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Autore Blade Runner
Midknight

Reg.: 18 Ott 2003
Messaggi: 3555
Da: Perugia (PG)
Inviato: 19-12-2006 16:06  
quote:
In data 2006-12-19 14:53, Quilty scrive:
No ma dai...facci capire: il film sarebbe sensazionale per due meriti di sceneggiatura?
Ma per piacere...



Io direi che è l'insieme che è sensazionale,atmosfere,musica e ovviamente una sceneggiatura da urlo.

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 20-12-2006 17:57  
quote:
In data 2006-12-19 14:53, Quilty scrive:
quote:
In data 2006-12-13 10:33, Schizobis scrive:
Per aggiungere qualche cosa, ma è stato detto tutto in realtà, due sono i principali motivi che rendono questo film una sorta di pietra miliare del genere: la storia d’amore tra Deckart e Rachel e il dialogo tra Roy e Tyrrel che prelude allo scontro finale.



No ma dai...facci capire: il film sarebbe sensazionale per due meriti di sceneggiatura?
Ma per piacere...



Se leggessi lo scritto (ma so che fai una immensa fatica ad andare oltre la seconda riga) ti accorgeresti perchè reputo Blade Runner un capolavoro. E' chiaro (ma non a te ) che mi riferisco a come le due tematiche sono affrontate e non all'argomento in sè e per sè...

Se leggessi fino in fondo la recensione, ti accorgeresti delle immani cazzate che spari.
Come quelle di qualche post precedente.

Se leggessi....ma tu sai leggere?



_________________
True love waits...

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 06-02-2007 19:30  
Le cazzate saranno le tue visto che nel tuo pistolotto hai accennato a quei due passaggi che costituiscono la trama del film ( o sceneggiatura). Quando ci parlerai del film e dei meriti di regia e linguaggio cinematografico allora prenderemo in considerazione le tue teorie...per ora non c'è nulla .

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 07-02-2007 13:41  
quote:
In data 2006-12-19 14:53, Quilty scrive:
quote:
In data 2006-12-13 10:33, Schizobis scrive:
Per aggiungere qualche cosa, ma è stato detto tutto in realtà, due sono i principali motivi che rendono questo film una sorta di pietra miliare del genere: la storia d’amore tra Deckart e Rachel e il dialogo tra Roy e Tyrrel che prelude allo scontro finale.



No ma dai...facci capire: il film sarebbe sensazionale per due meriti di sceneggiatura?
Ma per piacere...



Ripeto, vuoi imparare a leggere?
Si deve cliccare dove c'e scritto APPROFONDIMENTO (vedi un pò più in basso)

“La mia intenzione era quella di girare un film ambientato tra quarant’anni con lo stile di quarant’anni fa…” Ridley Scott



