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Autore LE CHIAVI DI CASA di Gianni Amelio
Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 19-09-2004 11:19  
Un ragazzino di quindici anni, nato in un parto difficile dove la mamma ha perso la vita, ha seri problemi fisici e psichici, e non ha mai conosciuto né visto il suo vero padre. Proprio il padre, per sua volontà e perché invitato a farlo dal tutore del ragazzino, incontra suo figlio e lo porta a Berlino per delle visite. Da lì per il figlio come per il padre, avrà inizio un viaggio iniziatico verso la conoscenza della vita, dell’amore, della paura, della resistenza, che sfocerà in una scambievole comprensione dell’esistere.
Con ben dodici film alle spalle, il cinquantanovenne regista e scrittore Gianni Amelio, realizza con soli tre personaggi, con una sceneggiatura scarna e con dei dialoghi alla commedia della vita, il miglior film degli ultimi due anni. La narrazione di Amelio, consiste nel proporre una vicenda ad alto tasso emozionale, e renderla invece un evolversi autonomo e viscerale di un pentimento sbocciato nell’amore, nella passione, nella forza di esistere, e il regista italiano lo riesce a fare con infinita bravura, leggiadria, con grande tecnica. Lo sferragliare continuo dei treni indica un susseguirsi di emozioni, sensazioni, percezioni dell’episodio vita, una conoscenza totale di una realtà decisa dagli stessi episodi, dagli stessi attimi di vita. Sembra un film d’altri tempi “Le chiavi di casa”, un opera madre del dramma familiare, oggi troppo inflazionato con pessimi e banali film esclusivamente commoventi, un opera ancestrale che racchiude ogni esistere, ogni accettare, ogni sottostare dell’uomo all’infinito e arido deserto umanità. Uscito scandalosamente a mani vuote dal 61° Festival di Venezia, il tredicesimo film di Amelio punterà sicuramente al Leone del Pubblico con i riscontri ai botteghini, intanto è da notare la bravura degli attori, che in un ruolo così claustrofobico riescono a destreggiarsi egregiamente, a infondere quel senso di solitudine esistenziale, essenziale per un film di questo tipo, fatto di sequenze memorabili, e di attimi di vita. Il cinema è vivo.

Oltre che di polemiche sull'oggetto in questione, parliamo del film in sè... Vi è piaciuto? A mio parere è il migliore di Amelio, un opera incredibilmente toccante e lasciatemelo dire... QUESTO E' CINEMA!

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Del resto, che cos’è la nostra realtà se non la percezione della realtà?

Brian O’Blivion in Videodrome

[ Questo messaggio è stato modificato da: Cronenberg il 19-09-2004 alle 19:43 ]

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liliangish

Reg.: 23 Giu 2002
Messaggi: 10879
Da: Matera (MT)
Inviato: 19-09-2004 11:40  
A me è piaciuto. Tanto. Nonostante, lo ammetto con vergogna, la vista del ragazzino malato suscitasse in me un certo disagio. Forse perché guardare in faccia l'handicap così da vicino significa in un certo senso mettere a nudo le proprie paure. Non nego che in più di un'occasione durante la visione mi sono chiesta: e se succedesse a me di avere un figlio così? e la risposta non era lusinghiera per il mio senso dell'altruismo.
Credo che questa sia una prova della buona riuscita del film. Oltre all'evidente capacità di strappare una lacrima senza scendere neppure per un istante nel patetico.
La Rampling è superba. Il suo viso bellissimo e appena velato dal tempo - ecco un'attrice che non ha paura di invecchiare, perché vive di quella bellezza immutabile che ha la sede nella profondità degli occhi - nella lunga inquadratura in cui attende il treno dopo aver parlato con Rossi Stuart - riesce a comunicarci senza una sola parola tutto quello che il suo personaggio sta pensando in quel momento.
E quando infatti parla, tutti sappiamo cosa dirà. perché la sua vita ce l'hanno raccontata i suoi occhi.
L'interazione tra Rossi Stuart e il giovane malato ha una delicatezza impressionante. Il viso stesso di Kim, i suoi lineamenti così puri e regolari, la sua bellezza apollinea che si confronta con il viso irregolare del ragazzo, che pure è suo figlio, da sola è materia di turbamento. Ha fatto quello che ognuno di noi, in quella situazione, avrebbe voluto fare, staccare la spina, allontanarsi, fingere di non avere mai avuto un figlio così.
Ma la vita lo ha riacchiappato per i capelli e gli ha sbattuto davanti le sue responsabilità. E lui ha trovato le pagliuzze d'oro nel cumulo di paglia.
La sequenza finale ci insegna che non esiste redenzione, che non esiste lieto fine.
Non in film come questo, che raccontano la vita vera.

