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La dolce vita |
seanma
Reg.: 07 Nov 2001 Messaggi: 8105 Da: jjjjjjjj (MI)
| Inviato: 17-04-2003 15:10 |
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Due tacche.Due chiari segnali di demarcazione netta per l'inizio e la fine.Ed è sempre il "grosso" a fare il marchio:una statua in bronzo e un misterioso pescione di dimensioni piuttosto ragguardevole.Due marchi che ben connotano e definiscono l'inizio e la fine,dato che ciò che in mezzo è trascorso avrebbe potuto generare confusione.Infatti sostanzialmente non abbiamo una ben definita trama,tutt'altro:una serie di quadretti "di vita"accomunati da due fattorei:il medesimo protagonista e la stessa ineliminabile sensazione di fondo.
"La dolce vita"infatti non parla per nulla della città,della società in cui è ambientato,ma unicamente del suo protagonista e in senso più lato,di tutti gli uomini.
Marcello Rubini è un reporter frustrato che butta via le sue giornate girovagando e barcamenandosi nelle onde e nelle spirali di quella Roma un po' libertina,un po' eccentrica,ma ultimamente destinata all'autodistruzione e all'autoerosione,ma non lo fa da "protagonista" ma da "oggetto "governato da altro,in balia del suo stesso modo di vivere.C'è una quantomai corretta definizione di Roger Ebert riguardo alla recitazione di Mastroianni che per traslazione spiega anche il personaggio.Ebert la definisce "passive" che potremmo tradurre con "dinmessa"o ancor meglio letteralmente "passiva"ossia di colui che subisce e non agice.Quest'affermazione è molto vera,in quanto è connaturato al personaggio di Marcello la sua irredimibile mediocrità,il suo essere terribilmente meschino,amaramente disilluso.Marcello è il riflesso umano della società in cui si trova a vivere e della vita che la permea:frivola,mondana,piena d'illusioni,di finti sogni,e incredibilmente vuota di senso,costretta ad appigliarsi a fantasmi di cartapesta scambiati per saldi tronchi a cui appoggiarsi.Si pensi soltanto al personaggio più geniale di tutto il film,ovvero a Steiner,l'amico di Marcello.Lui e la sua villa,esteriormente perfetti,quasi la "vita ideale" conn tutti gli amiconi intellettuali e acculturati,con le bambine intelligenti già a 4 anni,con la soddisfazione dei desideri.Tutt'altro.Il bisogno di "registrare"la natura e tutto quello che accade è sintomo della ineluttabile paura che tutto sfugga,che tutto vada perduto,o forse che siamo solo omini di carta su un foglio colorato.Steiner è dunque un uomo disperato che salva solo le apparenze ma non stesso.Steiner è l'espressione più chiara e lampante del grado di disperazione a cui la società dove lui vive è arrivata:e Marcello probabilmente se ne accorge,ma è troppo meschino e ormai assuefatto a tutto quanto da poter porvi rimedio.Marcello rappresenta la debolezza e l'impotenza intrinseca di ogni uomo,impossibilitato a cambiare il mondo che gli si para davanti.Marcello è la vittima,lo spettatore inerte che è in grado al massimo di cronachizzare ciò che accade,ma non certo di modificarlo.I sette giorni e le sette notti del film sono il percorso di Marcello e di noi verso la consapevolezza di tutto questo che mano mano che si procede si fa sempre più chiara.
Per Fellini la depravazione delle classsi più alte,degli ultraborghesi è quantomai inarrestabile:sono loro il nocciolo della società malata,incancrenita:sono loro l'espressione più tragicamente grottesca di questo "descent" e "discovery"della disperazione della società umana.Questo sentimento è talmente incisivo e penetrante che nel 1983 i Matia Bazar ne faranno l'ispirazione per la loero canzone più famosa,"Vacanze Romane".Ma tornando al film,Marcello si rende conto di essere un pupazzo nelle mani della grettezza sua e della società.E allora la più naturale valvola di sfogo è l'appagamento dell'istinto sessual-animalesco,con il conseguente "sfruttamento "di un gran numero di donne.
Già le donne.
Le donne in questo film hanno un ruolo centrale,per non dire cruciale.
