Pearl Harbor
Michael Bay è ormai preda dell'escalation più totale, partito in sordina con "Bad Boys" ha cominciato a cavalcare l'onda del successo e della mega-produzione, con "The Rock" prima ed "Armageddon" poi, ha raggiunto budget incredibili, e relativi incassi, ma adesso con "Pearl Harbor" è all'apice, quantomeno della spesa. Con lo stratosferico costo di 139 milioni di dollari, ecco il blockbuster USA che approda in Italia agguerritissimo e pronto a sbaragliare la concorrenza (inesistente considerando la stagione).
Tre ore di epopea stile colossal hollywooddiano di altri tempi, qualcosa alla "Via col Vento" per intenderci. Spettacolarità a trecentosessanta gradi con scene rielaborate al computer, partendo da filmati d'epoca, che nulla hanno da invidiare alle più rustiche, ma altrettanto efficaci, sequenze del suo predecessore: "Tora! Tora! Tora!" (per chi non lo ricorda presto in DVD).
Storie d'amore sofferte tra piloti ed infermiere sullo sfondo degli orrori della guerra, certo non nei toni di "Salvate il Soldato Rayan".
Eroismo fino all'estremo per rinverdire i valori del coraggio e dell'abnegazione (soprattutto se siete americani).
Ed infine: i nemici! I terribili giapponesi tratteggiati con un fondo di umanità quasi paternalistica come ad indicare: sei stato cattivo, ti capisco, ma devo comunque sculacciarti.

La pellicola non è certo un capolavoro di originalità, soprattutto nella storia portante tra i protagonisti. Ci troviamo di fronte ad un classico del dramma: un triangolo amoroso che non lascia alcuna sorpresa allo spettatore. Rafe Mc Cawley (Ben Affleck "Armageddon" - "Godd Will Hunting") ed il suo amico Danny Walker (Josh Hartnett "The Faculty" - "Il Giardino delle Vergini Suicide") sono due assi dell'aviazione. Il primo si offrirà volontario per il fronte europeo, mentre il secondo verrà trasferito di stanza a Pearl Harbor. Prima di partire Rafe chiederà a Danny di occuparsi della sua fidanzata Evelyn (Kate Beckinsale "The Golden Bowl" - "Big Fish") se dovesse succedergli qualcosa. E qualcosa succede: durante una missione viene abbattuto. Capire il seguito non è difficile... Ma non è questo l'importante, in realtà il regista usa questa storia come collante per presentare l'attacco giapponese alla flotta americana e per rendere il film meno freddo e documentaristico del suo predecessore ("Tora! Tora! Tora!"), soltanto che perde sia il rigore storico che l'emozione del conflitto, facendo perno sulla sola spettacolarità.
Di contro, la parte decisamente stonata è la seconda, ovvero la risposta americana all'assalto giapponese. Ci troviamo di fronte ad una trama slegata dal contesto che ha una vita quasi propria e che non si amalgama assolutamente con il resto (tra l'altro esiste un altro film sull'argomento "Missione Segreta"). Forse sarebbe stato più opportuno, vista anche la durata fiume, chiudere dopo l'assalto a Pearl Harbor.

L'impostazione del film è decisamente classica con una grande parata di star anche nei ruoli di contorno (qualcosa di simile a "Quell'Ultimo Ponte"), il che ci cala in un clima quasi rassicurante dove per ogni ufficiale c'è un volto noto: Alec Baldwin ("Malice" - "Il Giurato") è il Colonnello Doolittle dell'aviazione, Dan Aykroyd ("The Blues Brothers" - "A Spasso con Daisy") è il Capitano Thurman dei servizi segreti, Tom Seizmore (Salvate il Soldato Rayan" - "Strange Days") è Earl il capomeccanico della base USAF di Pearl Harbor, Cuba Gooding Jr. ("Men of Honor" - "Jerry Maguire") è il marinaio della West Virginia, Mako ("Quelli della San Pablo" - "Sette Anni in Tibet") è l'ammiraglio giapponese Yamamoto, Cary-Hiroyuki Tagawa ("Sol Levante" - "L'Ultimo Imperatore") è il comandante delle forza giapponesi Minoru Genda. Una menzione a parte merita un John Voight quasi irriconoscibile nei panni di Franklin Delano Roosvelt, l'allora presidente degli Stati Uniti, un'interpretazione maiuscola che potrebbe candidarlo ad un Oscar per il miglior attore non protagonista.

Nel complesso, comunque, il tutto è abbastanza scorrevole e non ci si annoia di certo durante tutti i suoi 160 minuti. Le comprensibili cadute di ritmo sono ben sopperite dalle scene in cui l'adrenalina sale vertiginosamente. Colpisce anche la familiarità ormai acquisita da Bay nel gestire la cinepresa. Ogni sequenza, sia quelle spettacolari, che le più statiche, è curata nei minimi dettagli: scelte di luce, contrasti, inquadrature; l'amore per il controluce traspare continuamente a partire dai titoli in cui vediamo un sole ardente (qui però al tramonto) che ricalca quello della bandiera giapponese (che rappresenta quello nascente).
Tutti coloro che vogliono cavalcare questo giocattolone, e ve lo consiglio, sono dunque avvertiti: tanta spettacolarità, ma con un trama decisamente esigua.

Curiosità: questa volta ben due:
  • L'attore John Fujoka che qui riveste i panni di Nishikura era già stato l'ammiraglio Tamon Yamaguchi nel colossal: "La Battaglia delle Midway" del 1976.
  • Rafe Mc Cawley, durante la militanza sul fronte europeo, guida una squadriglia di Spitfire con il nome in codice di "Rosso Uno" esattamente come Luke Skywalker.

    La Frase:
    - "Una mossa brillante ammiraglio!"
    - "Una mossa brillante sarebbe stata trovare un modo per non iniziare una guerra!"

    Indicazioni:
    Volete il colossal con romanticismo, eroismo, azione e spettacolo? Eccolo!

    Valerio Salvi

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