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Autore UN ANNO VISSUTO PERICOLOSAMENTE di Peter Weir con Mel Gibson e Sigourney Weaver
NancyKid
ex "CarbonKid"

Reg.: 04 Feb 2003
Messaggi: 6860
Da: PR (PR)
Inviato: 31-07-2004 19:54  
Giunge per ogni regista, nel corso della sua carriera, il film che rappresenta tutta l’essenza del suo cinema, i cosìdetti film di una vita.
Confronto tra culture, amore/passione, misticismo, filosofia, critica, sono questi gli elementi vitali del cinema “Weiriano”, che trovano perfettamente spazio in quest’opera, Un anno Vissuto Pericolosamente. Tratto dall’omonimo romanzo di Christopher Koch, Weir si trasferisce in Asia, per mettere in scena il contorno politico della bollente Jakarta degli anni 60. Il film sembrerebbe quindi innanzitutto uno sguardo politico veritiero, celando in parte i numerosi spunti che offre il substrato di un’opera complessa e completa come questo.
Il protagonista è uno sperduto Mel Gibson, giornalista inviato nella capitale indonesiana. Lui si troverà immerso in un mondo che non è suo, un mondo che gli suscita sia curiosità che paura, lo sguardo minaccioso della massa di abitanti che lo osservano con pregiudizio perché lui è “un bianco”, scatenando un razzismo al contrario, perché in quel posto è lui lo straniero, quello che si deve sottoporre alle regole. Weir narra, attraverso l’anno vissuto pericolosamente del protagonista, la sua maturità come persona, un persona che incontra l’amore della sua vita a miglia di distanza da casa, una donna (Sigourney Weaver) con la quale scoppierà la passione ardente, quella passione tanto amata dal pubblico cinematografico degli anni 50’, due persone in una terra sconosciuta e pericolosa dal quale dovranno fuggire per salvarsi la pelle e coronare il tanto ambito amore.
Ma i personaggi di Mel Gibson e Sigourney Weaver sembrano quasi mettersi in seconda posizione davanti a Billy Kwan, un camera-man con il quale il protagonista stringe amicizia, un’amicizia quasi morbosa per l’ambiguità di Billy, un personaggio affascinante ed ambivalente, non per niente ad interpretarlo è una donna, premiata poi con l’Oscar, Linda Hunt. Billy si presenta inizialmente solo come voce narrante, che con le parole della sceneggiatura dona quel tocco di poesia che tanto si apprezza del cinema di Weir. La mente più complessa quello di questo nano camera-man, da una parte soffre la povertà che sta subendo il popolo indonesiano, ma da una parte è in qualche modo attratta da questo vortice politico, nel quale è direttamente coinvolto. Attraverso il personaggio di Billy, Weir manifesta anche il suo tocco filosofico mistico, l’aura misteriosa del luogo e le affascinanti credenze popolari sono emanate da questo personaggio. Il film tocca il punto alto della sua filosofia con la leggenda emanata da Billy attraverso le ombre delle bambole di carta, l’eterno mito della multipersonalità degli esseri umani che incarna la stessa filosofia del Weir autore.
Le scene di massa sono girate con estrema lucidezza, avvolgendo lo spettatore dentro lo schermo e rendendolo parte integrante dell’esperienza filmica.
Un anno vissuto pericolosamente è quindi una denuncia politica, ma nel contempo stesso filosofia e mistero, amore e passione, l’opera chiave di tutta la filmografia di uno dei migliori registi viventi, Peter Weir

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