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...You could be the next.

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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 19-09-2004 11:52  
quote:
In data 2004-09-19 11:40, liliangish scrive:
A me è piaciuto. Tanto. Nonostante, lo ammetto con vergogna, la vista del ragazzino malato suscitasse in me un certo disagio. Forse perché guardare in faccia l'handicap così da vicino significa in un certo senso mettere a nudo le proprie paure. Non nego che in più di un'occasione durante la visione mi sono chiesta: e se succedesse a me di avere un figlio così? e la risposta non era lusinghiera per il mio senso dell'altruismo.
Credo che questa sia una prova della buona riuscita del film. Oltre all'evidente capacità di strappare una lacrima senza scendere neppure per un istante nel patetico.
La Rampling è superba. Il suo viso bellissimo e appena velato dal tempo - ecco un'attrice che non ha paura di invecchiare, perché vive di quella bellezza immutabile che ha la sede nella profondità degli occhi - nella lunga inquadratura in cui attende il treno dopo aver parlato con Rossi Stuart - riesce a comunicarci senza una sola parola tutto quello che il suo personaggio sta pensando in quel momento.
E quando infatti parla, tutti sappiamo cosa dirà. perché la sua vita ce l'hanno raccontata i suoi occhi.
L'interazione tra Rossi Stuart e il giovane malato ha una delicatezza impressionante. Il viso stesso di Kim, i suoi lineamenti così puri e regolari, la sua bellezza apollinea che si confronta con il viso irregolare del ragazzo, che pure è suo figlio, da sola è materia di turbamento. Ha fatto quello che ognuno di noi, in quella situazione, avrebbe voluto fare, staccare la spina, allontanarsi, fingere di non avere mai avuto un figlio così.
Ma la vita lo ha riacchiappato per i capelli e gli ha sbattuto davanti le sue responsabilità. E lui ha trovato le pagliuzze d'oro nel cumulo di paglia.
La sequenza finale ci insegna che non esiste redenzione, che non esiste lieto fine.
Non in film come questo, che raccontano la vita vera.



Assolutamente Lilian, penso anch'io che il film di Amelio non ci vuole creare false illusioni, false redenzioni tramite entità esterne quali musica, verbo, immagine, la realtà è questa e si affronta nella sua decadenza. Il rapporto padre/figlio viene quindi finalmente disilluso, ironizzato nel dolore, e questo vale per tutti, padri e madri. Lo sguardo di Amelio è sicuramente punitivo, nel senso che senza voler colpevolizzare nessuno fa responsabilizzare ogni essere umano che gli passa intorno, c'è grande forza autogiustificativa in noi, lui riesce a scaricarcela dalle spalle, responsabilizzandoci invece di una realtà che troppo spesso dimentichiamo, di una fortuna che mai riusciremo appieno a prender come tale...
_________________
La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie

René Descartes

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liliangish

Reg.: 23 Giu 2002
Messaggi: 10879
Da: Matera (MT)
Inviato: 19-09-2004 12:01  
io più ti leggo e più stupisco...


quel che mi stupisce, anche, è che solo noi due abbiamo visto questo film...uhmmm...non è certo un buon segno...

