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FilmUP Forum Index > Cinema > Tutto Cinema > BLUE di Derek Jarman   
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Autore BLUE di Derek Jarman
AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 16-08-2006 18:51  
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In data 2006-08-16 18:32, Cronenberg scrive:
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In data 2006-08-16 17:16, AlZayd scrive:
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In data 2006-08-14 09:03, Cronenberg scrive:
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In data 2006-08-14 03:02, AlZayd scrive:
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In data 2006-08-13 19:24, Cronenberg scrive:
Y tu mama tambien di Alfonso Cuaròn
inno alla follia ed alla contraddizione tipica dell'età adoloscenziale. Non senza qualche eccesso e qualche didascalismo di troppo, un film che coinvolge e trascina. Bravi gli interpreti.




Gran bel film, con qualcosa di più che va ben oltre lo spaccato adolescenziale. Il didascalismo c'è ma non è di troppo, oppure si, ma, perdonabilissimo, è l'ultima cosa che personalmente ho notato. In buona sostanza siamo d'accordo. Meno su "Blue" di Jarman... Un giorno proviamo ad aprire un sondaggio! Ciao Davide!


Temo risponderemmo solo noi: Trionfo del lato umano e rinnegazione del cinema vs. Trionfo del cinema. "Macchestannoaddì?!?"
Comunque aspettiamoci buone cose da Cuaròn a Venezia Ciao Peppe!




Una mia prima risposta potrebbe essere: ma il cinema non è forse, tra l'altro, una sorta di summa humanitatis trasfigurante dell'umano umanesimo? E' possibile praticare una scissione, anzi contrapporre la vita (il lato umano) alla sua rappresentazione artistica, allorchè, presupposto, si fa ricorso a questa per esprimere quella?
Proseguendo: nessuna forma di cinema con maiuscola, di ogni genere, tempo e luogo, dal più classico al più destrutturante, perfino l'"anticinema" (esiste? per me no - al limite esiste un cinema di merda -, e chi lo sostiene, sempre a mio avviso, mente, spesso coscientemente per poter fare il mestiere dell'intellettuale - che non coincide esattamente con quello dell'artista -, per "provocare", magari utilmente, ma giusto il tempo di una stagione destinata, quella si, a morire, come muoiono quasi tutti i "saggi"...), ha mai avuto come fine il mero trionfo, o la morte, di se stessa.
Vale per tutte le forme d'Arte.
Su tali suggestioni semmai speculiamo noi spettatori, si arrovellano gli studiosi, i critici, i perdigiorno... Ottimo comunque.
Impossibile che ciò che di fatto vive, anche in un presagio di morte, nella certezza di una morte imminente, sia morto, dal punto di vista della creatività. Avere coscienza del “sé”, è, nella trasfigurazione, sempre segno di vitalismo (altrimenti saremmo per forza di cose dei "dead man walking", già che a questo mondo tutti dobbiamo morire). Con “Blue” Jarman "fa morire l'immagine" in una biacca diafana e bluastra, dove riecheggiano suoni e voci lontane, metafora della sua morte imminente; il "regista" intende dunque (non) "mostrare" un sè ancora vivo e vitale, perfettamente in grado di progettare il suo proprio messaggio trasfigurante, non secondo i canoni tradizionali. Per fare ciò ricorre tuttavia al "medium" (artistico) rappresentato dal cinema. Ad una sua forma estrema che è pur sempre progetto cinematografico a tutti gli effetti. Credo che Jarman abbia intonato un canto "in blue" proprio alla vitalità del cinema che gli ha permesso di realizzare il suo umanissimo ed insieme artistico progetto. Una cosa è indissolubilmente compenetrata all'altra.

Bella pippa in un topic "veloce".., ma oramai è andata!