Ci sono sostanzialmente tre tipi di donne nel film di Fellini:
-le puttane,del corpo o della mente
-la Donna-Amore(Dante fa i suoi effetti malsani)
-le donne d'evasione,"di catarsi"
Le puttane,naturalmente sono l'espressione più immediata del degrado sociale fin qui analizzato:si pensi a Maddalena ,Fanny, e tutte le nntellettualoidi di cartapesta del film.Esse sono l'OGGETTO verso il quale le repressioni di Marcello si liberano e scatenano,non facendo altro tuttavia che aumentare l'autodistruzione di Marcello stesso.
La Donna-Amore,ovvero Emma,fedele compagna a Marcello,è un altra inevitabile vittima di Marcello stesso e di ciò che egli subisce:immancabilmente offesa,avvilita,tradita:paradosaslmente unica dispensatrice d'amore ma tuttavia non colei in grado di "cambiare la situazione.
Ed infine le Donne d'evasione,di catarsi,vero punto di svolta.Sono due:Sylvia e .....un'altra di cui per ora non svelerò l'identità.
Perchè mai Sylvia????La notte,due uomini soli,una città tutta per loro e...una fontana.
Quell'attimo,quel breve seppur passeggero attimo è un oasi di insperata libertà e evasione,appunto.Vedere lei leggiadra come un uccello,volteggiare per la fontana,sguazzando *felice* e *innocente nell'acqua.
E in quel momento è come se tutto magicamente s'annullasse,svanisse.L'eterea bellezza di Sylvia,con quel sorriso ingenuo sembra dare speranza....sembra far dimenticare a Marcello un fatto incontestabile:che è un fallito senza possibilità di recupero in una società di falliti senza possibilità di recupero.
La semplicità di una contadinella innocente,ancor più di Silvia....un fugace insignificante incontro che sembra non aver seguito....
E arriviamo dalla statua al pescione.Irresistibile è la curiosità,dopo l'ennesima notte di deliranti pazzie.
Niente di speciale,un pescione....
Ma in fondo,una ragazzina che fa strani gesti che Marcello nè noi possiamo comprendere.
La faccia di Marcello e il sorriso della ragazza.
Il giudizio ora è inequivocabile:non c'è poissibilità alcuna di "redenzione":Marcello e la società,entrambi sordi ai richiami dell'innocenza,sono inevitabilmente destinati all'autodistruzione.Solo in questo momento Marcello davvero comprende tutto di sè e del suo mondo,quello che già il suo amico Steiner aveva colto...
siamo omini di carta su un foglio colorato...al primo strattone ci stracciamo...
la "dolce vita"è solo un'illusione...
La nostra bevanda quotidiana è amarissima....
Qui non c'è nostalgia,c'è soltanto disperazione.
Disperazione.
_________________ sono un bugiardo e un ipocrita |
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Travis83
Reg.: 16 Mag 2003 Messaggi: 101 Da: Afragola (NA)
| Inviato: 26-07-2003 15:44 |
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Bel post sean. come al solito complimenti. procrastino la mia replica a quando deciderò di rivedere il film.
_________________ You Talkin' To Me? |
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seanma
Reg.: 07 Nov 2001 Messaggi: 8105 Da: jjjjjjjj (MI)
| Inviato: 26-07-2003 15:55 |
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quote: In data 2003-07-26 15:44, Travis83 scrive:
Bel post sean. come al solito complimenti. procrastino la mia replica a quando deciderò di rivedere il film.
| A distanza di mesi non riesco ancora a dimenticarmi la figura del padre di Marcello..personaggio davvero angosciante!!!!!
_________________ sono un bugiardo e un ipocrita |
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Schizo
Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 09-12-2005 16:37 |
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Vi riporto alcuni commenti sulla "Dolce Vita" e su ciò che ha rappresentato nella storia del Cinema Italiano.
Polemica, simbolo, allegoria, atto d'accusa? Niente di tutto questo. Fellini si è volutamente tenuto lontano dall'opera "a tesi", ha evitato rigorosamente le intonazioni programmatiche, retoriche, moralistiche e ha preferito descrivere ai contemporanei i "mostri" di oggi [...] E lo ha fatto con una potenza drammatica, un impeto, una novità di linguaggio che, nonostante le riserve per la debolezza di taluni episodi (quando troppo insistiti, quando troppo scoperti o sgradevoli), iscrivono certamente il suo film tra le più "moderne" opere dell'arte del cinema."
