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FilmUP Forum Index > Cinema > Tutto Cinema > La doppia vita di Veronica ( Kieslovski )   
Autore La doppia vita di Veronica ( Kieslovski )
Hawke84

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 5586
Da: Cavarzere (VE)
Inviato: 28-07-2004 01:52  
La Doppia vita di Veronica è un film che mi ha commosso, un film che ha saputo comunicare con la potenza delle immagini più che con le parole (sempre dosate), immagini ricoperte da quel velo ambrato di una fotografia tanto inquietante quanto rilassante..
La storia è quella di due vite parallele, anzi no, una stessa vita che si sdoppia.
Weronica e Veronique..una polacca e l’altra francese..eppure persone identiche (non solo) fisicamente che non si conoscono, con la stessa passione e lo stesso cuore (malato).
Weronica muore d’infarto durante un’esibizione (lirica) ..Veronique è invece destinata a salvarsi (anche grazie all’esperienza inconscia del suo “doppio”..)
E’ il mio primo film di Kieslowski..prima lo conoscevo (purtroppo) solo di fama.

E’ dura ordinare in parole quello che il film ha saputo richiamare.. sono pensieri e considerazioni che si sovrappongono, si mischiano, si confondono e risultano per questo difficili da fissare.
Proverò a lasciare qualche spunto.
Colui che lega le due storie..le due vite , stroncando prematuramente la prima e salvando dalla stessa sorte la seconda è il destino.
Un fato che è vero protagonista e che consegna nelle mani di Veronique (misteriosamente) le chiavi per la salvezza: una serie di indizi, stati d’animo, umori che la guideranno inconsciamente a lasciare la carriera musicale..a conoscere e ad innamorarsi di un enigmatico burattinaio scrittore di racconti per bambini che (per un altro strano gioco del destino) è autore di una storia assai vicina a quella che noi spettatori (e la stessa Veronique) stiamo assistendo.
Forse tutti noi percepiamo di tanto in tanto un nostro “doppio” che a volte ci sprona e altre ci frena; uno specchio che ci permette anche un confronto con noi stessi guidandoci magari lungo un percorso di autocritica .
Questa presenza di un doppio è richiamata in molte sequenze e/o inquadrature nel film (specchi e riflessi con immagini talvolta capovolte o distorte).
Ci sarebbe poi da considerare tutta una serie di accostamenti e scontri che Kieslowski ci propone..molte volte ardui da interpretare (come la vicinanza dell’atto sessuale di Veronique alla sepoltura di Weronica..) ai quali non ho ancora (e forse mai lo farò) dato risposta.

Spero che qualcuno lo abbia visto e possa dare la propria opinione..
Certo è che film del genere sfruttano al massimo tutte le possibilità e potenzialità che il cinema ha in sé..e che troppo poco vengono sfruttate.

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perchè l'italiano è sempre quello che va piano quando vede la macchina della polizia e appena passata corre oltre il limite.

[anthares]

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Michi81

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 3120
Da: Lugano (es)
Inviato: 28-07-2004 02:04  
È stato uno dei primi film che ho visto in età pseudo-adulta (attorno al 1996-97), una delle molle che ha fatto scattare in me la passione x il cinema. Mi hai fatto sorger la voglia di rivederlo: grazie! Cmq lo ricordo come un film molto delicato, poetico per non dire criptico, esteticamente molto valido, con un Irene Jacob stupenda e sensuale, delle musiche avvolgenti e dei simbolismi a volte esasperati e ridondanti. Se non sbaglio, si ripete più volte il Concerto in mi minore di Van den Budenmayer. Ottimo film di un grande regista!
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"Mi esposa era al fiume, a lavare, un gringo l'aggredì e la voleva.."

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Hawke84

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 5586
Da: Cavarzere (VE)
Inviato: 29-07-2004 00:29  
quote:
In data 2004-07-28 02:04, Michi81 scrive:
..con un Irene Jacob stupenda e sensuale..