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 16-08-2006 alle 17:19 ]

Proprio per questa coerente e corretta concezione di cinema e humanitas, questa commistione da tutti credo condivisa, muovo una critica ed una provocazione in favore dei concetti estrinsechi da queste due unità. AIDS ed omosessualità. Un binomio ed un dualismo al tempo stesso. Mi sento di potrere immedesimarmi completamente in questo cocnetto formato da questi due termini. Per fare ciò non riesco a far altro che lasciarmi alle spalle il medium artistico, comunque ed innegabilmente presente, in favore di una più libera e spirituale immedesimazione. Jarman ha sofferto e fatto cinema, siamo d'accordo. Per comprendere al meglio questa sua condizione di decadimento e creazione allo stesso tempo, e non distrarmi dal pur innegabile aspetto cinematografico ed antivisivo, comunque audiovisivo (schermo blu e voci lontane), mi vedo costretto ad annullare e come dici te "far morire l'immagine" per entrare psicofisicamente nello stato realizzativo di Jarman. E' forse l'unico caso in cui mi lascio alle spalle il cinema per cercare, sperare di capire l'uomo 'cieco, omosessuale e malato di aids' e non cadere nell'atroce tranello di non compiangerlo abbastanza per un incredibile progetto cinematografico. E' forse il deficit e al contempo il motivo che ho e che tento di soddisfare per amare la vita e la rappresentazione artistica, insieme, appunto.

_________________
L'intelligenza mi nausea.

Bruno Dumont




Ma per me l'arte è "libera e spirituale immedesimazione" ... è "entrare psicofisicamente nello stato realizzativo" dell'autore. Se devo entrare nel suo più puro e privato stato esistenziale, lo vado a trovare personalmente... magari gli porto le arance, o i fiori, lo ascolto, cerco di confortarlo, lo com-patisco, ne traggo una lezione... Ma poichè ciò nel caso di Jarman (che era un uomo pubblico ed un artista) non si sarebbe potuto realizzare, ecco che l'uomo/artista, per universalizzare e rendere accessibile a tutti il suo "progetto", ricorre al medium universale dell'arte. Nella fattispecie al cinema.

(mhmmm... facemmo le tre di notte ... con il nipote preferito in coma per via delle nostre accese chiacchiere... siamo ancora qui, mi sa che la soluzione è ben lontana... )

_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" L. Buñuel

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 16-08-2006 alle 18:56 ]

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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 16-08-2006 19:05  
Se lui è il nipote "preferito" allora non ti riconosco più come zio! Non si fan figli e figliastri!

Comunque non penso esista soluzione, solo due punti di vista appassionati, entrambi, ma innegabilmente legati a due materie diverse. Sempre complementari certo come la vita e la rappresentazione artistica, ma valorizzate differentemente, in questo caso tremendamente estremo. Probabilmente te vogli il tuo sguardo verso ciò che ha rappresentato Blue per il cinema e Jarman, io per quello che che ha rappresentato per Jarman e la categoria di uomini come lui.
_________________
La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie

René Descartes

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 16-08-2006 19:17  
quote:
In data 2006-08-16 19:05, Cronenberg scrive:
Se lui è il nipote "preferito" allora non ti riconosco più come zio! Non si fan figli e figliastri!



E' il mio nipote preferito perchè io sono il suo zio preferito! Mi metti anche tu nei preferiti e mi divido in due...


quote:
[i]
Comunque non penso esista soluzione, solo due punti di vista appassionati, entrambi, ma innegabilmente legati a due materie diverse. Sempre complementari certo come la vita e la rappresentazione artistica, ma valorizzate differentemente, in questo caso tremendamente estremo. Probabilmente te vogli il tuo sguardo verso ciò che ha rappresentato Blue per il cinema e Jarman, io per quello che che ha rappresentato per Jarman e la categoria di uomini come lui.




Siamo perfettamente d'accordo, ma la realtà che noi conosciamo, e quindi solo con quella possiamo confrontarci, è unicamente la rappresentazione FILMICA del dramma umano e dell'istanza artistica (fusi insieme ed "inseparabili" - ogni riferimento è puramente causale...) di Jarman. Secondo me stiamo cavillando...

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 16-08-2006 alle 19:19 ]

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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 16-08-2006 19:27  
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In data 2006-08-16 19:17, AlZayd scrive:
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In data 2006-08-16 19:05, Cronenberg scrive:
Se lui è il nipote "preferito" allora non ti riconosco più come zio! Non si fan figli e figliastri!



E' il mio nipote preferito perchè io sono il suo zio preferito! Mi metti anche tu nei preferiti e mi divido in due...