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Here am I floating
round my tin can
Far above the Moon
Planet Earth is blue
And there's nothing I can do

[ Questo messaggio è stato modificato da: liliangish il 19-09-2004 alle 12:02 ]

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McMurphy

Reg.: 27 Dic 2002
Messaggi: 7223
Da: Verano Brianza (MI)
Inviato: 19-09-2004 15:12  
L'ho vistop anch'io ma non mi sentivo in grado di aprire adeguatamente un topico sul film.
Fortunamente ci ha pensato Cronenberg che ormai non finisce piu' di stupirmi.
"Le chiavi di casa" affronta un argomento come l'handicap in un modo crudo e realista, in un modo il piu' possibile lontano dal buonismo strisciante di film come "Rain man" e "Forrest Gump".
Credo che la scena (come ha ricordato Lilian) in cui la Rampling viene ripresa in un lunghissimo primo piano (vorrei vedere tante nuove pseudostar hollywoodiane) dove solo un impercettibile movimento degli occhi dicono tutto dello stato d'animo. E quelle parole che concludono il dialogo con Rossi Stuart "Perche' non muori!" sono una sorta di condanna anche per noi perche' intimamnete sentiamo che le condividiamo.
Ecco una frase simile non sarebbe mai comparsa in un film hollywoodiano perche' non ci fa sentire "bene" sentirselo esplicitamente dire.

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Lo stupido è insidiosissimo. L'imbecille lo riconosci subito, mentre lo stupido ragiona come te, salvo uno scarto infinitesimale. Il matto lo riconosci subito. E' uno stupido che non conosce i trucchi. Lo stupido la sua tesi sbilenca cerca di dimostrarla.

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Newmatrix


Reg.: 19 Set 2004
Messaggi: 62
Da: Monte di Procida (NA)
Inviato: 19-09-2004 17:09  
Scusatemi, forse vado controcorrente, ma io ho un opinione di questo film del tutto diversa dalla vostra! Cosa ha di bello questo film?! Quello che fa non è altro che mostrare un ragazzo con dei problemi, c'era bisogno del film per sapere questo?! Non commuove, non emoziona... non fa nulla! Da un film con questa tematica ci si aspettava sicuramente di più, ed è per questo che è uscito a mani vuote da Venezia! Giustamente, aggiungerei...
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Chi vive senza follia, non è cosi saggio come crede!

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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 19-09-2004 17:51  
infima bravura = uno schifo !?
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For relaxing times make it Suntory time

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McMurphy

Reg.: 27 Dic 2002
Messaggi: 7223
Da: Verano Brianza (MI)
Inviato: 19-09-2004 17:53  
quote:
In data 2004-09-19 17:09, Newmatrix scrive:
Scusatemi, forse vado controcorrente, ma io ho un opinione di questo film del tutto diversa dalla vostra! Cosa ha di bello questo film?! Quello che fa non è altro che mostrare un ragazzo con dei problemi, c'era bisogno del film per sapere questo?! Non commuove, non emoziona... non fa nulla! Da un film con questa tematica ci si aspettava sicuramente di più, ed è per questo che è uscito a mani vuote da Venezia! Giustamente, aggiungerei...




scusa il tuo nick da cosa deriva ?
sono curioso ...

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Lo stupido è insidiosissimo. L'imbecille lo riconosci subito, mentre lo stupido ragiona come te, salvo uno scarto infinitesimale. Il matto lo riconosci subito. E' uno stupido che non conosce i trucchi. Lo stupido la sua tesi sbilenca cerca di dimostrarla.

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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 19-09-2004 19:47  
quote:
In data 2004-09-19 17:51, Tenenbaum scrive:
infima bravura = uno schifo !?


Chiedo perdono non so cosa abbia combinato il correttore automatico di Word, di certo ho dimenticato io qualche lettera, per far diventare un infinita, infima... Ad ogni modo spero di non aver creato reazioni od opinioni da parte di qualcuno, che reputo davvero prive di una logicità... Dire che questo film non trasmette emozioni o comunque sensazioni mi sembra davvero azzardato, se non deprimente...
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René Descartes

