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Autore Renoir e La Grande Illusione (del cinema moderno)
OneDas

Reg.: 24 Ott 2001
Messaggi: 4394
Da: Roma (RM)
Inviato: 04-11-2002 15:11  
Ci sono dei film che sin dalle prime sequenze ti rimandano una sensazione di completezza, novità, originalità, unicità.
“La Grand Illusion” di Jean Renoir appartiene senza dubbio a questa eletta, ristretta, schiera.
Non sono certo io a scoprire questo capolavoro uscito nel 1936. Già la critica di allora aveva subdorato di avere a che fare con qualcosa che avrebbe contribuito a rivoluzionare tutto il cinema successivo. Come scriveva Andrè Bazin qualche anno dopo l’uscita del film, “La Grande Illusione” segna il confine tra il cinema di montaggio caro ai cineasti di inizio secolo che avevano a che fare con le difficoltà espressive di un cinema privo di parole e un nuova forma artistica rappresentata dall’avvento del sonoro. Con “La grande illusione” il cinema diventa adulto. Acquista piena consapevolezza delle sue forme espressive, rinnova e riqualifica i propri stilemi, arricchendo la propria faretra stilistica di scelte fino ad allora sconosciute. Renoir abbandona il montaggio così fortemente emblematico del cinema precedente, simbolismo delle immagini ed allegoria delle sequenze a cui tanto dovevano i grandi maestri come Esenstein o lo stesso Murnau. A quelle sequenze così ricche di significati, preferisce il movimento della macchina da presa. Potrà sembrare una banalità, un’inezia rispetto alle grandi evoluzioni tecniche che il cinema ha “subito” (e non uso questo termine a caso) nel corso della sua breve vita come forma artistica (in fondo poco più di cent’anni cosa sono rispetto agli otre duemila anni della pittura?). Invero, oso paragonare il metodo di ripresa di Renoir, alla scoperta della prospettiva per Giotto. La macchina compie movimenti a 360°, scopre la terza dimensione, accostandosi morbidamente agli attori ed allontanandosi da questi. I soggetti ripresi si muovono nel “decoupage” rendendo un prolifico effetto d’insieme. La giuntura delle scene è sostituita dal movimento della macchina che ora segue i dialoghi ora ne enfatizza il significato inquadrando gli interlocutori in ascolto. Ma Renoir non decreta la morte del montaggio, tutt’altro. Semplicemente, il regista francese non imbriglia il libero arbitrio dello spettatore in soluzioni già precostituite. La macchina suggerisce, discretamente, alcuni elementi che saranno alla base del procedimento speculativo del pubblico. I risultati sono gli stessi, ossia l’idea dell’autore è quella che al culmine del processo intellettivo fuoriesce inconfondibile ma la via tramite cui vi si arriva è diversa. Più ricca di stimoli e di spunti, ma anche più impervia perché più impegnativa e disseminata di trabocchetti intellettuali.
Renoir filma “La grande illusione” con la consapevolezza di chi ha ben chiaro il quadro di insieme della sua opera. E’ per questo che supera la tecnica del montaggio tradizionale. Sa che il movimento di un determinato personaggio, o la sua immobilità, un suo gesto, anche una semplice battuta di riempimento, inserito nell’immaginario contesto generale che ha creato, ha un valore di molto più significativo di qualsiasi espressione in primo piano di una madre piangente o di un bimbo che sorride. La dinamica dei personaggi, anche se forse potrebbe apparire un po’ teatrale, trova la sua enfasi stilistica proprio nella profondità di campo in cui interagiscono. Interagenza tra personaggi, tra questi e gli oggetti che li circondano, tra le loro battute e la dinamica narrativa in cui sono inseriti, tra tutti questi elementi e lo sfondo, che non è più semplice sfondo scenico, ma elemento egualmente significante, come il dettaglio di una ferita mortale o una macchia di sangue su una camicia bianca. (Lezione che ben impararono Welles e lo stesso David Lean – nel magnifico “Lawrence d’Arabia” le scene più riuscite, meravigliose, sono propri quei campi lunghissimi, anche nella durata, dove il paesaggio è protagonista e il protagonista è “semplice” sfondo”-).
Ma Renoir non è solo tecnica, asfittico esercizio stilistico, pur se magnifico risultato di sopraffini processi speculativi.
“La grande illusione” è un film di una umanità immensa. Un inno umanista alla pace ed alla fratellanza fra gli uomini, e quindi, come tale, una grande illusione. Paradossalmente - ma non molto – è stato realizzato pochi anni prima dell’inizio della seconda guerra mondiale. I temi della solidarietà e dell’onore e del cameratismo – inteso non come unione di una combriccola di goliardi ma come amicizia sincera e solidale tra uomini accomunati da uno stesso grave destino – sono risciacquati nell’assurda balordaggine di una guerra, la prima mondiale. In questo film è anche rappresentato lo scontro tra due mondi, quello della vecchia aristocrazia militare ancorato agli ideali della nobiltà guerresca, e il mondo della piccola borghesia e dei proletari, popolare e popolosa, dei piccoli artigiani e degli emergenti travet, dell’operaio della grande fabbrica e del contadino strappato alle proprie terre. Due mondi distanti ed antitetici, il primo al suo tramonto, il secondo in piena crescita, disordinata e disordinante: Renoir ha ben presente le contraddizioni di questo mondo che cambia in fibrillante movimento. Ma ha ben presente che non è l’impresa di un elemento isolato, un volo pindarico di un cavaliere solitario, il cambiamento è la risultanza di mille piccoli sommovimenti, una miriade di brevi bradisismi sociali: è tutto ciò bisognava di scenari più ampi e più ariosi dove la dinamica della causa ed effetto potesse trovare una sua compiuta rappresentazione.
Ed il cinema precedente andava troppo stretto al nostro Renoir.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 04-11-2002 20:15  
Beh che dire....complimenti, è bellissimo quello che hai scritto...è talmente bello che non oso aggiungere nient'altro!Anzi adesso me lo stampo....