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Comunque non penso esista soluzione, solo due punti di vista appassionati, entrambi, ma innegabilmente legati a due materie diverse. Sempre complementari certo come la vita e la rappresentazione artistica, ma valorizzate differentemente, in questo caso tremendamente estremo. Probabilmente te vogli il tuo sguardo verso ciò che ha rappresentato Blue per il cinema e Jarman, io per quello che che ha rappresentato per Jarman e la categoria di uomini come lui.




Siamo perfettamente d'accordo, ma la realtà che noi conosciamo, e quindi solo con quella possiamo confrontarci, è unicamente la rappresentazione FILMICA del dramma umano e dell'istanza artistica (fusi insieme ed "inseparabili" - ogni riferimento è puramente causale...) di Jarman. Secondo me stiamo cavillando...

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 16-08-2006 alle 19:19 ]

Viva le citazioni implicite Che comunque rispecchiano la realtà dei fatti. Quando vedo Blue anch'io la penso come dici, di assistere ad una "rappresentazione FILMICA del dramma umano e dell'istanza artistica". Ma terminato di visionarlo, inizio a chiedermi cosa ho visto, e se ho visto. Per questo l'unica certezza che mi resta è quella del dramma umano, e inizio a impersonificarmi in esso, come qualcun'altro sarà riuscito ad immedesimarsi nel blu dello schermo e a trovare là dentro le risposte alle proprie domande. Questo è l'unico caso in cui mi sento costretto a cercarle altrove e a lasciarmi dietro la definizione di FILM. Quale Blue è.

Ti nomino 'zio preferito', metti mano al trinciapollo!
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René Descartes

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 16-08-2006 20:08  
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In data 2006-08-16 19:27, Cronenberg scrive:
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In data 2006-08-16 19:17, AlZayd scrive:
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In data 2006-08-16 19:05, Cronenberg scrive:
Se lui è il nipote "preferito" allora non ti riconosco più come zio! Non si fan figli e figliastri!



E' il mio nipote preferito perchè io sono il suo zio preferito! Mi metti anche tu nei preferiti e mi divido in due...


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Comunque non penso esista soluzione, solo due punti di vista appassionati, entrambi, ma innegabilmente legati a due materie diverse. Sempre complementari certo come la vita e la rappresentazione artistica, ma valorizzate differentemente, in questo caso tremendamente estremo. Probabilmente te vogli il tuo sguardo verso ciò che ha rappresentato Blue per il cinema e Jarman, io per quello che che ha rappresentato per Jarman e la categoria di uomini come lui.




Siamo perfettamente d'accordo, ma la realtà che noi conosciamo, e quindi solo con quella possiamo confrontarci, è unicamente la rappresentazione FILMICA del dramma umano e dell'istanza artistica (fusi insieme ed "inseparabili" - ogni riferimento è puramente causale...) di Jarman. Secondo me stiamo cavillando...

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 16-08-2006 alle 19:19 ]

Viva le citazioni implicite Che comunque rispecchiano la realtà dei fatti. Quando vedo Blue anch'io la penso come dici, di assistere ad una "rappresentazione FILMICA del dramma umano e dell'istanza artistica". Ma terminato di visionarlo, inizio a chiedermi cosa ho visto, e se ho visto. Per questo l'unica certezza che mi resta è quella del dramma umano, e inizio a impersonificarmi in esso, come qualcun'altro sarà riuscito ad immedesimarsi nel blu dello schermo e a trovare là dentro le risposte alle proprie domande. Questo è l'unico caso in cui mi sento costretto a cercarle altrove e a lasciarmi dietro la definizione di FILM. Quale Blue è.

Ti nomino 'zio preferito', metti mano al trinciapollo!




Ho il piatto pronto e fumante ... a presto!
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 16-08-2006 23:54  
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In data 2006-08-16 22:52, Cronenberg scrive:
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In data 2006-08-16 20:08, AlZayd scrive:
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In data 2006-08-16 19:27, Cronenberg scrive:
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In data 2006-08-16 19:17, AlZayd scrive:
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In data 2006-08-16 19:05, Cronenberg scrive:
Se lui è il nipote "preferito" allora non ti riconosco più come zio! Non si fan figli e figliastri!



E' il mio nipote preferito perchè io sono il suo zio preferito! Mi metti anche tu nei preferiti e mi divido in due...


