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Autore The Manchurian Candidate
denisuccia

Reg.: 14 Apr 2002
Messaggi: 16972
Da: sanremo (IM)
Inviato: 27-11-2004 16:14  
Domenica sera ero già preparata: Before Sunset, cinemino America. Poi si aggiungono gli amici e mi ritrovo in una sala del Cineplex a vedere The Manchurian Candidate, sinceramente perplessa.

Il film si apre con il maggiore Ben Marco (Denzel Washington) impegnato con la sua unità in una battaglia, durante la Guerra nel Golfo. Durante un’ispezione notturna il gruppo subisce un’imboscata e Marco viene colpito, perdendo i sensi. Quella notte moriranno due soldati semplici e un altro, il sergente Shaw (Liev Schreiber) riuscirà a riportare il gruppo (compreso il maggiore) in salvo, ricevendo così medaglia e favori dagli Stati Uniti.
Dieci anni dopo Marco si ritrova a riportare alla luce, dopo un breve colloquio con un compagno di guerra, incubi ed allucinazioni, identificate dall’esercito “Sindrome del Golfo” mentre, altra faccia della medaglia, il sergente Shaw si candita alla vice presidenza degli Stati Uniti, sostenuto da una madre senatrice in grado di intimorire il presidente stesso (Maryl Streep).
Ovviamente nulla è come sembra…
Sinceramente sono venuta a conoscenza del fatto che questo film fosse un remake solamente dopo la sua visione e ammetto di non aver mai visto l’originale di cui, tra l’altro, mi è stato detto abbastanza bene.
Prima di tutto ammetto di non conoscere bene il regista, Jonathan Demme, ho visto giusto Il silenzio degli innocenti e, forse, null’altro. Credo comunque che il film abbia, dal punto di vista significativo, un doppio comunicato, uno in puro stile thriller, in grado di sviluppare nello spettatore angoscia e dubbi, evidenziato maggiormente nel primo tempo, e uno più politico, più riscontrabile nella seconda parte del film. A mio avviso è proprio quest’ultima parte a non dare un pieno soddisfacimento alla storia nella sua totalità in quanto, se proprio si vuole essere pignoli, non si può approfondire un discorso politico dopo più di un’ora impiegata ad approfondire il lato misterioso della questione. In questo senso mi viene da ricordare alcune frasi che ho letto in Il cinema secondo Hitchcock (Truffaut) in cui Alfred H. dichiara che, se si decide di costruire un thriller si deve cercare di non disperdere troppo l’attenzione o la suspence calerà e non si avrà l’effetto emotivo desiderato, frase che condivido infatti penso che la pecca maggiore di questo film, che rimane nel suo complesso buono, sia proprio lo sparpagliamento dell’attenzione che devia il pubblico e lo allontana dalla parte meglio riuscita. Rimane comunque abbastanza sufficiente l’impegno per cercare di unire queste due caratteristiche della sceneggiatura, thriller e politica, forse anche perché quest’ultima è sempre circoscritta in sequenze non troppo lunghe e per questo non eccessivamente devianti da ciò che è l’inquietudine legata al film. Mi sembra comunque abbastanza chiaro il riferimento alla politica americana dei giorni nostri (tra l’altro il film è uscito nelle sale nel periodo di campagna elettorale statunitense), riferimento che accenna ad una vena piuttosto polemica in cui la volontà dei politici di riportare alla calma il popolo va oltre persino la libertà e l’individualità di ogni persona.
C’è da dire che le immagini sono costruite bene e la fotografia, i colori e alcune angolazioni riescono a dare realismo ad alcune scene che, differentemente, sarebbero state poco interessanti. I colori sono appropriati, caldi durante le scene di guerra, cupi durante il periodo “angosciante” e fastosi (e a volte totalmente fasulli e plastificati) durante la campagna elettorale. Addirittura gelidi e impersonali nell’appartamento di Shaw, rappresentativi proprio per questi due attributi.
La sceneggiatura a volte mi ha un po’ dato da riflettere. Prima di tutto per quanto riguarda uno stacco che mi risulta clamoroso (ma forse sbaglio), ovvero il passaggio dall’elettroshock al prato, è chiaro che si è voluto tagliare per non aggiungere troppe scene che sarebbero risultate inutili ma, per conto mio, la scena del prato in se è già quasi totalmente priva d’effetto.
E’ chiaro che aver terminato la lettura di Truffaut il giorno stesso della visione del film mi abbia lasciato frasi fresche a cui fare riferimento, una in particolare, e ve la cito senza commenti personali in quanto, per chi avrà visto il film, risulterà piuttosto chiara, soprattutto se si pensa alla fine di The Manchurian Candidate, e a tutti i dubbi, in me nati, ad essa collegati:
“Sento che non si può mostrare l’ipnosi sullo schermo in modo da farla sembrare reale. E’ una condizione troppo lontana dalle esperienze vissute dal pubblico e ricadiamo qui nella stessa impossibilità che ci impedisce di filmare dei <maghi-illusionisti>. (…) Non ci sarebbe, dal punto di vista dell’immagine, alcuna differenza tra un personaggio veramente ipnotizzato e un altro che fa finta di esserlo”.
Gli attori, infine.
Denzel Washington è un ottimo attore ma penso che in questo film, e scusate se forse esagero, il vero punto di forza sia l’interpretazione di Maryl Streep.
Ogni attore riesce a dare bene l’idea di ciò che vuole trasmettere il personaggio, ma la senatrice, impersonata da una fantastica Streep, diventa davvero insopportabile, riesce quasi a infastidire, intelligente, puntigliosa, fredda e arrivista diventa, per buona parte del film, nemica del pubblico stesso. Credo che se esistesse un premio per la migliore interpretazione (tralasciando gli Oscar che raramente assegnano i premi ai film/attori/tecnici giusti) lei lo meriterebbe in pieno avendo rappresentato e diventando lei stessa una persona fastidiosa.