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denisuccia

Reg.: 14 Apr 2002
Messaggi: 16972
Da: sanremo (IM)
Inviato: 04-11-2002 22:19  
E' strabiliante che tu abbia inserito questo post Das...

Stò preparando una tesina sull'Impressionismo e in particolare stò prendendo alcuni quadri di Renoir padre. Leggendo la sua biografia (nella mia totale ignoranza) ho scoperto che il figlio, Jean, appunto, era regista, e mi è venuta la curiosità di vedere alcuni suoi film.
Il mio prof mi ha consigliato appunto La Grande Illusion , La Règle du jeu , Une Partie de Campagne e La Chienne prima di tutto... poi mi ha dato altri titoli ma intanto guarderò questi... anche perchè non ho moltissimo tempo e la sera mi addormento in piedi...

che mi dite, mi ha consigliato bene?
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L'improvviso rossore sulle guance di Thérèse, identificato immediatamente come il segno dell'Amore, quando io avevo sperato in una innocente tubercolosi.

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 05-11-2002 05:43  


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OneDas

Reg.: 24 Ott 2001
Messaggi: 4394
Da: Roma (RM)
Inviato: 05-11-2002 09:50  
Caro Mattia, come al solito le tue speculazioni sono raffinatissime e soprattutto molto documentate.
Intanto ti ringrazio di aver confutato alcune mie argomentazioni come fossero quelle di Bazin (probabilmente le ho fatte mie in-consciamente e in-degnamente)
Che dire ? La visione de La Grand Illusion ha probabilmente parzialmente obnubilato il mio senso critico però, davvero, credimi, ho provato la stessa sensazione di quel pittorucolo medievale quando si accorse che il cielo era blu, e non d'oro come fino ad allora i suoi colleghi precedenti lo avevano dipinto. Non posso non essere d'accordo su quello che hai scritto tranne che sul minimizzare la bellezza de La Grande Illusione: di personaggi come l'ufficiale tedesco interpretato da Von Stroheim ce ne sono pochi nella storia del cinema.
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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 05-11-2002 12:24  


