Se la letteratura sulla Resistenza ha mai conosciuto un partigiano antiretorico e sgangherato, quello è di certo Johnny di Fenoglio. E non credo sia un caso. Perciò leggere certi commenti mi ha davvero stupito: abbiamo letto lo stesso libro - ma quanti dei commentatori hanno letto il libro? - e visto lo stesso film, che mi pare una sua onesta trasposizione cinematografica, anche se una certa frammentarietà nella sceneggiatura è innegabile?
I messaggi sono piuttosto numerosi e chiari, a volerli ascoltare; cioè, ad avere l’umiltà di ascoltare quel che la storia individuale di Johnny, che però appartiene a tutti gli effetti a una storia più grande, spesso dice. Infatti si può non essere entusiasti di nessuna delle parti in causa, (cosa neanche tanto rara nella vita), ma una scelta la si deve (dovrebbe?) fare. Nel film non c'è trionfalismo o retorica, solo una costatazione di fatto e un messaggio dal valore universale.
Nessun giudizio politico: solo l’invito ad andarsi a studiare la Storia, prima di parlarne, ricordando però che Fenoglio non è uno storico, e la sua è memoria soggettiva che non credo abbia mai avuto la pretesa di essere storia. Perché i due concetti devono essere necessariamente distinti.
In effetti, la colonna sonora mi è parsa scentrata e un po' ridondante, mentre ho apprezzato la regia asciutta e quasi "neorealista": visto il tema, una scelta quasi obbligata, oserei, nella ricerca di una necessaria sobrietà. E Johnny è proprio come me lo ero immaginato leggendo il libro, quindi bravo Dionisi.
E poi: le scene di guerra sono monotone e non trasmettono orrore?
Accidenti, siamo così irrimediabilmente abituati allo splatter, che un cadavere da solo un basta a suscitare orrore, come invece dovrebbe? Forse parla così chi ha avuto la fortuna di non averne mai visto o annusato uno…
Qualcuno ha mai ascoltato raccontare di guerra da chi la ha vissuta? Guerre ce ne sono tante anche ora: a volerlo fare, per schiarirsi le idee con un tuffo nella realtà rispetto a schemi mentali preconfezionati contrabbandatici da certo cinema, non è che ci voglia tanto. Inoltre la vicenda si muove in un territorio ristretto e senza eroismi, anche nel romanzo, e i molti chilometri, che a volte paiono senza grande senso, che Johnny macina, sono soprattutto nell’andare avanti e indietro per le colline delle Langhe.
Ah, per chi non lo sapesse - è vero che nei plotoni di esecuzione uno a caso dei fucili è caricato a salve, così ognuno può pensare che sia il suo e di non aver ucciso nessuno: ipocrisia della morale. Però evidentemente la voglia di sparare a un muro invece che a un altro essere umano è qualcosa che hanno provato in molti, nella lunga, monotona e (mi permetto)stupida storia della guerra.
Infine, perché mai è ridicolo parlare di fascisti nel 2005?
Allora, parlare nel 2007 degli spartani alle Termopili (che fra l’altro erano ben più di 300), ispirandosi a un fumetto anziché ad Erodoto o a Plutarco, così tanto per dire, che cos’è?
Ho letto il libro e visto il film. Evito confronti ma in merito al film credo che il regista e gli interpreti abbiano cercato di mettere in evidenza il lato più umano del partigiano combattente, con tutti i suoi limiti, paure e contraddizioni. Nella sceneggiatura, si evidenzia molto la scelta epocale che quel momento storico comportava. Con l'otto settembre del '43, con l'armistizio, gli italiani, dopo tanti anni di dittatura, finalmente potevano scegliere. Potevano decidere se continuare a combattere al fianco dei nazisti, combattere a fianco degli alleati o tornare a casa e nascondersi in cantina. Il film mette bene in rilievo la figura del protagonista che pur non avendo chiara la situazione (come credo allora molti suoi coetanei) e non avendo particolari convinzioni ideologiche, prende coscienza e sceglie la strada delle langhe per "darsi alla macchia" insieme ai partigiani. Il film evita (giustamente) momenti epici sulla Resistenza e cerca invece di presentare quel movimento per quello che veramente è stato, una grande aggregazione popolare, composta di uomini di ogni età, con i loro coraggio e i loro ideali ma anche con le rispettive sofferenze e privazioni. Un movimento che ha avuto anche convivenze difficili al suo interno ma che è stato fondamentale per il riscatto del nostro paese dopo gli anni bui della dittatura.Un buon film, quasi didattico, sicuramente da vedere.
Provo il solito imbarazzo quando desidero commentare un film italiano, ovvero perchè i film di produzione e regia italiana debbono essere per forza brutti? Non discuto i contenuti, non discuto il libro di Fenoglio dal quale è tratto; discuto la realizzazione di un film didascalico, spezzettato in mille frammenti scollegati fra loro, stereotipato nella caratterizzazione dei personaggi, lento anche nelle scene d'azione realizzate in modo "casareccio", con una musica di sottofondo sempre uguale qualsiasi scena si accompagna, etc. etc. Ecco da dove nasce il mio imbarazzo, perchè il film potrebbe essere anche un buon film se fosse strutturato diversamente, non dico "stile hollywood" ma neppure scimmiottando un forzato "neo-realismo" ormai decisamente datato. I tempi sono cambiati e con essi anche i gusti del pubblico. Purtroppo la fimografia americana (che rappresenta l'80% della produzione mondiale) ha influenzato inevitabilmente i gusti e le abitudini del pubblico per poter sperare di realizzare film ancora "all'italiana". Un po' più di leggerezza, un po' più di ritmo, una battuta al momento giusto, un'esplosione che sia un'esplosione e non un timido sbuffo di fumo bianco, non credo che avrebbero stravolto il contenuto di un film che annoia e non soddisfa neppure lo spettatore armato delle migliori intenzioni.
Premesso che il libro era un'altra cosa, resta da dire che il film è un tentativo poco riusciti di far rivivere cinematograficamente l'epopea del Johnny fenogliano. La leggerezza poetica di certe pagine del romanzo viene sostituita da toni troppo cupi e grigi. Amendola nei panni del comandante Nord è un insulto alla letteratura di Fenoglio, bravino Dionisi, regia troppo legata e poco fluida.
Era quasi impossibile raggiungere le vette del libro di Fenoglio, vette di scrittura, di intensita' emotiva e di grandezza stilistica. Personalmente ho molto ammirato questo film perche' ha tentato la difficile impresa di portare sullo schermo quel libro ed, avendolo letto prima della visione del film, il pericolo di confronti e paragoni e' inevitabile e la delusione dietro l'angolo. Secondo me il film cresce come il libro e raggiunge l'intensita' giusta nella fase del rastrellamento, li' il film e' grande ed il libro grandissimo. Comunque e'un bene che questi film vengano realizzati, film che ancora tentano di dire qualcosa sull'uomo, sulla profondita' delle scelte, la difficolta' delle scelte, lo smarrimento, il coraggio, la casualita' degli eventi, il dolore...
Chi a letto Fenoglio sa' che non c'e' retorica politica e ideologica, ma solo l'uomo di fronte a se' stesso e alla storia e le sue scelte.
Il libro, a mio avviso, e' comunque parecchio sopra il film e tutta l'opera di Fenoglio e' da leggere.
Certi che hanno scritto prima di me non hanno letto il libro secondo me e altri, accecati da una visione politico-revisionista, hanno superficialmente criticato il film senza capire nulla dell'opera di Fenoglio e sicuramente non lo hanno mai letto.
Grazie comunque agli autori del film, resisteremo come Beppe e Johnny.