Giè, e non l'ho nemmeno nominata..imperdonabile!

e sottolineo l'aggettivo sensuale
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perchè l'italiano è sempre quello che va piano quando vede la macchina della polizia e appena passata corre oltre il limite.

[anthares]

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Goose76

Reg.: 16 Ago 2003
Messaggi: 224
Da: treviglio (BG)
Inviato: 13-08-2004 19:39  
Se non sbaglio, si ripete più volte il Concerto in mi minore di Van den Budenmayer. Ottimo film di un grande regista!

Confermo : E' la colonna portante del film , per gli appassionati bisogna dire che i testi di qst concerto sono tratti dal secondo canto del paradiso "O voi che siete in piccioletta barca,desiderosi d’ascoltar, seguiti"

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ines49

Reg.: 15 Mag 2004
Messaggi: 376
Da: PADOVA (PD)
Inviato: 29-08-2004 23:32  
Stasera ho visto in VHS il film di Krzysztof Kieslowski, purtroppo registrato in maniera pessima, ma che mi ha affascinato per la bellezza sia dell'attrice, nella doppia parte, che della della musica, ma che mi ha lasciato una certa perplessita in quanto non sono riuscita a capire i vari simboli (per lo meno mi sembravano tali) disseminati qua e là nelle due storie.
Ma c'è davvero un'interpretrazione da dare?

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fuzzi5

Reg.: 30 Set 2004
Messaggi: 314
Da: Recco (GE)
Inviato: 20-03-2005 21:59  
uno dei miei film preferiti in assoluto.
grande kieslowsky e bravissima la jacob (STUPENDA).
un film commovente e affascinante.
_________________
non accettate le provocazioni dei perbenismi

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Rhochan

Reg.: 27 Lug 2004
Messaggi: 71
Da: Palermo (PA)
Inviato: 22-03-2005 17:42  
Molto bravo kieslowski, ogni fotogramma un significato.
Devo ancora guardare la doppia vita di veronica.
Ho visto tre colori.(splendida trilogia)
_________________
a volte sono le 24.24

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Velvetone

Reg.: 20 Nov 2006
Messaggi: 604
Da: milano (MI)
Inviato: 09-01-2007 03:41  
Mai film fu più autenticamente biografico di questo,dove il regista,minacciato dalla malattia che lo porterà alla morte solo cinque anni più tardi,dipinge una storia dal sapore falsamente hitchcockiano (almeno negli assunti iniziali ) permeata dello stesso fatalismo ineluttabile che era stato la cifra vincente dell'esordiente Decalogo,giocata però su un registro stilistico formale completamente opposto.Il verismo spiazzante,la cruda quotidianità dei palazzoni di regime,il soffocante hic et nunc di una Varsavia simil-infernale,lasciano il posto a una doppia,ma non per questo meno incisiva,carica visionaria;su una stessa tonalità ocra di straniante desolazione,la capitale polacca fuoriesce indistinta e sfumata dal grigiore dei senza-destino,dalla dannazione dei perduti;la Grand Paris guadagna invece i toni morbidi del benessere,della speranza,volgarmente,di un mondo ben più agiato di quello (post)comunista.
Su due sfondi tanto diversi si agitano,si dimenano,scalpitano due vite tanto simili, Weronica e Veronique,banalmente due vita in una,banalmente ( e l'hanno notato ) un solo destino.
Ma nel universo valoriale di Kieslowski la parola destino è priva di significato perchè irreale e inattuata ,sia per i 'piccoli grandi uomini ' protagonisti del Decalogo,sia per la simbolica Diade, che è poi quella primigenia tra vivere e morire,luce e oscurità,uno e molteplice, sublimata nelle due complementari figure femminili specularmente interpretate dalla Jacob.
La vera forza motrice delle esistenze,di tutti gli afflati vitali,sta nel rapporto dialettico di scontro e unione che l'uomo stabilisce con quelle che sente come istanze a sè superiori,o comunque indeterminabili a partire da sè.
In una storia apparentemente psicologica e intimistica ,come questa,hanno invece fondamentale importanza i basilari elementi che costituiscono il mondo fisico,la realtà creata da Dio ma lasciata in mano all'uomo e al suo discernimento.Quella che nel Decalogo risultava ultimativamente come una spinta meccanicistica e dunque non affrontabile direttamente,tanto da consentire in ultimo solo un amara (auto)ironia, qui assume invece la sua forma più piena e completa di Principio modificatore,comunque mai avulso dagli umani desideri e alieno alle umane dinamiche,fino a servirsi di una (? ) umana figura per manifestarsi,non certo in senso Rivelazionistico,quanto in senso plotinico di sintesi.
Curioso dunque (ma forse prevedibile ) come V/Weroniq/ca nella sua franta linearità,nel suo vissuto contorto e contorcente rappresenti l'unico luogo di possibile senso in un mondo allo sfascio,quandanche una tale compiutezza giunga per mezzo di quello stesso Caos che si trova a dover governare,tramite quella 'libera fantasia ' che pure dovrebbe irregimentare.Ed è in questo senso,con queste modalità che la Diade trova la sua fine,la sua chiusura,grazie all'intervento di un terzo elemento armonico significativamente connotato al maschile,in grado attraverso un linguaggio sessuale di poetica emancipazione e un linguaggio epico-rituale di avvolgente e placida catarsi (le marionette come immagine-chiave,come simbolo cardine di tutta un'architettura ) di fornire,e questa è in ultimo la vera geniale acquisizione di questo film, un unico possibile termine all'esistenza non con l'ausilio della spinta fideistica nell'Oltre,ma servendosi invece dell'Arte e dei suoi strumenti,dialettici o meno che siano.

