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Autore Fatherland, di Ken Loach (aridàje...)
Pythoniana

Reg.: 06 Lug 2004
Messaggi: 1257
Da: Gorizia (GO)
Inviato: 26-07-2004 14:40  
"Lo stalinismo non è socialismo,
il capitalismo non è libertà".

Questa frase, incrociata dal protagonista nel suo viaggio da Berlino a Londra, è forse una delle sintesi più efficaci del film. Che non si limita, però, a ragionare di politica e società, ma con una struttura da thriller si avventura anche nell'indagine di un personaggio che deve fare i conti con le proprie radici e, segnatamente, con la figura paterna.
Berlino, metà anni Ottanta: Klaus, cantautore 40enne cresciuto nella DDR, viene espulso a Berlino Ovest a causa dei contenuti "scomodi" delle sue opere, ed è così costretto ad abbandonare la propria famiglia. Pare così ripercorrere le orme del padre, celebre musicista e faro dell'opposizione culturale, anch'esso espulso negli anni '50 e di cui il protagonista non ha più notizie dall'età di 5 anni. Arrivato a Berlino Ovest, nel momento in cui l'agente di una compagnia disocografica decisa a metterlo sotto contratto gli fa il nome di una giornalista francese che potrebbe avere informazioni preziose sul padre, gli sforzi di Klaus tendono inevitabilmente ad andare a caccia del genitore. Contattata Emma, la giornalista interessata a realizzare un servizio su padre e figlio, l'uomo si mette con lei in viaggio verso Londra, dove, sotto falsa identità, vivrebbe il padre. Il viaggio diviene però anche un momento di presa di coscienza, attraverso alcuni episodi che confermano Klaus nella sua idea che la tanto celebrata libertà occidentale nasconda in realtà vincoli e costrizioni solamente più sottili e soft di quelli dei regimi dell'Est. Arrivato a Londra, Klaus si troverà infine a fare i conti con una realtà insapettata, che gli svelerà come nessuno sia in realtà ciò che sembra.

Ho evitato spoilers nel caso qualcuno riesca a reperire il film, ma devo ammettere che non credo ne esista una versione italiana (io l'ho visto in dvd originale con sottotitoli in inglese). E se da un lato sarebbe stato un delitto doppiare un film in cui i personaggi alternano 3 lingue diverse, è un delitto ancora maggiore che questa opera, vecchia di 18 anni, non sia a disposizione del pubblico italiano. Personalmente l'ho apprezzata moltissimo, soprattutto per 2 motivi: da un lato perché si allontana dall'ambito anglo-proletario cui (troppo?) spesso si fa riferimento pensando a Loach; dall'altro perché il regista si dimostra abilissimo nel mischiare le carte, tant'è che dopo mezz'ora ancora ci si chiede dove andrà a parare il film (è la storia di un uomo separato dalla famiglia? E' la storia di un uomo che insegue il fantasma del padre? E' la storia del padre?), e lo vedo come un pregio. Ottime le interpretazioni, le ambientazioni sempre piuttosto scarne e quasi dimesse, il tono mai enfatico ed anzi quasi malinconico. Tolto "Terra e libertà", il film di Loach che in assoluto mi è più caro, personalmente trovo che "Fatherland" se la giochi quanto meno alla pari con l'altra decina di film suoi che ho visto (inclusi "Riff Raff" e "My name is Joe"). Se vi capita, in definitiva, trovo che valga la pena di darci un'occhiata.
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"Riempi il tuo cranio di vino prima che si riempia di terra, disse Kayam." Nazim Hikmet

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