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mallory

Reg.: 18 Feb 2002
Messaggi: 6334
Da: Genova (GE)
Inviato: 05-11-2002 22:36  
Sotto ogni punto di vista,La Grande Illusione,pare un film inattaccabile...Jean Renoir conquista attraverso lo stile impeccabile della regia,che scivola tra i fluidi movimenti della macchina da presa.
Emblematica ricostruzione delle migliori alchimie cinematografiche,assemblate per dal vita a quello che può definirsi un prodotto dalla completezza artistica disarmante,è in grado di ammansire qualunque critica strutturale,instillando quell'ermeticità dell'arte che sconvolge l'obiettività...
sono dell'opinione che l'accurata regia sia intelligente e accattivante,come credo che gli intenti narrativi siano in completa contraddizione con le procedure di messa in scena...a priori direi che la perfezione ricercata è la coltre malinconica e sentimentale che cela il realismo della guerra,in una contemplativa elusione a favore di un ambito pacifismo...
insomma,Renoir si attiene ad un sofisticato sistema di messa in scena che sporca ogni contorno realistico.
é un film sentimentale,buonista,un film su una guerra che è più un'arte che un fatto..e che nella sua riproduzione ricalca fedelmente la convenzione cinematografica antecedente....quindi Renoir è da definirsi un'artista,per lo stile e la classe nel rappresentare lo schema filmico preesistente,ma non un innovatore...
Renoir,maestro dei capostipiti della Nouvelle Vague,non è altro che il fornitore delle tele ben dipinte che essi squarceranno per regalarci il cinema vero...
...e Mattia ha riso...

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OneDas

Reg.: 24 Ott 2001
Messaggi: 4394
Da: Roma (RM)
Inviato: 06-11-2002 09:36  
Pur condividendo le argomentazioni di Mallory, rimango convinto che Renoir sia un'innovatore. La novità, a mio parere, sta nell'idea di insieme di messa in scena fino ad allora ritengo sconosciuta o comunque non così consapevole.
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mallory

Reg.: 18 Feb 2002
Messaggi: 6334
Da: Genova (GE)
Inviato: 06-11-2002 14:12  
quote:
In data 2002-11-06 09:36, OneDas scrive:
Pur condividendo le argomentazioni di Mallory, rimango convinto che Renoir sia un'innovatore. La novità, a mio parere, sta nell'idea di insieme di messa in scena fino ad allora ritengo sconosciuta o comunque non così consapevole.




si one,anch'io in buona parte condivido quello che hai detto...
ma l'innovazione di cui parli,a cosa si riferisce in particolare?
e non dirmi i tecnicismi filmici,piani sequenza o inquadrature...perchè quelli sono cimeli del passato spolverati e lucidati....

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OneDas

Reg.: 24 Ott 2001
Messaggi: 4394
Da: Roma (RM)
Inviato: 06-11-2002 14:53  
Non è facile risponderti. Cmq. ci provo. Mi riferisco soprattutto alla teatralità dell'azione concepita come interazione (a proposito, ho scoperto con raccapriccio di aver usato nel primo topic il termine "interagenza", me ne scuso....) tra i tanti elementi narrativi a disposizione del direttore. (Dialoghi, movimenti dei personaggi e della mdp, azione, immobilità, inquadrature di oggetti, psicologie dei personaggi....) Messaggio e stile sono funzionali l'uno all'altro (questa per lo meno è la mia sensazione epidermica). E poi l'abolizione del concetto di quinta. Lo sfondo, la scena, è partecipe, anch'essa funzionale, non marginale, all'azione complessiva.
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mallory

