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Dimenticare mio padre

Opinioni presenti: 7
Media Voto: Media Voto: 5.5 (5.5/10)

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Un tema difficile trattato con delicatezza

(7/10) Voto 7di 10

Un tema difficile trattato con delicatezza.Peccato i testi spesso melodrammatici e lenti.Bellissima l'interpretazione di Miriam Mariano ed anche di Federico Della Ducata,che hanno decisamente elevato il livello del film.Miriam Mariano ha un volto ed una presenza che vanno assolutamente valutati!Una fotografia eccellente(come era da aspettarsi da Aristide Mazzarella)che ha saputo accentuare passaggi,situazioni ed emozioni con il suo delicatissimo gioco di luci ed ombre.



Susanna, 40 anni, Karlsruhe (Germania).




"Il Plot non regge"

(5/10) Voto 5di 10

Certo per l'ottimo Aristide Mazzarella non dev'essere stato facile. Raggiungere quello standard di qualità fotografica e cromatica girando in digitale e con pochi mezzi non è da tutti. Ok, c'è sempre un'insorpottabile patinatura da fiction televisiva, ma credo che, fra i tanti orrori di questa pellicola, questo sia il meno peggio. Anzitutto il soggetto. Si può oggigiorno scrivere una roba del genere senza pudore? Sul Padre Che Violenta La Figlia si son versati fiumi d'inchiostro,romanzi,piece teatrali,film. E basta con questa Monocultura Del Dolore,come dice Michele Trecca! E poi il plot non regge,non c'è tensione drammaturgica,tutto si svolge secondo i cliche più prevedibili e consunti. Ma la cosa più grottesca di tutte è che si è cercato di dare al film uno stigma di "non luogo",e il che andrebbe pure bene se non fosse che la storia e i personaggi sono intrinsecamente "meridiani",e allora sentire gli attori che recitano impostati senza alcuna cadenza regionale diventa involontariamente comico. Apprezzo moltissimo lo sforzo di un piccolo produttore che mette insieme i soldi per fare un film low budget. Però a monte ci deve essere un'idea forte di cinema,una poetica che si vuol a tutti i costi far sbocciare,una storia inedita oppure trita e ritrita ma che sia raccontata da punti di vista del tutto nuovi. Si,imovimenti di macchina giusti,e le musiche originali (pure se il tormentone pianoforte è la cosa più stucchevole del film poichè non fa che ripetersi per sottolineare scene che,in teoria,dovrebbero essere molto diverse tra loro). Ok un paio di ottimi attori. Piero Rapanà molto al di sotto delle sue possibilità proprio per questo imbavagliamento della lingua che non gli fa sprigionare niente che possa essere accostato al "vero"o anche al verosimile. Però che si trascini al cinema della gente per fargli vedere una storia da soap opera trasmessa su rete privata piccolissima all'una di mezzogiorno, e far pagare anche un biglietto,bè,mi pare davvero troppo. P.S. per non parlare della pubblicità occulta!dài... non puoi fare cinema che aspirerebbe all'autorialità e poi si sofferma sulla vetrina del negozio sponsor!a un certo punto sembrava d'essere nella pubblicità della Scavolini...



Dexter, 41 anni, Galatina (LE).




Sceneggiatura abbozzata

(6/10) Voto 6di 10

Nel Film manca la sceneggiatura,è abbozzata e non compensata dalla mimica degli attori.Qualcuno (R. Panza)definisce Della Ducata un portento,mi pare una esagerazione.Più che altro è alla stregua di un normale attore di teatro,e poi gli manca qualche centimetro, che dice tanto.La Miriam Mariano sarà brava ma non ha mai saputo conciliare la mimica del viso (bellissimo)con le scene che stava girando:risulta svampita o quasi sorridente...Piuttosto la trama non è male ,la Fotografia si che è portentosa e poi sono stato colpito da quegli attori che hanno piccole ma intense particine (il controllore, il medico);potevano essere sfruttate meglio dal regista.Nel complesso può andare,ci sono tanti films di gente più nota che sono "cag...". Vorrei vedere il prossimo Film.



Salvo, 38 anni, Lecce (LE).




Tra l'ottimo e il mediocre

(5/10) Voto 5di 10

Si tratta di una pellicola prodotta nel Salento, dove stride il contrasto tra una fotografia pressocché perfetta e la mancanza di un soggetto e di una regia. Bella la colonna sonora sui titoli di coda, unico pezzo che abbia attinenza con la pseudotrama del film.



Augusto, 44 anni, Terlizzi (BA).




Una occasione sciupata

(4/10) Voto 4di 10

"DIMENTICARE MIO PADRE" OVVERO: COME SCIUPARE L'OCCASIONE DI REALIZZARE UN FILM DA UNA STORIA MALEDETTA. La storia filmica, in quanto sembra fuori luogo parlare di azione filmica, non crea tensione nello spettatore proprio perché non è capace di tendere, la storia filmica, verso alcun luogo. La sceneggiatura non ci fa sapere nulla dell'abisso nel quale precipita il padre a seguito della perdita della moglie: dunque non ci è possibile amarlo/odiarlo e quindi tendere al suo riscatto/perdizione. D'altra parte, della figlia vittima, rimane sconosciuto il percorso interiore di discesa/risalita dall'orrore: ella non risolve mai chiaramente il legame maledetto fino a far apparire scontato (ed è dire poco) il finale moralistico della storia: con la tensione dovuta il finale "perdonistico" sarebbe stato il coronamento di un processo evolutivo degno dell'essere umano. Invece... Assente del tutto l'impatto ambientale, parenti, amici, istituzioni e tutti gli accessori del caso: ottima occasione, mancata anche questa, di amplificare il dramma costringendo lo spettatore a stare sveglio per decidere da quale parte schierarsi. Non meritano essere citati i dialoghi. Va tuttavia chiaramente detto che la regia non ha saputo scuotere i suoi attori dal fraseggio poco più che scolastico costringendo gli attori ad espressioni visuali e vocali certo non spontanee, sempre nel senso cinematografico dei termini. Questa regia sembra essere rimasta prigioniera della sceneggiatura: nessuna tensione nel copione, nessuna tensione nella recitazione. Su questo vorrei spendere una parola in più. Risulta evidente che questo tipo di cinematografare si rifà alla scuola neorealistica italiana: budget economici, set di tipo domestico, poco teatro di posa a favore di "esterni". Un'azione "lenta", poca concessione al superfluo, nulla che distragga o ristori l'occhio dello spettatore. Al soggetto ed alla sceneggiatura prima, alla visione che dall'interpretazione di questi elementi il regista persegue orchestrando gli attori poi, spetta l'onere di tenere legato a sé lo spettatore. Di qui la necessità dell'approfondimento psicologico dei personaggi, la loro drammatizzazione senza scadere nella pantomima del cinema muto ed in più: l'usare il linguaggio della strada a favore della storia stessa. Il nostro allude a queste connotazioni ma delude nel raggiungerle! Ottimo il lavoro di montaggio (invisibile all'occhio dello spettatore ma capace nel tenere il susseguirsi della sceneggiatura tuttavia inconsistente); ottimo il lavoro di macchina e la cura delle immagini, realizzato anch'esse con sobrietà e puntualità, epperciò ancor più professionale risalta in confronto al tutto lasciandoci in attesa di nuove emozioni. Lecce 2/8/2005 Antonio Spedicato Antonio Spedicato -



Antonio, 55 anni, Lecce (LE).





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