Film di testa così come i precedenti chiamavano in causa la sfera emozional-patemica,rimane comunque un capolavoro da gustarsi lentamnte e su cui rimuginare.


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kagemusha

Reg.: 17 Nov 2005
Messaggi: 1135
Da: roma (RM)
Inviato: 09-01-2007 10:45  
io me lo ricordo come un film bello e ostico

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Goose76

Reg.: 16 Ago 2003
Messaggi: 224
Da: treviglio (BG)
Inviato: 09-01-2007 12:27  
quote:
In data 2004-07-28 02:04, Michi81 scrive:
Se non sbaglio, si ripete più volte il Concerto in mi minore di Van den Budenmayer. Ottimo film di un grande regista!



Anche io sono stato tratto in inganno :
Van den Budenmayer è una invenzione del regista...le musiche sono del compositore polacco Zbigniew Preisner

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gmgregori

Reg.: 31 Dic 2002
Messaggi: 4790
Da: Milano (MI)
Inviato: 11-01-2007 16:34  
ho visto il film qualche anno fa, ne ne rimasi stupito. Ricco di messaggi gioca sull'identità con il silenzio, coi colori sfumati che la tiene in gioco.

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Skizotrois

Reg.: 12 Nov 2007
Messaggi: 275
Da: Aosta (AO)
Inviato: 24-11-2007 15:46  
Ogni fotogramma del cinema di Kieslowski comunica passione filtrata dalla ragione, lucida consapevolezza di un percorso umano caratterizzato da un mistero buffo: quello di cercare di dare delle risposte a delle domande che rimarranno comunque inevase, quello di cercare il senso segreto delle cose visibili all’interno di un percorso spesso caratterizzato da coincidenze fortuite e da giochi di probabilità. La statistica si scontra con la spiritualità non religiosa: Kieslowski è un ateo che vorrebbe tanto poter credere, un laico che si sforza di comprendere l’ineffabile, l’indicibile. Ed è proprio la musica che sembra avvicinare i protagonisti dei suoi film alle porte dell’infinito: le due Veroniche sono parenti strette della Juliette Binoche di Film Blu, il canto del coro ne riassume la spinta in verticale a cogliere un piccolo soffio di eternità. In un percorso tipicamente agnostico che richiama ampiamente modelli Kubrickiani, allo studio prettamente antropologico e fotografico si associa lo studio certosino dei sentimenti e dei comportamenti, con una partecipazione affettiva che dal Decalogo fino a Film Rosso è andata progressivamente lievitando. Per chi ha amato profondamente lo sguardo lucido e spietato del regista polacco negli episodi del decalogo (cito un episodio su tutti Il Breve Film sull’Uccidere), la Doppia vita di Veronica è un passo indietro. Ma chi vi scrive non può fare a meno di apprezzare la fotografia bollente e misteriosa di Slawomir Idziak, la musica empatica di Zbigniew Preisner e il tentativo riuscito di sceneggiatore e regista di portare in primo piano i fantasmi e le paure della vita interiore. Weronika rimanda a Veronique e Veronique rimanda a Weronika: la vera vita sembra risiedere in quella parte di noi stessi che si proietta altrove, in un luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Una donna potrebbe rappresentare il desiderio dell’altra, una proiezione di angosce e dubbi esistenziali.