Dopo il 1968 che è l’anno di 2001 A Space Odissey (e coincide curiosamente con l’anno di pubblicazione del romanzo “Gli androidi sognano pecore elettriche?” di P. K. Dick da cui è tratto Blade Runner), il 1982 è un'altra data fondamentale nella rivoluzione del genere fantascientifico e coincide proprio con l’uscita del film di Ridley Scott, alla sua terza prova dopo il lodato debutto de I Duellanti (1977) e il fortunatissimo Alien (1979). Siamo in un futuro cupo e denso di solitudini alla Edward Hopper (Ridley Scott dice di essersi ispirato ai quadri notturni del grande pittore americano), Los Angeles anno 2019 e il detective Rick Deckart (Harrison Ford di uno spessore insolito che fa il verso a Philip Marlowe) deve dare la caccia a 5 replicanti fuggiti dalla colonia extra mondo e rifugiatisi sulla terra, per “ritirarli” o meglio per eliminarli fisicamente. In effetti questi androidi, che hanno tutti una data di scadenza come prodotti da banco del supermercato, prendono lentamente coscienza della loro condizione di schiavi sottomessi all’uomo, provano dei sentimenti molto simili a quelli umani e si ribellano al proprio Creatore. Blade Runner (titolo imprestato da un romanzo di William Burrough) mostra una serie di fortunate coincidenze: un regista in stato di grazia che trasforma il racconto cupo di Dick in un apologo sulla diversità e sulla terminalità delle nostre esistenze, due sceneggiatori (Hampton Fancher e David Peoples) che scrivono una storia avvincente e ad eliminazione (modello Alien: e poi non ne rimase nessuno) regalando uno spessore inusuale ai personaggi di un racconto “fantasy”, Vangelis che compone un commento musicale entrato nella leggenda accostando al tema principale, il motivo d’amore con un sax struggente (in più c’è la riesumazione del mitico pezzo “One more kiss, dear” che nella Los Angeles del 2019 suona molto demodé), una scenografia e una fotografia che sembrano lo specchio dei peggiori incubi post atomici (con evidenti influenze dell’illustratore francese Moebius, delle stampe di Hogart e del periodico di grafica Heavy Metal) con l’oscurità interrotta da coltelli di luce, siano esse esplosioni, che i bagliori delle astronavi da fuori (in un chiaroscuro caravvaggesco che abbiamo già apprezzato in I Duellanti), tre attori assolutamente in parte: Harrison Ford solitario e dislocato, Rutger Hauer perfetto nella sua incompletezza e soprattutto Sean Young, che passa da una algida lontananza cibernetica, alla consapevolezza disperata del proprio stato fino al languido abbandono tra le braccia di un sentimento nascente. L’effetto alienante dell’ambiente sordido e buio (con pioggia infinita) che circonda i personaggi, siano essi androidi che umani (accomunati da una solitudine decadente che è la nota dominante) è il vero mostro che divora le esistenze, portandole all’isolamento e all’interrogazione catechistica. Perché dobbiamo morire, perché il nostro tempo è limitato, perché il nostro Creatore non ci ha donato l’eternità, perché senza ricordi non sono che un bronzo risuonante? Queste domande dei replicanti sono le stesse che gli umani rivolgono al cielo dalla notte dei tempi. Il destino di finitezza e contingenza riguarda il mistero stesso della nostra esistenza. Parafrasando il buon Orwell della “Fattoria degli Animali” potremmo affermare: “Siamo tutti terminali, solo che qualcuno è un po’ più terminale di altri…”. Negli occhi dei replicanti si riflettono i fuochi e le luci della città, ma anche cose inenarrabili e incredibili, oltre i confini del mondo reale, in una galassia sconfinata che rappresenta il superamento dei limiti del cosmo, a diretto contatto con il segreto della creazione, del big bang primordiale. Il test Voigt-Kampf che dovrebbe svelare i replicanti comprende una serie di domande che presuppongono una serie di esperienze passate: è curioso che alla domanda “Che cosa mi dici di tua madre?” l’androide reagisca in maniera violenta, quasi riconoscendo la falsità dei suoi ricordi di infanzia, innestati come un file artificiale, ricopiati da chissà chi. La stessa storia si ripete nella scena in cui il detective Deckart svela a Rachel Sean Young la inconsistenza delle sue foto con la madre e di tutti i suoi ricordi. Se il passato viene ricreato ad arte per fornire un supporto alle emozioni degli androidi, la distruzione di queste false reliquie ha un effetto devastante, determina una sorta di corto circuito emozionale e vediamo inumidirsi degli occhi prima diafani, e sgorgare lacrime nella pioggia. La partecipazione emotiva di Harrison Ford a questa vicenda e il conseguente innamoramento è più comprensibile nella versione di questo film del 1991 (director’s cut), rispetto all’originale del 1982 in cui è presente la voce narrante per migliorare la comprensione della trama e in cui il finale lieto e luminoso, è direttamente imprestato dalle vedute aeree di Shining. Ma il dettaglio fondamentale che differenzia le due versioni è il sogno dell’unicorno che fa Harrison Ford mentre si trova a guardare le foto del suo passato: Ridley Scott suggerisce che lo stesso detective Deckart sia un replicante e che il suo innamoramento nasca dal riconoscimento di un destino comune, dalla rappresentazione all’esterno dei propri travagli interiori, dal destino di una solitudine immensa che sembra moltiplicarsi nella mancanza di un affetto genitoriale. Diviene anche più comprensibile il gesto finale di Rutger Hauer che proprio nel momento cruciale, ha come un moto di riconoscimento (guardate bene la scena finale, il biondone teutonico si ferma a scrutare un attimo il nostro eroe penzolante, che fra l’altro riesce a stare attaccato con una mano sola) e salva dalla caduta non il detective cacciatore di “lavori in pelle” ma il fratello replicante. E diviene ancora più comprensibile l’origamo a forma di unicorno che il truce Gaff lascia a casa di Harrison Ford, quasi a voler ricordare che anche il suo tempo sta per scadere.