Nonostante qualche buco qua e là, qualche incertezza e azzardo di troppo non posso che dire che il film, per il suo genere, sia ben riuscito, così come i personaggi, caratterizzati e curati in modo soddisfacente e, addirittura, i dialoghi, in cui ho ritrovato un impegno superiore alla media degli ultimi film in uscita.

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riddick

Reg.: 14 Giu 2003
Messaggi: 3018
Da: san giorgio in bosco (PD)
Inviato: 27-11-2004 17:22  
bello, soprattutto ben recitato. grande meryl streep sozza madre arrampicatrice e liev shreiber , che finalmente ha un occasione seria di farsi notare
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M.O.I.G.E. al rogo

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denisuccia

Reg.: 14 Apr 2002
Messaggi: 16972
Da: sanremo (IM)
Inviato: 27-11-2004 17:58  
In effetti il cast è tutto buono e non penso ci sia un attore fuori luogo, oltre a Liev Schreiber, Denzel Washington, Maryl Streep bisogna anche ricordare Jon Voight, nei panni del senatore Jordan, la bella Vera Farmiga, che purtroppo ha sempre parti molto ridotte (Autumn in New York, 15 minuti follia omicida a New York... tutto in quella città??? ahah)... e anche l'attrice che interpreta Rosie, che scopro ora chiamarsi Kimberly Elise, è stata molto brava...


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NancyKid
ex "CarbonKid"