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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 19-09-2004 21:10  
A me il film è piaciuto, ma non l'ho trovato affatto un grande film.
Intanto insiste su due tematiche che sempre toccano l'animo dello spettatore.
L'handiccapato e il tormentato rapporto filiale padre/figlio.
Tutto è sapientemente girato, con leggerezza ed un certo(ma non eccezzionale a mio avviso) sottotesto narrativo,evitando molto il lato strappalacrime, ma ha a mio avviso anche la pecca di non approfondire troppo taluni aspetti dei personaggi, quasi ad aver una certa fretta nel chiudere(?)per non mostrarci più di quello che ci vien dette e che inevitabilmente darebbe altre accezioni a tutto il resto.
Quando mi sono espresso in decimi(che comunque non è una cosa che mi piace fare) l'ho fatto dandogli un 6,5/7.
ALla luce poi degli altri film visti a Venezia reputo giusta la sua esclusione dai premi principali.
_________________
Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è

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Newmatrix


Reg.: 19 Set 2004
Messaggi: 62
Da: Monte di Procida (NA)
Inviato: 20-09-2004 14:08  
quote:
In data 2004-09-19 17:53, McMurphy scrive:
quote:
In data 2004-09-19 17:09, Newmatrix scrive:
Scusatemi, forse vado controcorrente, ma io ho un opinione di questo film del tutto diversa dalla vostra! Cosa ha di bello questo film?! Quello che fa non è altro che mostrare un ragazzo con dei problemi, c'era bisogno del film per sapere questo?! Non commuove, non emoziona... non fa nulla! Da un film con questa tematica ci si aspettava sicuramente di più, ed è per questo che è uscito a mani vuote da Venezia! Giustamente, aggiungerei...




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sono curioso ...





Mi è piaciuto molto Matrix (ovviamente mi riferisco al I...), e il mio nick deriva da quello... il nickname Matrix era già in uso e ho pensato a Newmatrix!
Cmq, ritornando a parlare del film, quando ho detto ke nn emozionava mi riferiva al fatto ke, come ha detto già una persona nelle opinioni riguardo al film, ci si commuove allo stesso modo di se si guarda un documentario dell'Anffas! Di certo un film non deve arrivare a questo! Altrimenti non è un film! Ed è inutile dire ke il film rispecchia la realtà e perciò è così, io la realtà in questione la conosco, e ripeto ke un film avente questa tematica DOVEVA dare di più!
_________________
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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 20-09-2004 15:01  
quote:
In data 2004-09-20 14:08, Newmatrix scrive:
quote:
In data 2004-09-19 17:53, McMurphy scrive:
quote:
In data 2004-09-19 17:09, Newmatrix scrive:
Scusatemi, forse vado controcorrente, ma io ho un opinione di questo film del tutto diversa dalla vostra! Cosa ha di bello questo film?! Quello che fa non è altro che mostrare un ragazzo con dei problemi, c'era bisogno del film per sapere questo?! Non commuove, non emoziona... non fa nulla! Da un film con questa tematica ci si aspettava sicuramente di più, ed è per questo che è uscito a mani vuote da Venezia! Giustamente, aggiungerei...




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Mi è piaciuto molto Matrix (ovviamente mi riferisco al I...), e il mio nick deriva da quello... il nickname Matrix era già in uso e ho pensato a Newmatrix!
Cmq, ritornando a parlare del film, quando ho detto ke nn emozionava mi riferiva al fatto ke, come ha detto già una persona nelle opinioni riguardo al film, ci si commuove allo stesso modo di se si guarda un documentario dell'Anffas! Di certo un film non deve arrivare a questo! Altrimenti non è un film! Ed è inutile dire ke il film rispecchia la realtà e perciò è così, io la realtà in questione la conosco, e ripeto ke un film avente questa tematica DOVEVA dare di più!


Ma il film da molto a mio giudizio, "Le chiavi di casa" non è struttrato in un modo da rendere le immagini commoventi, o meglio estremamente commoventi come capita spesso di vedere in film di questo genre, bensì fa parlare le immagini, fa sgretolare la percezione più superficiale creando così un velo di drammatico misticismo. E' un film che parla di due naufraghi della vita (Stuart-Rampling) non deve certo contenere ulteriori significati, ci mostra bensì la dura realtà ironizzandola, rendendola poeticamente utile per una società che non sa nemmeno bene cosa cerca in un film, se la convenzionale(?) realtà o l'oltre indefinito (cerchiamo di specificare cosa in più poteva e doveva fare...). Certo è che non mi va nemmeno di commentare il tuo paragone con l'ANFAS...
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La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie

René Descartes

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philipcat

Reg.: 08 Feb 2004
Messaggi: 1372
Da: Roma (RM)
Inviato: 20-09-2004 16:58  
Crone, ero titubante, sai quando pensi che forse ti va di perdertelo.
Ma mi hai convinto.
Lo vedrò presto.
_________________
Don't dream it, be it.

