interpretazione si e' caduti in basso film sopravvalutato

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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 02-06-2004 09:08  
quote:
In data 2004-06-02 01:44, lemona scrive:
una buffonata, sporca imitazione dei film di woody allen, troppo logorroico. se si premia l'interpretazione si e' caduti in basso film sopravvalutato

ah ah
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René Descartes

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angel76st

Reg.: 18 Apr 2004
Messaggi: 1945
Da: ostuni (BR)
Inviato: 07-07-2004 12:49  
Bel culo la bionda!
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"quando vivi nella paura arrivi al punto , che vorresti essere morto." Sonatine.

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