Una altra metafora ricorrente nel film è quella dell’occhio: l’occhio che riflette i cartelloni pubblicitari della città, gli occhi di Harrison Ford non avvezzi alla luce (“c’è troppa luce qui”), quelli creati da Chew scienziato orientale (“occhi, faccio solo occhi”), quelli giocattolo di JF Sebastian (affetto anche lui da una senescenza accelerata, “sono orfano come voi”); e ancora il modo di uccidere dei replicanti schiacciando le orbite degli umani e facendoli precipitare nel buio della preesistenza; il test Voigt-Kampf che studia le modificazioni pupillari sotto stress, l’ingrandimento fotografico (modello Blow Up) con il quale emerge il dettaglio dal quale inizia la caccia a Zhora e al suo falso serpente (la sua orrenda fine tra i manichini di un negozio di abbigliamento è inficiata da una controfigura palesemente diversa), l’occhio della giapponese che pubblicizza la Coca Cola nella gigantografia digitale. Ma al di là di questi simbolismi sono due i principali motivi che rendono questo film una sorta di pietra miliare del genere: la storia d’amore tra Deckart e Rachel e il dialogo tra Roy e Tyrrel che prelude allo scontro finale. Ma andiamo per ordine: perché mai Harrison Ford dovrebbe innamorarsi della replicante Sean Young? La risposta più semplice sarebbe perché anche Deckart è un replicante! In realtà il primum movens dello stato nascente dell’innamoramento è la compartecipazione emotiva a un destino beffardo, che ti priva della vita (“questa vita non è più vita”), ti manipola ricordi e sensazioni (e il sistema tende a omologare i ricordi per potere controllare la tua personalità) e ti utlizza come schiavo. Dice Sean Young: “Io non sono nel business, io sono il business” a sottolineare l’impronta disonesta della manipolazione. Ecco il perché della ribellione, della fuga, della cacciata dall’Eden della colonia extra mondo per cercare le proprie origini nelle mummie con occhiali spessissimi alla piramide Tyrrell. Quella lama di luce che investe il profilo di Sean Young sembra ricordare la Conversione di San Matteo del Caravaggio a San Luigi dei Francesi. Il fascio di luce disegna sul volto della bellissima attrice (che poi si perse nei meandri di Hollywood come una Black Dahlia) una sorta di consapevolezza mista a malinconia e stupore. Sulle note contagiose di Vangelis, Deckart inchioda al muro Rachel e la costringe a mostrare i suoi sentimenti. Come in Agente Segreto Larry Caution di Dio Godard inizia l’alfabetizzazione del sentimento amoroso: “Dì: baciami, dì: ti voglio”; “Stringimi”. I replicanti imparano ad amare. Da quel momento niente sarà più lo stesso, i due stanno cercando di riportare le lancette indietro, rispondono ai loro limiti temporali con la continuità della vita. Almeno questo ricordo non è un innesto fittizio. La loro diversità diventa l’arma rivoluzionaria, la loro anomalia ne rafforza l’unione: ma il Sistema li lascerà fuggire?

Adesso la tua risposta dovrebbe essere questa:
Blade Runner, come Amarcord, è una merda.
Non sarebbe più semplice dire che a te non è piaciuto, invece di denigrare il film? APPROFONDIMENTO

[ Questo messaggio è stato modificato da: Schizobis il 07-02-2007 alle 13:46 ]

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 07-02-2007 18:28  
Ovvio che non mi è piaciuto perchè è un film di un'incosistenza disarmante.
Nel tuo papiro infatti non c'è pressochè traccia di segni di regia per cui dovremmo ricordarci tutti di questo capolavoro.

Per riepilogare infatti, hai raccontato spezzoni della trama del film (dimenticando di attribuire tutti i meriti al romanzo di Dick) , esalti gli sceneggiatori, le musiche di Vangelis, la scenografia e la fotografia e poi ancora infinite elucubrazioni sulla sceneggiatura e sui particolari che in essa vi sono contenuti e dai quali hai ricavato le tue filosofie.
Peccato che non ci sia un solo accenno alla regia e agli strumenti unici del linguaggio cinematografico, che differenziano questa disciplina da una rappresentazione teatrale o da un servizio fotografico sul futuro.
E non li hai accennati per un semplice motivo: perchè in Blade Runner non c'è nulla di tutto questo.
Quindi può un film privo di spessore registico essere considerato un capolavoro? Ma assolutamente no. Se consideriamo BR per le sue scenografie e la sua fotografia sicuramente sarà il film più sconvolgente e straordinario degli ultimi 80 anni per come rappresenta una città futuristica.
Per quanto riguarda i meriti cinematografici questo film equivale a un LIVELLO ZERO, e la prova è che tutti gli elementi ricavati da te fanno parte di una messa in scena che esclude ogni elemento di regia.

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 08-02-2007 12:27  
Non mi stancherò mai di ripetere che è proprio l'occhio del regista a creare questo capolavoro. Invece di banalizzare la fantascienza, di seguire fedelmente un romanzo mediocre (e sottolineo mediocre), Ridley Scott trasfigura il tema e lo nobilita con significati filosofici-esistenziali. La messa in scena, i contrasti luce ombra, la particolarità di riprendere i personaggi nella semioscurità, le riprese in campo lungo iniziali su questo universo allo stadio terminale sono tutte scelte registiche sorrette a produrre un senso.

Purtroppo continuiamo a farci del male.