Reg.: 04 Feb 2003
Messaggi: 6860
Da: PR (PR)
Inviato: 27-11-2004 21:41  
Mmm...
Al contrario di Denisuccia non ho trovato nessun calo di suspence, nè tantomeno buchi nel riscontro politico che il film di Demme vuole dare. Il messaggio è chiaro e semplice, espresso in maniera molto esplicita: ci sono sotterfugi politici che vengono tenuti nascosti a noi poveri spettatori. La parte politica del film l'ho trovato molto vicino all'ideologia di Fahrenheit 9/11. Anche se Demme non punta direttamente il dito contro Bush (anche se ha dichiarato più volte che è una testa di culo), il messaggio che questo e Michael Moore vogliono dare è lo stesso: noi siamo tenuti all'oscuro di molte faccende che ci riguardano in maniera diretta. Ma se il documentarista punta il dito contro i telegiornali, che sanno ma non parlano, Demme affronta un qualcosa di ancora più top-secret, che nemmeno la CNN o la Fox News sa, un completo complotto politico di cui solo "pochi eletti" hanno a conoscenza.
Se ci pensate bene è un qualcosa di molto molto inquietante. Prima di vedere il film non sapevo nulla della sua vena quasi fantascientifica, infatti tratta di "brainwash", ovvero lavaggi del cervello, microchip iniettati nel cervello di persone per poterli rendere degli automi. Ma il fatto è che qua non ci troviamo davanti a pura finzione filmica, in quanto ci sono veri e propri libri che testimoniano operazioni di lavaggi del cervello da parte di associazioni segrete quali c.i.a et affini.
La parte thriller e politica del film sono complementari, in quanto a creare l'effetto thrill è proprio il sotterfugio politico, i due elementi vanno di pari passo, sono inseparabili perchè una è diretta conseguenza dell'altra. Ma anche se il tema è parecchio scottante, la mia impressione è che Demme non abbia voluto fare un film "politico" (come già detto quello è immediata conseguenza del plot), ma concentrarsi soprattutto a thrillare (scusate per l'invenzione di nuovi verbi) gli spettatori. Per una buona metà della pellicola gli spettatori sono esattamente come il protagonista Denzel Washington, spaesati e confusi, sicuramente impreparati. Come ne Il silenzio degli innocenti, il regista ama giocare con la memoria, anche se questo Manchurian Candidate è forse più vicino a Memento, in quanto le memorie del protagonista si confondono tra sogni, realtà, e pseudo realtà. I ricordi di Denzel sono come pezzi di puzzle frastagliati senza capo nè coda. Il regista ha centrato il bersaglio nel campo thriller ricreando un'aria di claustrofobia completa, a cominciare dalle note di Rachel Portman, che ci "assale" fin dai titoli di testa. Molto curata la scena pre- finale (quello col "cecchino Washington), sopratutto nel montaggio, dilatato giustamente per dare quella sensazione vorticosa di suspence. Per ri-citare il già citato Hitch da Denisuccia: "è come una bomba che sta per esplodere, e tu lo senti... tic-tac..tic-tac..tic-tac..."
Non ho visto nemmeno io il film originale, quindi non saprei fare confronti. Per quanto riguarda gli attori,mi è particolarmente rimasto impresso l'immagine di Meryl Streep, dio che grande attrice.. delinea con estrema eleganza e carisma il fuoco interiore del suo personaggio..

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Qualcuno tende a ferirmi, è di questo che ho paura

[ Questo messaggio è stato modificato da: CarbonKid il 27-11-2004 alle 21:46 ]

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denisuccia

Reg.: 14 Apr 2002
Messaggi: 16972
Da: sanremo (IM)
Inviato: 28-11-2004 00:04  
quote:
In data 2004-11-27 21:41, CarbonKid scrive:
La parte thriller e politica del film sono complementari, in quanto a creare l'effetto thrill è proprio il sotterfugio politico



Questo non è del tutto esatto.
Il thriller è riscontrabile, almeno nella prima metà del film, per quanto riguarda ciò che è accaduto la notte dell'agguato. Nella prima ora del film non ci sono riferimenti espliciti alla politica quanto a cosa sia realmente successo durante la guerra nel Golfo a QUEI soldati.
Come sono morti i due soldati semplici? Perchè Marco non riesce a ricordare? Perchè gli incubi? Non sono domande che riguardano la politica e, anche se a termine film si può collegare il tutto, all'inizio si può solo ipotizzare che c'entrino dei politici e degli interessi personali, ma se fosse stato così chiaro sin dall'inizio sarebbe stato realmente molto banale.
Invece penso che lo scopo del film fosse quello di associare un avvenimento personale ad uno di proporzioni decisamente maggiori partendo da un'emozione intima fino ad arrivare a qualcosa che potrebbe coinvolgere milioni di persone.
Con il senno di poi è facile pensare che il messaggio che il film trasmette sia ben più angosciante rispetto alla storia in sè, però bisogna sempre tener conto che lo spettatore è lì seduto e deve sentirsi partecipe in quel momento, non deve avere troppe nozioni in grado di fargli capire che tipo di sotterfugio ha davanti perchè, come ho già detto, sarebbe un semplice film di narrazione.
Mi piace pensare che il film (definito un Thriller/Mistery più che in altri modi) voglia basarsi su ciò che, appunto, è il brivido legato alla confusione e alla mancanza di ricordi, non tanto all'angoscia legata al mondo della politica.
Certo è che nella seconda parte del film la politica diventa l'imputato numero uno, rappresentato in carne ed ossa dalla senatrice, però è un'aggiunta, non è SOLO quello il significato del film e per questo, secondo me, a volte si passa da un punto ad un altro volendo unire due generi che possono miscelarsi bene ma che non necessariamente devono essere complementari.
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L'improvviso rossore sulle guance di Thérèse, identificato immediatamente come il segno dell'Amore, quando io avevo sperato in una innocente tubercolosi.

