Cronenberg
Reg.: 02 Dic 2003 Messaggi: 2781 Da: GENOVA (GE)
| Inviato: 30-06-2004 13:55 |
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Dall’avvelenamento del padre, a quello del figlio, la tragedia di Amleto vista da Peter Brook.
Dopo aver messo in scena in lingua inglese “The tragedy of Hamlet”, nel teatro Bouffes du Nord, da lui stesso diretto, e dopo aver riscontrato un enorme successo, Peter Brook, nell’estate del 2001, decide di farne anche un adattamento cinematografico. Ed è così che nel 2002, il settantasettenne regista britannico Peter Brook, mette la parola fine sul suo settimo film, “La tragedia di Amleto”. Peter Brook, ha da sempre avuto il grande potere di assemblare ineccepibilmente il cinema al teatro, ed anche questa volta lo fa con un approccio rinnovato al testo di Shakespeare, inserendo personaggi vestiti quotidianamente, non senza un piercing ne senza capelli cotonati, scenografie scarne che lasciano spazio alle magnifiche interpretazioni di un cast teatrale d’eccezione. Il regista britannico realizza un opera silenziosa, lenta, solamente parlata, basata tutta sull’eccentricità di personaggi statici, tipici della borghesia britannica. Il suo cinema, seppur meno geniale e malato, ricorda quello del compatriota deceduto, Derek Jarman, che con “Caravaggio” ed “Edoardo II”, ci aveva abituati a non sottilizzare mai sulla rigorosità di una rappresentazione, impostandoci anzi ad apprezzare e assimilare maggiormente, ciò che è più fuorviante e fantasioso, dato che sapeva, e come ha dimostrato di sapere anche Peter Brook, che il cinema come il teatro ha il potere di trasportarci in una classe sociale, in una mentalità e in un tempo, a cui possiamo prender parte, aggiornando magari solo il modo di vestire e di pensare.
Presentato al 7° Genova Film Festival, nella categoria “Interferenze”.
Cosa ne pensate di questo grande regista? capace di capolavori quali il "The Mahabharata" e il "Marat-Sade"?
_________________ La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie
René Descartes |
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