La vita dell'attore e la nostalgia per il vecchio cinema. L'auto è il camerino, Parigi è il set. Per apprezzare il film personalmente ho dovuto prima capire leggendo qui e lì quale fosse il significato di questa pellicola (magari per ignoranza mia). Una volta capito il senso del film l'ho apprezzato. Un film per registi ed attori, noi siamo gli spettatori della prima scena. Un ottimo meta-film. Metto 10 solo per alzare la media ma per me un 8 lo merita tutto.
mah l'idea potrebbe essere buona, ma perchè tutta questa violenza, queste efferatezze, come se uno anche recitando ruoli diversi dovesse andare in giro a far del male agli altri, noioso, senza un filo logico, forse lo scopo era quello, forse il regista vuole trasmettere proprio cosa può portare la noia e l'agiatezza nella vita di una persona ,boh ?
Il film è una metafora del cinema, in cui l'attore vive la sua giornata interpretando per una platea quasi addormentata ed indifferente i ruoli più disparati, in un vortice di scene forti ed estratte a forza dai rispettivi contesti, in cui si perde il senso di ciò che è realtà e di ciò che è finzione, tanto che a fine giornata non si è certi se la sua vita "vera" sia mai emersa oppure no. A portarlo da un appuntamento all'altro è una limousine bianca, una "holy motors" che rappresenta la "macchina" cinematografica tanto appariscente e lussuosa all'esterno, ma che nasconde al suo interno un disordinato camerino in cui l'attore passa da una identità all'altra. Il camerino sembra rappresentare anche l'unico ritaglio di realtà tra una finzione e l'altra, tanto che perfino la sua autista/assistente indossa una maschera prima di scendere dall'auto a fine giornata.
Al di la' del significato e delle citazioni "colte" che pochi noteranno, per l'utente medio questo film è un po' come una poetica sequenza di scene più o meno forti e surreali in cui il contesto è poco importante e lasciato all'immaginazione dello spettatore. Un film che fa riflettere forse, ma più per cercare di dargli un senso che per meditare sul messaggio che trasmette.
Non dico che le poesie siano brutte, ma voi leggete abitualmente poesie? Siete avvisati.
Non so, il film sembra unicamente la somma di tanti cortometraggi (alcuni discreti, altri meno), il problema è che manca una linea guida, in quanto l'ananlisi del personaggio è scarna e quasi sempre rapportata al ruolo che interpreta volta per volta, mentre invece andava intercalato ogni episodio con scorci di vita passata (quando cioè non passava intere giornate a recitare) del protagonista.
Sembra uno dei tanti film in cui il regista cerca di impressionare lo spettatore con idee ultra-originali, qui però manca la struttura di base e il tutto finisce per essere un buco nell'acqua, un'accozzaglia di figure buttate là alla rinfusa.
Tanto più che nell'ultima scena sembra evincersi che i protagonisti del film sono le auto (come da titolo appunto). Sarebbe un finale a sorpresa? Mah.
Insufficiente