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NancyKid
ex "CarbonKid"

Reg.: 04 Feb 2003
Messaggi: 6860
Da: PR (PR)
Inviato: 28-11-2004 02:13  
Mah.. ti dirò che ho visto il tutto come un puzzle che s'incastra, appunto colmando i vuoti l'un dell'altro, completandosi appunto.
Seguiamo il filo del film, per quello che mi ricordo (vidi il film a Venezia 2 mesi fa).
L'inizio è un lungo flashback, si torna ai combattimenti con soldato Washington e Liev all'attacco. All'inizio, a parte appunto l'aria claustrofobica data dalle note della Portman, non c'è nè sangue nè freddo. Si può quasi pensare ad una action movie (comunque già per le scene ad infrarossi e in digitale la regia è ben marcata, tecnicamente parlando, movimenti di macchina velocissimi ed incastrati nel punto giusto, ogni stop, ogni frame è alternato in perfetta sintonia col ritmo che si vuole creare).
Poi subentra il Memento time, l'incontro col soldato mezzo fuso ricorda molto i viaggi onirici già visti in diversi film, si comincia quindi col thriller psicologico, nulla è ancora concreto, il tutto si basa su concezioni astratte. Poi, proprio come un magico puzzle, il tutto si aggancia alle elezioni, entra in scena mr liev figlio di mrs streep. Gli agganci ancora non sono delineate (ma solo alla fine lo saranno), ma già si capisce che gli avvenimenti di prima sono preliminare di quello che succederà dopo, appunto delle elezioni. Dopo questo prologo diciamo, il tutto si incastra ancora di più, il tutto è ancora più complementare, perchè poi la politica diventa il vero elemento thrillante, o meglio, gli avvenimenti legati alla politica, alla corruzione del potere (vero tema del film). Ed ecco che cominciano ricominciano i viaggi onirici, tra il suspence del: che cazzo è successo veramente? e la politica del: cazzo sono dei corrotti di merda (riflessione molto interessante, molto molto pesante).
Oddio scusate se magari ho scritto minchiate, sono un pò fumato e bevuto, beh, è sabato sera, buon sabato sera a tuttiiiiiiiiiiiiiiiiiii
_________________
eh?

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Hiyuga

Reg.: 05 Ago 2004
Messaggi: 1301
Da: Gossolengo (PC)
Inviato: 28-11-2004 16:41  
Buon film: abbastanza vvincente e interessante..

Ottime le interpretazioni..

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 28-11-2004 17:04  
3/4 perfetti, poi un finale che degenera sprecando molta dell'angoscia precedentemente creata.
Il sottotesto è evidente e lo rende un film da ricordare, però quell'happy end...
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Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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denisuccia

Reg.: 14 Apr 2002
Messaggi: 16972
Da: sanremo (IM)
Inviato: 29-11-2004 11:38  
In effetti, pensandoci, se anche il dicorso di CarbonKid fosse lo stesso fatto dal regista allora... come si può descrivere la corruzione, la mancanza di rispetto ed individualità legati alla politica... e poi terminare con un finale che salva comunque il personaggio principale implicato, tra l'altro, nell'omicidio del vice-presidente... penso che se nella realtà dovesse accadere qualcosa anche solo simile sarebbe molto probabile che il Marco della situazione avrebbe le ore molto meno che contate...
Per questo non mi ha convinta del tutto, non c'è coerenza ad un solo risvolto...
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L'improvviso rossore sulle guance di Thérèse, identificato immediatamente come il segno dell'Amore, quando io avevo sperato in una innocente tubercolosi.