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naly01

Reg.: 26 Nov 2001
Messaggi: 2248
Da: Rignano Sull'Arno (FI)
Inviato: 20-09-2004 17:07  
LE CHIAVI DI CASA

VOTO: 7 1/2

Raccontare la storia di un ritrovato rapporto tra padre e figlio, dove il padre è un bellissimo ragazzo che ha vissuto per quattordici anni un’altra vita, e il figlio è un bambino disabile costantemente sotto cure mediche. Si conoscono per la prima volta in viaggio a Berlino, quando Gianni accetta finalmente di incontrare il figlio rifiutato al momento del parto che costò la vita della madre, e per 14 lunghi anni ha cancellato dalla propria esistenza.
E’ questa la storia di Le chiavi di casa, semplice ma intenso film diretto da Gianni Amelio e presentato in concorso al Festival di Venezia. Gianni e Paolo cercano di instaurare un rapporto affettivo, si conoscono e si studiano, alla ricerca del legame tipico tra padre e figlio. Un rapporto non facile da costruire, vuoi per la condizione di Paolo, vuoi per il totale smarrimento di Gianni, ma che inevitabilmente crescerà nel corso della storia, arrivando ad un punto di fiducia e rispetto reciproci.
Narrato con intensità ma anche senso realistico, Le chiavi di casa coinvolge, diverte e commuove, riuscendo nel tentativo di raccontare l’affetto e la speranza, senza tralasciare il dolore inflitto dalla dura realtà di tutti i giorni che Paolo, e chi gli sta intorno, deve affrontare. Amelio non cede al ricatto del melodramma, il tema trattato permetteva scene strappalacrime e dolorose e invece sceglie la via della semplicità, toccando le giuste corde e correndo sul filo della lacrima sfuggente e schiva.
Ben raccontato il rapporto tra padre e figlio, con dialoghi dolorosamente attuali e sinceri, ma che trovano spazio anche per qualche tocco d’humour, specialmente grazie alla simpatia del piccolo Andrea Rossi. I due si conoscono, portandosi dietro anni di frustrazioni e lontananza, ma riescono a sostenersi a vicenda, cercando continuamente un equilibrio tra l’esuberante personalità di Paolo e quella insicura e spaesata di Gianni. Il più delle volte è proprio il bambino a guidare l’adulto, in un gioco delle parti che si ribalta continuamente, e asserendo un percorso di crescita che necessariamente coinvolge entrambi.
Bravissimi gli interpreti, da Andrea Rossi che rappresenta la vera ragion d’essere della storia, a Kim Rossi Stuart, in una parte matura e complessa che affronta con coraggio e realismo. A Charlotte Rampling l’onore di recitare le battute più toccanti del film, una madre rassegnata nel proprio dolore che dichiara il diritto saltuario alla superficialità per affrontare una realtà opprimente e angosciosa.
Un road movie dolce e tenero, talvolta divertente e talvolta doloroso, che difficilmente si può scordare per il suo realismo e la semplicità con la quale racconta un tema straziante e, spesso dimenticato, tristemente attuale.

_________________
Sono impossibile da dimenticare
e difficile da ricordare.


IOMA 2007

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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 20-09-2004 21:37  
quote:
In data 2004-09-20 16:58, philipcat scrive:
Crone, ero titubante, sai quando pensi che forse ti va di perdertelo.
Ma mi hai convinto.
Lo vedrò presto.


Son contento di averti convinto Phil Poi facci sapere... Intanto complimenti anche a Naly per la bellissima recensione

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Del resto, che cos’è la nostra realtà se non la percezione della realtà?

Brian O’Blivion in Videodrome

[ Questo messaggio è stato modificato da: Cronenberg il 20-09-2004 alle 21:48 ]

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