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"Eroe del mio inferno privato
se in giro di routine
indossi il vuoto con classe
è tutto ciò ke avrai
perchè quando il dolore è più grande
poi non senti più..."
[ Questo messaggio è stato modificato da: Schizo il 09-12-2005 alle 17:27 ] |
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Schizo
Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 09-12-2005 16:38 |
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Come cinegiornale, il film è splendido: divertente e tragico, mosso e svariante. E' nella sua estrema libertà di composizione, ricchissimo: senza principio né fine, così stratificato, è lungo tre ore e potrebbe durarne due o sei. Immagine del caos, sembra caotico ed è calcolatissimo; e il suo linguaggio è tenero e aggressivo, smagliante e profondo. Infallibile, viene la tentazione di dire: quasi che il dinamico e pittoresco barocchismo di Fellini avesse raggiunto - non sembri una contraddizione - un classico rigore." (Morando Morandini, "La Notte", 6 febbraio 1960).
"Pur tenendosi costantemente a un alto livello espressivo, Fellini pare cambiar maniera secondo gli argomenti degli episodi, in una gamma di rappresentazione che va dalla caricatura espressionista fino al più asciutto neorealismo. In generale si nota un'inclinazione alla deformazione caricaturale dovunque il giudizio morale si fa più crudele e più sprezzante, non senza una punta, del resto, di compiacimento e di complicità, come nella scena assai estrosa dell'orgia finale o in quella della festa dei nobili, ammirevole quest'ultima per sagacia descrittiva e ritmo narrativo." (Alberto Moravia, L'Espresso", 14 febbraio 1960).
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Schizo
Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 09-12-2005 16:58 |
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Il film - uno dei film più terribili, più alti. e a modo suo più tragici che ci sia accaduto di vedere su uno schermo - è la sagra di tutte le falsità, le mistificazioni, le corruzioni della nostra epoca, e il ritratto funebre di una società in apparenza ancora giovane e sana che, come nei dipinti medioevali, balla con la Morte e non la vede, è la "commedia umana" di una crisi che, come nei disegni di Goya o nei racconti di Kafka, sta mutando gli uomini in "mostri" senza che gli uomini facciano in tempo ad accorgersene." (Gian Luigi Rondi, "Il Tempo", 5 febbraio 1960).
"E sbigottiamo anche noi. Due volte. La prima perché non è possibile affacciarsi senza un brivido su questa babilonia disperata che Fellini ha dipinto senza abbandonarsi a sciocchi anatemi, senza volerle infliggere altra punizione che quella di vedersi allo specchio in tutti i più minuti particolari. La seconda perché siamo di fronte a un cinema altissimo per originalità di linguaggio, aggressività di stacchi e cadenze, incisiva compiutezza di immagini; un cinema che, superando i confini riconosciuti, ci mostra risultati la cui vastità era nota finora solo alla grande letteratura e alla grande musica (a proposito: magnifico per incalzante funzionalità il commento musicale di Nino Rota). (Guglielmo Biraghi, "Il Messaggero", febbraio 1960).
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sandrix81
Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 09-12-2005 16:59 |
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vedi? anche chi prova a parlarne bene per forza e per partito preso non riesce a non far trapelare disappunto.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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Schizo
Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 09-12-2005 17:00 |
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sandrix81
Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 09-12-2005 17:16 |
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tralaltro non ti sei neanche accorto che il commento di Rondi l'hai postato due volte.