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Skizotrois

Reg.: 12 Nov 2007
Messaggi: 275
Da: Aosta (AO)
Inviato: 24-11-2007 15:47  
Il rapporto amoroso dell’una si intreccia alla sepoltura dell’altra. Una foto ripropone l’altro da sé in tutta la sua assurdità come la foto di Jack Nicholson in smoking nel finale di Shining. E’ questa una altra possibilità di vita, una reincarnazione o semplicemente la vita sognata dall’angelo Veronique-Weronika? L’anima polacca e l’anima francese che da sempre hanno convissuto in Kieslowski (e che in film Bianco vedremo gareggiare in singolar tenzone in un afflato di uguaglianza negata) sembrano alimentarsi a vicenda e camminare da equilibriste sul filo invisibile di sensazioni e premonizioni. Ci sono gesti e situazioni comuni ad entrambe: l’anello, la caduta, la patologia cardiaca, il cordino degli spartiti musicali e quello ritrovato nella busta, il lucidalabbra passato nervosamente durante una crisi cardiaca e quello tirato fuori dalla borsetta. E poi lo sguardo attraverso il vetro, una lente, una forma sferica. Il tentativo di guardare la realtà filtrandola attraverso la propria soggettività. L’inquietudine racchiude in sé sempre una domanda: chi sono io? Veronique indicando la foto con Weronika ripresa nella piazza del mercato di Cracovia esclama decisa: questa non sono io! In realtà non è esatto: in quella foto è raffigurata una sua possibile vita, un personaggio partorito dalla mente di uno scrittore, una marionetta tra le mani sapienti del burattinaio.



Veronique continua a vivere sulla scorta dell’esperienza di morte di Weronika, Veronique evita gli errori commessi dall’alter ego polacco (la scottatura del dito, la morte per infarto) perché incosciamente fa tesoro degli errori e delle esperienze precedenti, le assorbe in maniera magica e rinasce per una seconda possibilità. Cosa cambieremmo delle nostre vite se potessimo tornare indietro? Le scelte di Veronique sono il riflesso allo specchio di quelle di Weronika: non sceglie la carriera di cantante e opta per una salutare visita cardiaca. La scelta determina la svolta, l’essere e il nulla si separano momentaneamente, ‘angoscia di morte si trasforma in sensazione di abbandono e solitudine. Il romanziere-marionettista le fa vedere i due personaggi della storia, le trasforma un pianto dirotto in un orgasmo, le fa scoprire nella solitudine il vero amore. Rimanendo sola e posta di fronte al suo doppio Veronique fa quel salto di qualità che solo all’anima pura dei bambini è concesso. Tocca la corteccia come in un ritorno alle origini, un “nostos” verso il focolare domestico dove sono custodite le radici della propria esistenza. Guardare il cielo stellato capovolto e meravigliarsi ancora sulle venature di una foglia: è lì il segreto del film in quell’inizio sottosopra che rappresenta un punto di vista imprescindibile per la nostra crescita.

ULTERIORE APPROFONDIMENTO QUI
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"Saremmo voluti rimanere nella spensieratezza della nostra età, ma la vita ci fece crescere in fretta"

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