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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 29-11-2004 14:10  
Se qualcuno ha visto l'originale... può per cortesia fare un confronto con questo Remake? Soffre, come Ocean's Eleven di essere ambientato in un'altra epoca?
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Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis.

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oronzocana

Reg.: 30 Mag 2004
Messaggi: 6056
Da: camerino (MC)
Inviato: 04-12-2004 13:08  
Sicuramente uno dei migliori film del 2004.
La tensione è palpabile per tutto il film grazie soprattutto all'uso frequente del controcampo interno nei dialoghi visto che risulta molto più efficace del "fratello" controcampo esterno.
La storia è(più o meno) la stessa dell'omonimo film di Frankenheimer(1962) pur essendo attualizzata con il primo conflitto del Golfo che sostituisce la guerra di Corea della pellicola originale e con un ambientazione non più immersa nell'atmosfera da guerra fredda.
Diciamo subito che Demme concatena(grazie ad un ottima fotografia) tre parti:la prima relativa al conflitto vero e proprio nel Golfo; la seconda con l'accento sui reduci e sul loro disagio sociale; la terza in cui denuncia(in modo diretto e pungente) il pericoloso intreccio tra politica e multinazionali.
Grazie ad un buonissimo montaggio(e qui concordo con Andrea) i tre "pezzi" sono alternati e mixati in modo magistrale tanto che il finale rimane un'incognitafino alla scena del dialogo(con telefonata) tra Shaw e Marco.
Infatti viene un pò rovinata la sorpresa di un finale buonista(che non è da condannare) visto che la tensione e il patos svaniscono colpevolmente negli ultimi minuti.

voto film: 8
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Partecipare ad un'asta, se si ha il Parkinson, può essere una questione molto costosa.
Michael J. Fox
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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 22-12-2004 15:36  
The manchurian candidate è una delle piacevoli e inaspettate sorprese pre-natalizie.
In effetti sul piano puramente logico dei passaggi del plot fa un pò ridere.
Ma la regia valorizza una trama sciapetta e un pò ridicola, trasformandola in un film d'angoscia e di paura.
Il tutto avviene nella stasi. Il sole sorge, tramonta, sorge nuovamente e nuovamente tramonta, ma in un continuum temporale unificato dalla mano di Demme.
A parte l'evidente paletto testimone del fluire del tempo, sancito dall'elezione presidenziale, e l'ossessivo ritorno del flashback del golfo, tutto il concentrato filmico si dipana in uno spazio temporale che sembra equivalere ad un continuo presente, reso veramente in modo ottimo dal regista tramite stacchi più o meno marcatamente sfumati, ma soprattutto attraverso l'uso della voce.
Il cervello di Washington-Marko è ossessionato, inasprito dal contrasto tra i suoi ricordi e la sua percezione della realtà. E tutto il film, nella sua effettiva staticità, non fa altro che mostrarci quel che avviene nella testa violentata di un uomo, gigantesca metafora che riflette la discussione sull'effettiva libertà dell'uomo di essere tale.
E il regista fa un uso della voce unificante e totalizzante. Voci dei discorsi politici, della tv, della radio, di notiziari o di interviste.
Voci che si accavallano tra e sulle scene, spesso indizi, spesso fuorvianti, ma che nel modo più credibile creano quel senso di orrida volontà di possesso e di controllo del reale che è proprio di chi, peccando di ubris, ha la velleità di controllare il proprio simile.
Echi orwelliani, mi verrebbe da pensare, se non fosse per un happy end mascherato da tragedia.
E un capolavoro, mi verrebbe da pensare, se non fosse per personaggi costruiti malino qua e là, e un'approssimazione nello scrivere la trama, forse dettata dall'effettivo scollamento della realtà di questa post-modernità medica che vi è rappresentata. Ma cmq non accettabile,
Dunque, solo un buon film