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[i]
Comunque non penso esista soluzione, solo due punti di vista appassionati, entrambi, ma innegabilmente legati a due materie diverse. Sempre complementari certo come la vita e la rappresentazione artistica, ma valorizzate differentemente, in questo caso tremendamente estremo. Probabilmente te vogli il tuo sguardo verso ciò che ha rappresentato Blue per il cinema e Jarman, io per quello che che ha rappresentato per Jarman e la categoria di uomini come lui.




Siamo perfettamente d'accordo, ma la realtà che noi conosciamo, e quindi solo con quella possiamo confrontarci, è unicamente la rappresentazione FILMICA del dramma umano e dell'istanza artistica (fusi insieme ed "inseparabili" - ogni riferimento è puramente causale...) di Jarman. Secondo me stiamo cavillando...

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 16-08-2006 alle 19:19 ]

Viva le citazioni implicite Che comunque rispecchiano la realtà dei fatti. Quando vedo Blue anch'io la penso come dici, di assistere ad una "rappresentazione FILMICA del dramma umano e dell'istanza artistica". Ma terminato di visionarlo, inizio a chiedermi cosa ho visto, e se ho visto. Per questo l'unica certezza che mi resta è quella del dramma umano, e inizio a impersonificarmi in esso, come qualcun'altro sarà riuscito ad immedesimarsi nel blu dello schermo e a trovare là dentro le risposte alle proprie domande. Questo è l'unico caso in cui mi sento costretto a cercarle altrove e a lasciarmi dietro la definizione di FILM. Quale Blue è.

Ti nomino 'zio preferito', metti mano al trinciapollo!




Ho il piatto pronto e fumante ... a presto!


A presto zio preferito! E rassegnati.. su Blue non troveremo mai un punto d'accordo che non sia quello di essere ambedue consapevoli dei nostri punti di vista. O dell'incomunicabilità antonioniana




Mi adeguo ma non mi rassegno... Sarà perchè qualunque film io veda, dopo la visione mi chiedo sempre "cosa ho visto, e se ho visto"... In fondo il cinema è una magnifica illusione, e dietro ogni storia, che sia di pura finzione o realistica come quella di Blue o come quella di Wim Wenders sulla morte filmata in diretta di Nicholas Ray (si somigliano sotto certi aspetti), c'è sempre un dramma umano "dietro" che afflige, purtroppo, chi lo vive veramente. Possiamo captarlo e condividerlo con tutta la forza della nostra migliore sensibilità, ma non è come viverlo in prima persona, come se fossimo protagonisti in carne ed ossa, o amici, parenti stretti, congiunti del "soggetto" intressato al dramma. Per quanto realistica possa essere una rappresentazione artistica della vita, si tratta pur sempre di una realtà mediata, emblematica (questo è il compito dell'arte che si occupa del "particolare" per trasfigurare ed universalizzare i contenuti ed i significsti), oltre il concetto "regionale" di "sè" e di "noi". L'arte è vicina ma anche molto distante. E' un fuoco che riscala e consola, mentre a volte brucia ed inquieta, ed è perfino spietata e crudele. Non lo sono anche gli dei?
_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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13Abyss

Reg.: 20 Lug 2003
Messaggi: 7565
Da: Magliano in T. (GR)
Inviato: 17-08-2006 04:05  
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In data 2006-08-16 17:16, AlZayd scrive:


Una mia prima risposta potrebbe essere: ma il cinema non è forse, tra l'altro, una sorta di summa humanitatis trasfigurante dell'umano umanesimo? E' possibile praticare una scissione, anzi contrapporre la vita (il lato umano) alla sua rappresentazione artistica, allorchè, presupposto, si fa ricorso a questa per esprimere quella?
Proseguendo: nessuna forma di cinema con maiuscola, di ogni genere, tempo e luogo, dal più classico al più destrutturante, perfino l'"anticinema" (esiste? per me no - al limite esiste un cinema di merda -, e chi lo sostiene, sempre a mio avviso, mente, spesso coscientemente per poter fare il mestiere dell'intellettuale - che non coincide esattamente con quello dell'artista -, per "provocare", magari utilmente, ma giusto il tempo di una stagione destinata, quella si, a morire, come muoiono quasi tutti i "saggi"...), ha mai avuto come fine il mero trionfo, o la morte, di se stessa.
Vale per tutte le forme d'Arte.
Su tali suggestioni semmai speculiamo noi spettatori, si arrovellano gli studiosi, i critici, i perdigiorno... Ottimo comunque.
Impossibile che ciò che di fatto vive, anche in un presagio di morte, nella certezza di una morte imminente, sia morto, dal punto di vista della creatività. Avere coscienza del “sé”, è, nella trasfigurazione, sempre segno di vitalismo (altrimenti saremmo per forza di cose dei "dead man walking", già che a questo mondo tutti dobbiamo morire). Con “Blue” Jarman "fa morire l'immagine" in una biacca diafana e bluastra, dove riecheggiano suoni e voci lontane, metafora della sua morte imminente; il "regista" intende dunque (non) "mostrare" un sè ancora vivo e vitale, perfettamente in grado di progettare il suo proprio messaggio trasfigurante, non secondo i canoni tradizionali. Per fare ciò ricorre tuttavia al "medium" (artistico) rappresentato dal cinema. Ad una sua forma estrema che è pur sempre progetto cinematografico a tutti gli effetti. Credo che Jarman abbia intonato un canto "in blue" proprio alla vitalità del cinema che gli ha permesso di realizzare il suo umanissimo ed insieme artistico progetto. Una cosa è indissolubilmente compenetrata all'altra.




è uno dei migliori posts mai apparsi su filmup.

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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 17-08-2006 07:42  
quote:
In data 2006-08-16 23:54, AlZayd scrive:
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In data 2006-08-16 22:52, Cronenberg scrive:
quote:
In data 2006-08-16 20:08, AlZayd scrive:
quote:
In data 2006-08-16 19:27, Cronenberg scrive:
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In data 2006-08-16 19:17, AlZayd scrive:
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In data 2006-08-16 19:05, Cronenberg scrive:
Se lui è il nipote "preferito" allora non ti riconosco più come zio! Non si fan figli e figliastri!



E' il mio nipote preferito perchè io sono il suo zio preferito! Mi metti anche tu nei preferiti e mi divido in due...


quote:
[i]
Comunque non penso esista soluzione, solo due punti di vista appassionati, entrambi, ma innegabilmente legati a due materie diverse. Sempre complementari certo come la vita e la rappresentazione artistica, ma valorizzate differentemente, in questo caso tremendamente estremo. Probabilmente te vogli il tuo sguardo verso ciò che ha rappresentato Blue per il cinema e Jarman, io per quello che che ha rappresentato per Jarman e la categoria di uomini come lui.




Siamo perfettamente d'accordo, ma la realtà che noi conosciamo, e quindi solo con quella possiamo confrontarci, è unicamente la rappresentazione FILMICA del dramma umano e dell'istanza artistica (fusi insieme ed "inseparabili" - ogni riferimento è puramente causale...) di Jarman. Secondo me stiamo cavillando...

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 16-08-2006 alle 19:19 ]

Viva le citazioni implicite Che comunque rispecchiano la realtà dei fatti. Quando vedo Blue anch'io la penso come dici, di assistere ad una "rappresentazione FILMICA del dramma umano e dell'istanza artistica". Ma terminato di visionarlo, inizio a chiedermi cosa ho visto, e se ho visto. Per questo l'unica certezza che mi resta è quella del dramma umano, e inizio a impersonificarmi in esso, come qualcun'altro sarà riuscito ad immedesimarsi nel blu dello schermo e a trovare là dentro le risposte alle proprie domande. Questo è l'unico caso in cui mi sento costretto a cercarle altrove e a lasciarmi dietro la definizione di FILM. Quale Blue è.

Ti nomino 'zio preferito', metti mano al trinciapollo!




