La trama è molto contorta anche se molto affascinante perchè densa di simboli e di momenti di intensa recitazione. La vicenda scorre narrando la vita di due donne una di Cracovia l'altra di Clermont Ferrand, entrambe malate di cuore, entrambe appassionate di musica e di canto ed entrambe con una sensazione di vuoto nella loro vita quasi come ad una mancasse l'altra. La Veronica polacca muore durante un'intensa interpretazione di canto mentre la francese cerca di dare un senso alla propria esistenza cercando di colmare il vuoto interiore provocato dalla presenza/assenza della sua gemella. Il finale, secondo me un po' sospeso, vedrà la Veronica francese ritornare alla casa del padre dopo che avrà "capito", anche grazie ad un burattinaio (molto toccante lo spettacolo di marionette con la ballerina che muore eppoi rinasce come una farfalla), e in qualche maniera metabolizzato, la morte della sua alter-ego.Il film è uno splendido affresco fatto di sentimenti, luci, musica e spiritualità. Irene Jacob poi rappresenta al meglio il doppio personaggio Veronica prima nella veste "polacca" (forse la sua interpretazione più riuscita se non direi addirittura magistrale) e poi nella veste "francese" nel suo alter-ego a Clermont Ferrand. Di contro si sconta il troppo ermetismo di alcune scene anche se penso che lo scopo del regista polacco non era di dare una spiegazione o risposta agli eventi ma di lasciarsi cullare dalle emozioni e dalla musica. Complessivamente lo giudicherei inferiore ai tre colori ed è sembrato quasi una propaggine del famoso decalogo kieslowskiano. Solo per cinefili appassionati. Voto 8 (2 voti in più per l'interpretazione della Jacob).