_________________
"I miei film cercano di parlare in maniera sommessa al cuore dell'uomo; il rispetto, la gentilezza, la comprensione reciproca, la riconoscenza, l'amicizia, l'umanità insomma, è la cosa più importante per l'uomo"
A.Kurosawa

[ Questo messaggio è stato modificato da: Petrus il 22-12-2004 alle 15:38 ]

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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 22-12-2004 16:07  
quote:
In data 2004-11-28 17:04, gatsby scrive:
3/4 perfetti, poi un finale che degenera sprecando molta dell'angoscia precedentemente creata.
Il sottotesto è evidente e lo rende un film da ricordare, però quell'happy end...




In effetti l'Happy end è più o meno: l'unica cosa che può salvare sempre l'america è l'Ethos dei Marines. Semper Fidelis!

Per me che sono un appassionato di Tom Clancy e sono Pro-America al 1000% è ancora accettabile. Ma certo se uno non è convinto come me rimmarrà un po' disgustato

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stevie

Reg.: 26 Feb 2004
Messaggi: 2135
Da: viterbo (RM)
Inviato: 03-01-2005 12:59  
Bello e ammirevole, il tema è quello che ossessiona gli americani illuminati: una cospirazione dei poteri politico/economici ai danni dei cittadini. lo dimostra il fatto che la prima versione risale ai tempi della guerra di Corea. le figure dei politicanti intriganti sono tratteggiate fino all'esasperazione ma sembra tutt'altro che fantascienza, il dietro le quinte ha un'aria tragicamente riconoscibile: dalla dinastia ricca e potente al burattino telecomandato sul modello Oswald alle multinazionali spietate. Bellissime luci e fotografia e anche il montaggio. Si avverte, come avete già detto, uno scompenso fra la prima e la seconda parte che risente di tagli brutali. Il risveglio sul prato, per esempio, mancano dei passaggi.
Denzel Washington bravo, sempre uguale bisogna dire, mentre invece Meryl Streep è strepitosa.
Nonostante questo mi è piaciuto assai.
Gli darei un 7.
_________________
Save the cheerleader, save the world

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ipergiorg

Reg.: 08 Giu 2004
Messaggi: 10143
Da: CARBONERA (TV)
Inviato: 03-01-2005 13:45  
quote:
In data 2005-01-03 12:59, stevie scrive:
Bello e ammirevole, il tema è quello che ossessiona gli americani illuminati: una cospirazione dei poteri politico/economici ai danni dei cittadini. lo dimostra il fatto che la prima versione risale ai tempi della guerra di Corea.




scusa hai per caso visto l'originale Va' e uccidi? O letto il libro? Perchè leggendo questa trama su Yahoo mi sembrava più un problema legato al comunismo che alle multinazionali. Magari mi sbaglio..

La Trama di Vai e uccidi
In Corea una pattuglia americana viene fatta prigioniera e condotta in Manciuria, dove è sottoposta a un trattamento così duro che gli uomini perdono il senso della realtà ed uno di essi, Raymond, uccide due suoi compagni. Il fatto non rimane nel ricordo di nessuno. Bennett Marco, il comandante della pattuglia, una volta tornato a casa, sente però un turbamento di cui non sa spiegarsi la ragione e la notte ha degli incubi in cui è sempre presente Raymond. Decide allora di andare a trovare il vecchio compagno che nel frattempo ha ricevuto una medaglia al valore per il suo coraggio. Raymond vive con la madre e, cosa che stupisce molto Ben Marco, con il Coreano che ha causato la loro cattura che gli fa da cameriere. L'ex comandante non tarda ad accorgersi che Raymond, sotto una suggestione che non riesca a vincere, compie un delitto ogni volta che vede la carta da gioco della regina di quadri. All'ultima impresa lo guida, senza essere vista, sua madre. Questa volta dovrà morire lo zio di Raymond, senatore Iselin. L'esito dell'azione è incerto ed il finale del tutto imprevedibile.


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Spock: We must acknowledge once and for all that the purpose of diplomacy is to prolong a crisis.

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