comunque i commenti di altri si possono leggere anche altrove. se vuoi difendere il film, prova a farlo con argomenti tuoi, ché così non aggiungi nulla.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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royearle ex "meskal"
Reg.: 06 Mag 2005 Messaggi: 6294 Da: napoli (NA)
| Inviato: 09-12-2005 17:17 |
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Schizo
Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 09-12-2005 17:26 |
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Visto a distanza, col senno del poi, 'La dolce vita' fa figura di spartiacque nel panorama del cinema italiano del dopoguerra. In un certo senso, anzi ne segna la fine, e l'inizio di una nuova epoca. La sua importanza e il suo significato possono essere riassunti in questi punti: 1) rappresentò, nella carriera del suo autore, l'approdo alla maturità espressiva; 2) contribuì a quel rinnovamento dei modi narrativi che fu il fenomeno più vistoso nel cinema degli anni sessanta; 3) ripropose, come già avevano fatto Rossellini prima e Antonioni poi, quel problema del neorealismo e del suo superamento che in quegli anni costituì la cattiva coscienza - e, in qualche caso, il tormento - della critica cinematografica
italiana; 4) segnò una svolta fondamentale nella storia della libertà d'espressione in campo cinematografico." (Morando Morandini, in "Storia del cinema" a cura di Adelio Ferrero, Marsilio, 1970).
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sandrix81
Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 09-12-2005 17:28 |
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quote: In data 2005-12-09 17:26, Schizo scrive:
3) ripropose, come già avevano fatto Rossellini prima e Antonioni poi, quel problema del neorealismo e del suo superamento
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spero che Morandini venga soppresso in questo esatto momento, non sopporto più le sue cazzate.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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Schizo
Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 09-12-2005 17:44 |
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quote: In data 2005-12-09 17:28, sandrix81 scrive:
quote: In data 2005-12-09 17:26, Schizo scrive:
3) ripropose, come già avevano fatto Rossellini prima e Antonioni poi, quel problema del neorealismo e del suo superamento
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spero che Morandini venga soppresso in questo esatto momento, non sopporto più le sue cazzate.
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Questa è davvero geniale.
Un vero grande equilibrato moderatore!
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sandrix81
Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 09-12-2005 17:50 |
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un moderatore non può detestare le teorie di un critico?
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Non vorrei mai appartenere ad un forum che accettasse tra i suoi moderatori uno come me.
[ Questo messaggio è stato modificato da: sandrix81 il 09-12-2005 alle 17:50 ] |
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Schizo
Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 09-12-2005 18:01 |
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Adesso ti dico cosa ne penso io.
I commenti degli altri te li ho postati per farti capire l'importanza di questo film nel panorama del cinema Italiano.
Del tuo giudizio ho solo due parole: è una palla, è una merda.
Rispettabilissime considerazioni.
Di seguito ti argomento perchè non considero La Dolce Vita una pallosa cagata.
Se tu conoscessi meglio il cinema italiano anni 50-60 sapresti sicuramente che all'apparire della Dolce Vita mutò in maniera radical la concezione del nostro cinema.
Fino ad allora i film si erano limitati a raccontare storie, a filmare la realtà.
Antonioni cominciava a diventare il grande Antonioni del trittico L'avventura La Notte L'Eclisse.
C'erano I Viscontiani e c'erano i Rosselliniani.
C'era anche De Sica ma stava lentamente spegnendo la sua ispirazione.
Non c'erano ancora Bertolucci e Pasolini.
La Dolce Vita rappresentò un modo geniale di rappresentare la realtà, una analisi profonda sociopsicologica del nostro boom economico con particolare riferimento ai primi malesseri che sarebbero poi degenerati in vera e proprio crisi esistenziale. Il grande affresco può risultare prolisso in certe parti ma è funzionale alla analisi di una società che porta dentro di sè i germi dell'autodistruzione. Mastroianni attraversa il film come un fantasma che ha perso tutti i punti di riferimento, è confuso, non sa cosa vuole, perde il punto di riferimento intellettuale (Steiner), perde il punto di riferimento religioso (la statua portata via da Roma ad inizio film), rinnega la compagna chioccia, si tuffa fra le braccia di Anitona (il sesso) e poi e poi si ritrova in una alba tragica, dopo una notte di orge, incapace di sentire il richiamo della purezza dopo che il mostro terribile del proprio subconscio represso è emerso a guardarlo con severità. E' il contesto che non fa sentire nulla a Marcellino (il mare, il vento, le urla dei suoi compagni di bagordi). Ma se facessimo un pò di silenzio, se tutti facessimo un pò di silenzio forse riusciremmo a sentire...
Questo film che tu giudichi una pallosa cagata ha fatto conoscere il nostro cinema in tutto il mondo.
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