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Quilty

Reg.: 10 Ott 2001
Messaggi: 7637
Da: milano (MI)
Inviato: 08-02-2007 12:47  
Infatti tutti i contenuti filosofico-esistenziali che hai citato li si ricava tranquillamente dal libro di Dick.
Scott non ha aggiunto nulla di suo perchè non ne è capace minimamente.
Come del resto non lo sai spiegare nemmeno tu quando citi campi lunghi senza attribuirne alcun significato .

E' il fallimento totale del cinema come arte comunicativa attraverso le immagini: il significato lo si ricava tutto da meriti antecedenti la fase filmica, quando il regista ha già la scena pronta , carica di contenuti (la scenografia pronta, gli attori e le battute a posto, le luci piazzate..)e si limita a riprendere un "quadro" in cui tutto è già scritto. L'immagine è già tutta lì e la mdp non fa alcuno sforzo.
E' la morte del cinema.

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 08-02-2007 12:59  
Purtroppo sei irrecuperabile.
E' triste ammetterlo.
Se avessi letto il libro di Dick ti accorgeresti che romanzo mediocre è, e non lo citeresti a casaccio.
Il talento visionario di Ridley Scott ha trasformato un romanzetto in una opera cinematografica di livello eccelso.
Il tuo metro di giudizio è viziato da una deformazione grottesca e anche un pò ridicola dei parametri di valutazione estetici.
Potremmo parlare all'infinito.
Blade Runner resta un grandissimo film proprio per le grandi capacità registiche di Scott.
Tu continui a confondere la lana con la seta e privi la messa in scena di ogni senso.
Ma sei tu privo di senso.

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pkdick

Reg.: 11 Set 2002
Messaggi: 20557
Da: Mercogliano (AV)
Inviato: 08-02-2007 13:10  
quote:
In data 2007-02-08 12:27, Schizobis scrive:
seguire fedelmente un romanzo mediocre (e sottolineo mediocre)


fin qui ero con te, ma qui urge che tu vada a cagare
_________________
Quattro galìne dodicimila

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McMurphy

Reg.: 27 Dic 2002
Messaggi: 7223
Da: Verano Brianza (MI)
Inviato: 08-02-2007 13:16  
quote:
In data 2007-02-08 12:59, Schizobis scrive:
Se avessi letto il libro di Dick ti accorgeresti che romanzo mediocre è, e non lo citeresti a casaccio.



io l'ho letto e ti appoggio.
"do androids dream..." non e' certo paragonabile alla svastica sul sole o altri di pk

altro punto a favore del film e' la difficolta' a mettere in immagini un libro di pk, sicuramente BR e' quello che si e' avvicinato di piu'

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pkdick

Reg.: 11 Set 2002
Messaggi: 20557
Da: Mercogliano (AV)
Inviato: 08-02-2007 13:29  
io sconcordo in toto, DADOES contiene in nuce tutti i temi della poetica dickiana.
c'è da dire che mi viene difficile stabilire priorità che vadano oltre la preferenza assoluta per ubik

_________________
[ Sono il tuo vicino e un bugiardo. A proposito, ce l'hai il numero di Zoe? ]

[ Questo messaggio è stato modificato da: pkdick il 08-02-2007 alle 13:29 ]

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 08-02-2007 13:31  
quote:
In data 2007-02-08 13:10, pkdick scrive:
quote:
In data 2007-02-08 12:27, Schizobis scrive:
seguire fedelmente un romanzo mediocre (e sottolineo mediocre)


fin qui ero con te, ma qui urge che tu vada a cagare




Se eri con me non si era capito per niente....
Rispetto alla sua produzione, questo romanzo è ben al di sotto della media.
Comunque possiamo andarci insieme a cagare, so che conosci bene la strada.

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 08-02-2007 13:36  
E' divertente il fatto che si dicano delle immani cazzate su Blade Runner senza che nessuno muova un dito. Poi ci toccano il nostro autore preferito e scattiamo come molle...
Che Dick sia un grandissimo scrittore di fantascienza (mille volte meglio di Clarke)non credo ci siano dubbi.
Così come sul fatto che "Do Androids..." sia uno dei peggiori romanzi di Dick

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mescal

Reg.: 22 Lug 2006
Messaggi: 4695
Da: napoli (NA)
Inviato: 08-02-2007 13:48  
Non ho capito, bisognerebbe moderare chi non gli piace Blade Runner(come ai tempi di Lady in the Water e Black Dahlia)?

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pkdick

Reg.: 11 Set 2002
Messaggi: 20557
Da: Mercogliano (AV)
Inviato: 08-02-2007 13:50  
bah
migliori, peggiori...
in un autore dalla poetica così coerente trovare "romanzetto" un libro e "capolavoro" un altro è quantomeno strano

quanto al film, ha meriti completamente differenti, che mi sembra tu abbia puntualizzato bene
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Quattro galìne dodicimila

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