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A presto zio preferito! E rassegnati.. su Blue non troveremo mai un punto d'accordo che non sia quello di essere ambedue consapevoli dei nostri punti di vista. O dell'incomunicabilità antonioniana




Mi adeguo ma non mi rassegno... Sarà perchè qualunque film io veda, dopo la visione mi chiedo sempre "cosa ho visto, e se ho visto"... In fondo il cinema è una magnifica illusione, e dietro ogni storia, che sia di pura finzione o realistica come quella di Blue o come quella di Wim Wenders sulla morte filmata in diretta di Nicholas Ray (si somigliano sotto certi aspetti), c'è sempre un dramma umano "dietro" che afflige, purtroppo, chi lo vive veramente. Possiamo captarlo e condividerlo con tutta la forza della nostra migliore sensibilità, ma non è come viverlo in prima persona, come se fossimo protagonisti in carne ed ossa, o amici, parenti stretti, congiunti del "soggetto" intressato al dramma. Per quanto realistica possa essere una rappresentazione artistica della vita, si tratta pur sempre di una realtà mediata, emblematica (questo è il compito dell'arte che si occupa del "particolare" per trasfigurare ed universalizzare i contenuti ed i significsti), oltre il concetto "regionale" di "sè" e di "noi". L'arte è vicina ma anche molto distante. E' un fuoco che riscala e consola, mentre a volte brucia ed inquieta, ed è perfino spietata e crudele. Non lo sono anche gli dei?


Indubbiamente, ma l'epicentro del mio concetto è diverso. Prendere l'arte come un dato assoluto, anche in questo caso, ma soprassedere su di essa per raggiungere una condizione cui l'arte stessa ci permette di arrivare. In questo senso torniamo alla citazione che già ti feci e di cui sono sempre più convinto e cioè: "il medium è il messaggio" da McLuhan. Si può scegliere di considerare solo il primo o solo il secondo e parlare di entrambi, come di norma si fa. In questo caso estremo, con un messaggio estremo filtrato da un medium utilizzato in maniera estrema, io non riesco a parlare di cinema e stile perchè trovo manchino i presupposti visivi per farlo. Ma parlo del messaggio, che è anche il cinema, e un fuoco che brucia, e arte. Per dirla con te.

Alla fine parliamo della stessa cosa, ma penso che valorizziamo a posteriori i due aspetti: cinema e humanitas in maniera diversa. Questo probabilmente perchè accondiscendiamo al volere di Jarman, quello di creare un forte deficit con la mancanza d'immagini del suo film, e nello stesso tempo di colmarlo col suo blu profondo. Così facendo, destabilizza in gran parte la nostra abituale percezione del medium cinematografico e del suo messaggio.
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René Descartes

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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 17-08-2006 09:25  
Per quanto realistica possa essere una rappresentazione artistica della vita, si tratta pur sempre di una realtà mediata

Il discorso si amplia. Dobbiamo considerare diversamente la realtà rappresentata attraverso il cinema (dura e sofferta) da quella mediata dal cinema stesso (sempre dura e sofferta)? Jarman perchè costretto dalle condizioni fisiche degeneranti ha intrapreso un progetto "alternativo" come quello di conformare il mezzo cinema al suo stato fisico, al suo processo di decadimento, come Wenders nel suo Nick's Movie ha adattato i tempi di produzione del suo film a quelli di morte propri di Nicholas Ray. Grandi affinità quindi legano queste due opere come hai giustamente fatto notare. Potremmo dire che diversamente da tutte le altre rappresentazioni artistiche della vita, queste due utilizzano il manto cinematografico come qualcosa di incredibilmente elastico e malleabile, a seconda della situazione esistenziale che si sta vivendo e seguendo i tempi della realtà. Jarman con Blue ha utilizzato ed omaggiato sì il medium cinematografico per divulgare e fermare nel tempo la sua condizione fisica, ma ha anche redatto un testamento. Quindi visionando opere come Blue ammettiamo che la realtà mediata dal mezzo cinema può essere interpretata come 'storia', oggettiva appunto, bloccata nel tempo e ripetibile all'infinito.
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oronzocana

Reg.: 30 Mag 2004
Messaggi: 6056
Da: camerino (MC)
Inviato: 17-08-2006 10:35  
non so perchè, anche leggendo i post in agenda, questo film mi fa venire in mente Vacanze Intelligenti di Sordi.
...appena lo recupero torno.
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Partecipare ad un'asta, se si ha il Parkinson, può essere una questione molto costosa.
Michael J. Fox
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Bash84