Reg.: 18 Feb 2002
Messaggi: 6334
Da: Genova (GE)
Inviato: 07-11-2002 00:48  
Quello che dici One rispecchia in gran parte il pensiero della critica che l'opera di Renoir trascina dietro di se dalla Nouvelle Vague ad oggi.
Formulazioni su un autore che oggi hanno assunto dimensioni auliche,travisate in una giustificabile ammirazione...travisate perchè la definizione attribuitagli,"padre del realismo poetico",pare essere un sotterfuglio linguistico che fa acqua nel suo significato contrapposto.
Nel suo cinema,l'influenza di grandi registi del passato non scampa alla tecnica cinematografica,che ne mostra il riverbero in ogni sua scena o inquadratura o composizione sequenziale;portata allo stremo dello splendore della convenzione,che il cinema ha adottato per proporsi come arte.
ed è proprio questo che lo discosta inevitabilmente dalla nomina di realista puro,proponendolo come il fautore di un realismo artefatto,poetico.
poichè il realismo è il risultato di una riproduzione diretta,priva di elaborazione,non posso credere che il realismo possa assumere connotazioni poetiche,forse la poesia può essere realista,ma non il contrario...
l'unica novità che sento di attribuire al cinema di Renoir è l'attenzione per il paesaggio,l'ambientazione.
Renoir ricrea questi ultimi come opere d'arte,come parti integranti della settima arte...quindi l'innovazione sta nella fotografia,e non nella regia come tu hai fatto intendere.
questo può essere inteso come un allontanamento da quella realtà,che i componenti della Nouvelle Vague ritroveranno grazie a questo filo di Arianna;e che Renoir ha tagliato per seguire l'indole artistica trasmessa dal padre...

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denisuccia

Reg.: 14 Apr 2002
Messaggi: 16972
Da: sanremo (IM)
Inviato: 24-11-2002 13:51  
Ma!
La Bête humaine ... Bisogna dire che l'accoppiata Zola/Renoir fa il suo effetto... a questo punto mi incuriosisce tantissimo vedere Nanà! Dopo aver letto l'Assommoir e aver capito, più o meno, lo stile di Renoir...

A proposito di Zola... mi è stato consigliato Gervaise (regia di Clèment)... qualcuno l'ha visto?

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 25-02-2003 01:27  


[ Questo messaggio è stato modificato da: Tristam il 27-09-2007 alle 03:55 ]

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mallory

Reg.: 18 Feb 2002
Messaggi: 6334
Da: Genova (GE)
Inviato: 25-02-2003 01:32  
è passato del tempo e trovo sempre più difficile imbattermi in thread tipo questo..
uno dei migliori postati e discussi sul forum di filmup,e che,ahimè non ha valicato la soglia della pagina 1...
nostalgia o semplicemente voglia di riscoprire la capacità di parlare di cinema?di quel cinema che ogni cinefilo che si rispetti,filtra attraverso le proprie impressioni,interpretazioni ed espressioni,perchè ne sente l'esigenza,ne coglie la priorità...
tutti dovrebbero leggere e tentare di inserirsi in un simile dibattito...tutti gli utenti...
perchè fare parte di un forum di cinema altrimenti?

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OneDas

Reg.: 24 Ott 2001
Messaggi: 4394
Da: Roma (RM)
Inviato: 25-02-2003 12:21  
quote:
In data 2003-02-25 01:27, Tristam scrive:
Un film questo di cui tutti dovrebbero sapere dire qualcosa che non sia "Gli do 6.68 periodico, per ora!" o "bello! mi è piaciuto a manetta".

Che il cinema di un tempo sia forse come il forum di un tempo?
Bisogna reagire.


Le ville dei produttori di Hollywood sono pieni dei quadri di Renoir padre. Il figlio Jean, durante gli ultimi anni della sua carriera fu costretto a venderli per poter realizzare i suoi ultimi film...

Il mondo abbonda di 6,68 periodici...
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