Sole a catinelle

"L'abbiamo fatta grossa"

Intervista al regista e al cast.


di Sara D'Agostino26 gennaio 2016



Nel suo nuovo film “L'abbiamo fatta grossa”,Carlo Verdone è Arturo Merlino, squattrinato investigatore privato, ex carabiniere che vive a casa della zia vedova ed è costretto ad accettare lavoretti piuttosto frustranti e poco avventurosi. La monotonia della sua vita e del suo lavoro è spezzata dall'arrivo di Yuri Pelagatti (Antonio Albanese), attore fallito, che lo convince ad indagare sull'infedeltà della moglie. L'impacciato Merlino però non trova le prove che Yuri cerca, ma una valigetta piena di soldi. L'incontro fra i due e la valigetta in questione causeranno non pochi guai e divertenti disavventure. Il celebre regista e attore romano ha incontrato la stampa per presentare con orgoglio questo suo nuovo progetto, a due anni di distanza da “Sotto una buona stella”, in uscita nelle sale il 28 gennaio 2016, distribuito da Filmauro. Con lui in conferenza stampa erano presenti anche Antonio Albanese, protagonista del film assieme allo stesso Verdone, i produttori Luigi e Aurelio De Laurentis e i cosceneggiatori Pasquale Plastino e Massimo Gaudioso.


Era sua intenzione raccontare un noir e fare un film diverso dal solito?
Carlo Verdone: Quando si parte da un investigatore privato e da un'intercettazione è naturale che il film sfoci nel noir e che nella storia ci sia una certa suspance, è chiaro quindi che il film sia stato pensato così. D'altro canto era mia intenzione fare questo film in piena libertà, discostandomi dai miei precedenti lavori che mi avevano visto affrontare temi molto analoghi: lo scontro generazionale, i padri separati, relazioni sentimentali complicate. Qui, anche grazie alla presenza di Antonio che è un attore molto fisico e molto esuberante, volevo cercare qualcosa di più fantasioso e con gli sceneggiatori Pasquale Plastino e Massimo Gaudioso abbiamo lavorato cercando di creare una sorta di favola che nel finale ha però una critica sociale, e di costume più che altro. Avevo quindi bisogno di liberarmi da alcuni temi che avevo già sfruttato abbastanza, del resto sono sempre stato molto onesto, sono andato incontro ai gusti del pubblico ma ho sempre fatto quello che volevo fare e quello che sentivo di fare. Qua volevo questo piccolo cambiamento

Albanese come si è trovato a lavorare con Verdone?
Antonio Albanese: Ho incontrato Carlo per la prima volta sul set del film “Questione di cuore” di Francesca Archibugi e nonostante abbiamo lavorato insieme solo per un giorno, ho notato sin da subito ciò che poi si è confermato in questo progetto, ovvero la grande umiltà e la grande disponibilità di Carlo. Infatti durante tutta la lavorazione del film ho potuto godere di grande libertà ed ho potuto fantasticare pur recitando in una storia scritta da altri. Ho trovato grande serietà e professionalità da parte di tutta la troupe ed in particolare di Carlo che si è rivelato disponibilissimo e mi ha consentito di potermi confrontare continuamente con lui: è un grande comico che ammiro e rispetto moltissimo. Mi piacerebbe tornare a lavorare con Carlo per sviluppare ulteriormente questa combinazione e questo ritmo fra noi e perchè no? Magari potrei dirigerlo io, vorrei sfiancarlo visto che quando è stanco fa ridere ancora di più.
Carlo Verdone: La cosa più bella del rapporto con Antonio è stata la bella amicizia che è nata e che è davvero rara, ci hanno unito molte cose come ad esempio l'amore per la musica e per l'arte. C'è un rispetto reciproco e lo si vede anche nel film, dove nessuno ha mai cercato di scavalcare l'altro. È stato uno dei migliori attori che io abbia mai avuto in un mio film.

Cosa vi ha fatto essere così affini nonostante fosse la prima volta che lavoravate insieme e credete che questo sodalizio possa avere un futuro?
Carlo Verdone: Ci rincontreremo ancora, ci siamo trovati così bene che ci siamo ripromessi di ritrovarci fra due anni e di lavorare di nuovo insieme. Del resto c'è bisogno di unire le forze, di creare una coppia come si faceva una volta nella commedia italiana. Nonostante siamo molto diversi abbiamo la stessa ironia e l'uno sa esaltare le capacità dell'altro.

Da dove è nata l'idea di rappresentare un investigatore privato in chiave comica?
Carlo Verdone: Avevo scritto di un investigatore privato un paio di anni fa, ma avevo poi accantonato il progetto. Ci sono tornato sopra perchè effettivamente è un personaggio molto interessante che ti lascia aperte molte possibilità di scrittura. Il mio però non doveva essere l'investigatore privato che spesso vedo nei cartelloni pubblicitari, con il Rolex al polso e lo sguardo fiero, doveva essere un ex carabiniere, un personaggio più umile, uno squattrinato che per guadagnare si ritrova a dover cercare cani e gatti scomparsi

La scelta di girare prevalentemente in esterni può essere vista come una riscoperta di Roma?
Carlo Verdone: Ho cercato di girare in luoghi poco battuti dal cinema, il Bar Tevere ad esempio ha un'insegna antica, è un bar pasoliniano e sembra riportare in vita una Roma degli anni Cinquanta. Ho giratomolto anche a Monteverde Vecchio, poi nel quartiere castrense, al Nomentano, e a villa Torlonia. Ho voluto dunque rappresentare una Roma non da cartolina, filmando in luoghi inconsueti.

Albanese si è ispirato allo stesso Verdone per quanto riguarda la recitazione e la gestualità?
Antonio Albanese: Quando ho visto “ Bianco, Rosso e Verdone” avevo 18 anni e non facevo ancora questo mestiere, è stato un film che mi ha esaltato, ma soprattutto mi ha esaltato la capacità di Carlo di raccontare un paese e dei caratteri con un'ironia così sublime, così diversa. In qualche modo anche io ho sempre cercato fare lo stesso nei miei film e forse la gestualità di Carlo mi ha in un certo senso influenzato, di sicuro è stato una guida.

Al montaggio quali ciak sono stati presi?
Carlo Verdone: Sempre i primi perchè erano quelli più veri e più naturali, gli altri risultavano sempre inferiori e meno veritieri. Poi c'è da dire che c'è stata una grande rapidità di esecuzione soprattutto perchè sia io che Antonio arrivavamo molto preparati sul set.

A livello di scrittura come siete riusciti a mantenere l'equilibrio fra due grandi attori?
Pasquale Plastino: Nel momento in cui si profila un certo tipo di attore che deve interpretare un determinato personaggio, il compito di noi sceneggiatori è sostanzialmente quello di metterne in luce le abilità e fornire una struttura in cui possa muoversi nella maniera più agevole possibile. E così è stato anche con Carlo, con il quale lavoro danni e che conosco benissimo, e con Antonio.

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