Reg.: 28 Dic 2005
Messaggi: 446
Da: Ascoli Piceno (AP)
Inviato: 17-08-2006 11:35  
Beethoven era un grande musicista che riuscì a comporre pur avendo perso l’udito, e questo soltanto perché non aveva bisogno di orecchie per sentire la musica che aveva dentro. Jarman era un compositore che lavorava con le immagini, e se la malattia gli portò via la vista, le sue immagini trovarono ugualmente la strada per venire fuori. C’è chi dice che Blue non può essere definito cinema, per me è il cinema che varca i suoi limiti in un esperienza unica e che non avrebbe senso ripetere o emulare. Si riacquista il potenziale evocativo del cinema delle origini seguendo un’evoluzione inversa: l’immagine muta acquista la parola, la parola perde l’immagine... la parola diventa immagine. Vedere Blue su un piccolo schermo voleva dire per me renderlo parzialmente inefficace, così ho preso una lampadina blu e l’ho puntata contro il soffitto della mia camera, mi sono steso sul letto e ho lasciato scorrere il sonoro. Le parole diventano ipnotiche e lo schermo blu si trasforma in un palcoscenico aperto a proiezioni mentali, rilassamento, angoscia. Una delle esperienze più profonde che il cinema mi abbia mai dato. Un cinema che racconta una storia, che va oltre ciò che possiamo vedere con gli occhi.
_________________
Cosa puoi perdonare ad un essere perfetto?

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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 17-08-2006 11:49  
Qualcosa che viene vissuto oltre i canoni della rappresentazione artistica, sono d'accordo. E' il potere ultimo per cui ci arrovelliamo nel coglierne la codifica, quando in realtà dovremmo limitarci a viverlo e a riviverlo. Mica facile per noi 'ossessivi' del cinema..
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Cronenberg

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Da: GENOVA (GE)
Inviato: 17-08-2006 11:52  
quote:
In data 2006-08-17 10:35, oronzocana scrive:
non so perchè, anche leggendo i post in agenda, questo film mi fa venire in mente Vacanze Intelligenti di Sordi.
...appena lo recupero torno.


Ti aspettiamo trepidanti, preparando nel frattempo una bella spaghettata!
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La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie

René Descartes

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 17-08-2006 19:03  
In fondo anchè Salò di Pasolini (e ve ne sarebbero altri) rientra nella "categoria" di Blue e Nick's Movie. E' un film estremo, atipico, "che varca i suoi limiti" (del cinema) - se posso fare mie le parole di Bash84 che condivido, così come condivido il suo acuto messaggio -, un canto funebre, una musica fortemente dissonante che prelude alla morte del poeta, in una sorta di divinazione artistica non disgiunta dall'umanissima consapevolezza, che coglie l'aspetto personale per universalizzarlo e viceversa. E' la morte del poeta, ma anche di tutta l'umanità, e dell'arte, oltraggiata dalla barbarie. E'finzione ma anche realtà. Come Blue e N.M., il dramma viene vissuto entro ed oltre i canoni della rappresentazione artistica. E' dunque arte profondamente umana. E' dunque vita, umanità, profondamente artistica. Non cerco "codifiche" Davide, al contrario non riesco a crearmi il problema, quest'ansia di voler separare aspetti, dell'arte e della vita, che sono inseparabili.

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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 17-08-2006 19:16  
Anche per me sono date per acquisite: inseparabili. Io pongo il problema solo a posteriori (come concordavamo: "che cosa ho visto e se ho visto"), terminato lo spettacolo, resta la vita. Questo è uno dei pochi casi in cui la dimensione dell'arte a mio avviso si fa dimensione della mediazione di un messaggio umano. Un messaggio che resta indissolubilmente legato ad ognuno di noi, e cambia in qualche modo la prospettiva da cui si osservano le cose. Per me è uno dei pochi esempi in cui non si ritrovano ripetizioni o somiglianze estetiche nella vita di tutti i giorni, stile "ce l'hai con me??" (Toro scatenato), ma l'imabattersi improvviso in situazione come la morte, ed il suo azzeramente di immagini. Questo è il grande insegnamento che Jarman ci ha donato secondo me, che va oltre il cinema e la vita (inseparabili).

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L'intelligenza mi nausea.

Bruno Dumont

[ Questo messaggio è stato modificato da: Cronenberg il 17-08-2006 alle 19:41 ]

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